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S.E. Mons. Luigi Negri, Don Nicola Bux, Mons. Brunero Gherardini, P. Giovanni Cavalcoli e il prof. Matteo D’Amico sono gli autori di una serie di saggi raccolti nel libro “Passione della Chiesa. Amerio e altre vigili sentinelle” (Edizioni Il Cerchio, Rimini 2011). Il titolo indica già il tema di fondo dei vari interventi: la situazione ecclesiale osservata a partire dall’opera di Romano Amerio.
Oggi la Chiesa Cattolica si trova ad affrontare un momento difficile, ma come ha ricordato Benedetto XVI la Chiesa ha sempre dovuto affrontare delle prove, tuttavia rimane vero che il “danno maggiore essa lo subisce da ciò che inquina la fede”. Quanto è grave questa crisi di fede? I saggi che compongono il libro ruotano intorno a questo importante quesito: il magistero di Benedetto XVI, l’opera di Amerio, il confronto tra il pensiero di Tomas Tyn e quello di Karl Rhaner, sono alcuni degli argomenti su cui riflettono gli autori per aiutarci a trovare una risposta alla domanda.
Come ricorda il prof. D’Amico la parola “crisi” è centrale nella serrata analisi che Amerio conduce nell’opera “Iota Unum” e per il filosofo luganese la “crisi” è un fatto che va mostrato, perciò la descrive minuziosamente cercando di “cogliere e mirare la realtà teologica ed ecclesiale novecentesca nel suo significato più proprio e profondo”. Romano Amerio porta moltissime testimonianze ed esempi del periodo post-conciliare e che rappresentano bene la natura di questa crisi: crollo delle vocazioni sacerdotali e religiose, crollo delle percentuali di persone frequentanti la Messa domenicale, drastica riduzione dell’accesso al sacramento della confessione, generale laicizzazione della società e della cultura, progressiva secolarizzazione del costume e delle credenze, dei valori e delle attitudini morali.
Mons. Gherardini osserva che “la crisi fu scatenata quando forze latenti, ma aggressive, apriron le porte del santuario allo spirito del secolo, sostituendo l’uomo a Dio, il pirronismo alla certezza, il pluralismo all’Una Sancta, il disfacimento del costume alla virtù” (pag. 24). Forse qui ci si deve chiedere se l’ottimismo che ha caratterizzato l’impostazione pastorale del Concilio Vaticano II non abbia ecceduto proprio nel suo tentativo di andare incontro al mondo, fino al punto di aprir “le porte del santuario allo spirito del secolo”. Per quanto riguarda, invece, il rischio di sostituire “l’uomo a Dio” il saggio proposto da P. Cavalcoli, confrontando il concetto di libertà in Rahner e Tyn, fornisce un esempio concreto di cosa può aver significato un certo “antropocentrismo rahaneriano” diffuso in varie teologie e nella prassi pastorale.
In linea generale possiamo dire che il frutto più amaro di questa crisi della fede trova una drammatica sintesi in una constatazione espressa più volte dal regnante pontefice: ormai molti vivono «etsi deus non daretur», come se Dio non esistesse. Bisogna riconoscere allora che vi è la necessità di una nuova evangelizzazione, fondata sul ritorno “alla dottrina sicura, sana e pura” (pag. 18), soltanto così la Chiesa può salvare il suo provvidenziale anticonformismo con il quale – rileva giustamente Don Nicola Bux – “la Chiesa resiste al sistema e gli infligge il compito di perseguitarla” (pag. 19). Il sangue dei martiri ci ricorda con estrema chiarezza il senso più profondo di queste parole.
A questo proposito Mons. Luigi Negri ricorda che l’insegnamento di Benedetto XVI è proprio rivolto a tutti gli uomini “che non accettano di mettersi nel giro delle ideologie che eliminano la grandezza e la dignità dell’uomo, la sua capacità di voler conoscere il mistero, la sua domanda di bellezza, di verità, di giustizia e di bene”.
Questa breve raccolta di saggi dona un contributo autorevole per chiarire alcuni nodi della storia recente della teologia e più in generale della Chiesa stessa.