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Tutto quello che sta succedendo in Libia non sarebbe stato possibile se il 17 marzo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu non avesse approvato la risoluzione 1973. E’ partita dal Palazzo di Vetro, infatti, la legittimazione istituzionale del conflitto in corso. Ma l’Onu che titoli ha per impedire o concedere bombardamenti come quelli di questi giorni? E’ giusto e democratico che decisioni tanto importanti siano affidate al Consiglio di Sicurezza - cui appartengono solo 15 dei 192 Paesi delle Nazioni Unite, e nel quale cinque Paesi sono membri “permanenti”? I missili lanciati a centinaia sono davvero, per stare alla risoluzione, il modo migliore «per proteggere i civili e le aree a popolazione civile minacciate di attacco»? E se non lo sono, perché non vengono sospesi? E’ serio un organismo che emana una risoluzione che viene immediatamente disattesa e non protesta davanti ad un probabile massacro?
Sia chiaro: non si vogliono prendere le difese di un tiranno come Gheddafi, ci mancherebbe, ma solo avanzare dubbi sulla legittimità di una guerra che, ancor prima che il primo colpo fosse esploso, puzzava già di bruciato. Per diverse ragioni. Anzitutto l’intraprendenza francese: Sarkozy, dopo aver appoggiato fino all'ultimo il dittatore ora deposto della Tunisia - che il suo partito ha sempre chiamato «notre ami Ben Ali» - non ne poteva proprio di tollerare il dittatore libico. Doveva bombardare subito. Guarda caso in un momento in cui, nei sondaggi interni, risultava superato non solo dai socialisti, ma anche da Marine Le Pen. Quando si dicono le coincidenze! Anche perché con Gheddafi la Francia ha sempre stretto accordi di diversa natura, alcuni andati a buon fine e altri no. Nel 2008, per esempio, Parigi tentò di vendere a Tripoli 18 aerei Rafale – gli stessi che in questi giorni sorvolano la Libia! – 6 navi da guerra, artiglierie, radar da difesa aerea, veicoli blindati e 35 elicotteri. Un affare complessivo da 10 miliardi di euro che il Rais, alla fine, rifiutò di sottoscrivere. Sicuri che questo non abbia spinto una volta di più la Francia ad attaccare?
Una seconda ragione di scetticismo su questo conflitto ce l’offre la stessa Onu. A insospettire, in particolare, sono le tempistiche: una gran fretta di occuparsi della Libia. Perché quando Tripoli, non più tardi di pochi giorni fa, ha invitato osservatori internazionali, tra cui anche quelli tedeschi, per verificare la situazione vigente, nessuna risposta è giunta sul punto? C’era la possibilità di verificare concretamente le condizioni di quel Paese, ma si è preferito non farlo. Il che suggerisce l’idea che non si è affatto battuta con determinazione ogni alternativa al conflitto. Si è preferito agire, e pure con celerità. Che bello sarebbe stato se l’Onu, avesse utilizzato il metodo Gheddafi anche per altri dittatori.
Poi scopri che giusto qualche mese fa, secondo quanto raccontato dal New York Post, l’Onu ha offerto piena immunità diplomatica a Shavendra Silva, 46 anni, ex comandante in Sri Lanka, un galantuomo che ha massacrato 40mila civili. Analogamente, qualche anno fa la Bbc raccontò che Bosco Ntaganda, personaggio ricercato per crimini di guerra dalla Corte penale internazionale dell'Aja, partecipò alle operazioni della Monuc, la missione Onu in Rd Congo. Insomma, per le Nazioni Unite non tutti i criminali sono uguali: alcuni si possono silurare coi missili, altri si possono premiare con l’immunità, dipende dai casi.
La terza ragione per cui questo conflitto non convince fino in fondo è il suo avvio: ribelli armati che vogliono rovesciare il regime. E’ una scena credibile? Ricordiamo che la Libia, per quanto povero, si presenta comunque come uno dei Paesi del nord Africa con condizioni di vita più confortanti. La dimostrazione ne è il fatto che quasi mai, se non raramente, negli sbarchi di questi decenni sulle nostre coste, si sono fatti avanti cittadini libici. Ma se non stavano così male, allora, come mai i ribelli hanno deciso proprio ora di abbattere Gheddafi? Gli ci sono voluti 42 anni per capire che il Colonnello non è uno stinco di santo, oppure qualche manina straniera li ha armati? E se si, quale?
Domande ingombranti, certo, ma che dobbiamo porci, se vogliamo davvero capire quello che sta accadendo. Nella speranza che, nel frattempo, l’Onu si faccia progressivamente da parte; sia per la già ricordata ipocrisia con cui opera, sia per i numerosi disastri e scandali - dal genocidio in Ruanda del 1994 alla corruzione gigantesca legata al programma umanitario Oil for Food scoperta nel 2004 - che ha contribuito a porre in essere. Meglio dimenticarlo al più presto, un Organismo di Nessuna Umanità come quello, e sperare che questa assurda guerra finisca al più presto.