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La decisione dell'Onu scatenerą il caos. Anche in Italia
Di Rassegna Stampa - 19/03/2011 - Esteri - 1110 visite - 0 commenti

di Piero Laporta - da Italia Oggi (rilanciato da Riscossa Cristiana)

Aspettiamo la strage in Libia. Il «sì» del Consiglio di sicurezza dell'Onu alla «no fly zone» è gabellato come autorizzazione a bombardare Gheddafi. È un imbroglio della Triplice - Usa, Gran Bretagna e Francia - ansiosa di rubare il petrolio libico.

Gheddafi non è scemo, non farà alzare neppure un aeroplanino di carta, tanto ormai è prossimo a riprendersi il territorio con l'esercito. La Triplice deve quindi sderenare le truppe terrestri di Gheddafi se vuole insediare un governo amico. Può solo bombardare. Come fare? Scoppierà una bomba, collocata dai mercenari della Triplice.

Le agenzie diranno che Gheddafi ha fatto un bombardamento aereo. Hanno fatto le prove nei giorni scorsi e Italia Oggi lo ha illustrato. Come fecero in Bosnia, diranno che devono bombardare per salvaguardare i civili, quelli che essi stessi hanno massacrato. Usa e Gran Bretagna sono scannate di debiti in scadenza dopo la bolla finanziaria del 2008. Il terremoto in Giappone complica la situazione.

 Le polizze assicurative giapponesi sono quasi tutte garantite da società inglesi e statunitensi. In Giappone l'assicurazione contro il terremoto (mentre da noi è impossibile) è praticamente obbligatoria, grazie alla legislazione antisismica stringente. Dal Giappone è partito uno tsunami finanziario, i cui effetti nessuno è in grado di valutare con esatteza poiché la stima iniziale di 30-50 miliardi di dollari si gonfia con la catena delle riassicurazioni. Questo ictus arriverà a segno e si scoprirà quanto necessaria sia per la Triplice la rapina di altre ricchezze e una politica inflazionistica, che solo una guerra senza sosta può garantire. Qual è la strategia dell'Italia?

Il conflitto in corso ha causato perdite a Finmeccanica, che fonti bene informate valutano non meno di 200milioni di euro. Anche i danni all'Eni sono incalcolabili. Ambedue queste imprese hanno le spalle larghe ma, proprio per questo, sono appetite da Londra che intende rubarcele con lo stesso sistema che addottò per fregarci le industrie di stato fra il 1992 e il 1994, cioé col terrore, col ricatto e con la complicità all'interno degli apparati. Queste sono le poste reali in gioco, altro che la democrazia. Silvio Berlusconi, il quale evidentemente non comprese a suo tempo che cosa significa l'accordo con la Libia senza la benedizione di Washington e Londra (lo sciacallo Sarkozy è solo un comprimario), oggi pensa di cavarsela col tradimento di Gheddafi, abbracciato e baciato fino all'altro ieri. Non basterà. Lo scontro è mortale. Il «maestro di caccia», lo scrivemmo poche settimane fa, è pronto col suo coltello a tagliare più o meno metaforicamente la giugulare di Berlusconi.

 La strategia internazionale è una partita mortale, come impararono Enrico Mattei, Aldo Moro e Bettino Craxi. Dovrebbe riflettere, Berlusconi: la sinistra, critica verso Ronald Reagan quando bombardò Tripoli, nel 1986, mentre l'Urss era viva e vegeta, oggi è armi, bagagli e portafogli con la Triplice. Non è obbligatorio dare le basi Nato per pugnalare l'amico Gheddafi.

Non sia precipitoso, Berlusconi, nel tradimento. Questo sarebbe più grave di quelli verso la signora Veronica e, soprattutto, ben più costosi per gli italiani, i quali nelle urne ricorderanno più che il bunga bunga i valzer inconcludenti fra Mosca e Tripoli, se dovessero risolversi in una marcia funebre finanziaria. Rifletta, Berlusconi: l'astensione della Russia e della Cina in Consiglio di sicurezza è come la lenza lunga ai pesci grossi e fessi.

La Triplice entrerà in guerra, poi Mosca e Pechino muteranno l'astensione in contrarietà. Sarà un'altra palude, oltre quella afghana. A proposito, che cosa aspettiamo a ritirarci dall'Afghanistan? Le situazioni si mutano dicendo «no», soprattutto quelle strategiche.

 
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