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Tutti stiamo osservando con attenzione quanto sta avvenendo in questi giorni nel mondo islamico. Anche e anzitutto in quegli Stati ritenuti più "laici", come Egitto, Tunisia, Libia. Sicuramente però ben pochi comprendono la portata storica e sovversiva degli eventi e l'immenso rischio che a loro è legato.
Pochi comprendono il fatto che fra pochi anni tutto sarà mutato nel quardo geopolitico mediterraneo e mondiale: nulla del genere si è mai visto nella storia dell'Islam finora. Alcune anime candide guardano con favore all'evolversi degli eventi, i soliti ottimisti progressisti (in gran parte fino a poco tempo fa grandi ammiratori di Gheddafi), che intravedono un roseo futuro di democrazia e libertà (chissà perché però la stessa esigenza di democrazia e diritti civili non sentono più quando parlano della Cina...). Altri invece, diciamo i realisti consapevoli, sanno bene dove quasi sicuramente tutto ciò andrà a condurre, vale a dire all'affermazione di regimi islamisti integralisti, ulteriore minaccia costante per tutto l'Occidente, sempre più sottoposto ormai al concreto rischio dell'invasione generale (oltre che del terrorismo).
Per quei progressisti ottimisti che ora stanno sorridendo ironici, una notizia di stamane può essere significativa: per la prima volta dal 1979, cioè dall'anno della rivoluzione islamista komheinista, l'Egitto ha dato il via libera per il Canale di Suez a navi da guerra iraniane!
Non avveniva appunto da 32 anni, sia per non urtare la pace con Israele, sia per i cattivi rapporti sempre esistiti fra il governo di Sadat e Mubarak e il regime degli Ayatollah. Ora, pochi giorni dopo la caduta di Mubarak, in un Egitto che dovrebbe essere sull'orlo della guerra civile e comunque tutt'altro che pacificato, di cui da qualche giorno non si parla più, dove tutti si dimostrano desiderosi di sventare il pericolo della presa del potere da parte dei fratelli musulmani, dove non si sa più nulla praticamente del governo in carica, cosa si va a decidere dinanzi alla montagna di problemi interni da risolvere (e non si sa bene neanche da parte di chi)? Di provocare Israele e riaprire all'Iran lo Stretto di Suez.
Altro che sorrisi ironici dei progressisti ottimisti: questo è solo l'antipasto di una drammatica abbuffata, che nei prossimi mesi e anni toglierà il sorriso a tutti gli occidentali, ottimisti e realisti, laici e cattolici, anti-islamisti e, chissà, forse anche alle quinte colonne sempre presenti nella nostra società suicida.