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Non è vero che a sinistra soffrono perché non hanno un leader. Ne hanno due: Fini e Berlusconi. Il primo, ora in fase calante di consensi, per mesi è stato il faro dell’antiberlusconismo, colui che avrebbe dovuto scardinare il sultanato dall’interno. Missione fallita, come si sa, ma il Presidente della Camera rimane pur sempre rispettato, e sarebbero milioni coloro che lo voterebbero domattina, se solo bastasse a espugnare il regno di Arcore. Il secondo leader della sinistra, paradossalmente, è Berlusconi. E’ proprio lui, infatti, che detta l’agenda politica dell’opposizione. Fateci caso: il Cavaliere, anzi il Governo avanza una proposta - qualsiasi, non hanno importanza i contenuti - e tutta la sinistra, pavlovianamente, sa già cosa deve fare: correre a criticarla. Raccolta di firme, mozioni di sfiducia, sfilate Costituzione alla mano: i metodi possono variare, ma il concetto è sempre lo stesso, uno e trino: resistere, resistere, resistere. A prescindere. Così, senza faticare più di tanto, la sinistra dispone di ben due leader. E tutti coloro che, su qualche passaggio, osano dissociarsi dalla linea e proporre qualcosa di sensato – vedi Renzi, Chiaromonte o Violante, tanto per fare tre nomi – sono silenziati. Perché bisogna obbedire. A maggior ragione quando si hanno due leader.