Nichi, ma che stai a di'?
Claudio Cerasa, de Il Foglio, raccoglie scherzosamente ogni giorno sul giornale alcune perle di Nichi Vendola. Ne copio qualcuna: "La ri-nominazione del mondo è un punto fondamentale anche per restituire al principio speranza quel profumo di verità che lo distingue dal puzzo di merce contraffatta dei trafficanti di speranze di tele-vendite. La speranza è tensione verso il futuro attraverso l’abbraccio con il mio prossimo. Avanti il prossimo, potremmo dire: che non è il seguente, ma è il vivente nella sua interezza”. Nichi Vendola, “I dilemmi della speranza: un dialogo”, la meridiana, pag. 32
"Le primarie sono una vera spinta di vita, immettono un alito profumato nel centrosinistra che dice parole che sono in sintonia con la società". Nichi Vendola, 30 novembre 2010
"Perché ho l'orecchino? Mi piaceva l'idea di firmare il mio corpo, inserire una micro-mutazione nella mia corporeità". Nichi Vendola, invasioni barbariche, 26 novembre 2010
"La soluzione ai problemi non la troviamo se ci sediamo attorno a un tavolo noi che siamo portatori di codici criptati. Noi abbiamo bisogno di fare l’alleanza fuori da questo tavolo con quei soggetti sociali che per esempio si arrampicano sui tetti". Nichi Vendola, 27 novembre 2010
“Vengo rimproverato, anzi mi viene mossa un’imputazione di reato. Io sono reo di porto abusivo di sogno e devo dire che tendenzialmente mi dichiaro colpevole”. Nichi Vendola, distico introduttivo all’invito per la presentazione del cofanetto (con dvd) “La parole del futuro - La ballata di Nichi Vendola”
“Sia pure calibrando ogni verso, ogni suono, ogni stilema, ogni mitologema, con la maestria dei vecchi orologiai (e qui la poesia è tutto un danzare insieme al dio del tempo), in questa densa e rapida silloge Pino Pisicchio ci offre un lavoro persino sorprendente”. Dalla prefazione di Nichi Vendola al libro di poesie di Pino Pisicchio, Ecloga civile, Levante editore, 2010
“Violenza significa lasciare che la brutalità dei mezzi diventi il cannibale che si mangia la bontà dei fini”. Nichi Vendola, 17 dicembre 2010
“Cambia molto se la democrazia è non soltanto la fotografia sincronica degli umori ideologico-culturali del presente ma se, in qualche maniera, ha una capacità, se possiamo dire così, di proiezione diacronica, di prospettazione che va oltre il limite generazionale, se il ‘bene comune’ lo preserva con lungimiranza, se assume la bisessuazione del linguaggio che la fonda come principio di realtà ed esodo dalla gabbia del neutro-maschile”. Nichi Vendola, “I dilemmi della speranza: un dialogo”, edizioni la meridiana, pagina ventitrè
“Viviamo davvero, come nell’apologo orwelliano, in un mondo nel quale le parole significano il loro contrario, sono gusci vuoti, fonemi e sintagmi che danzano nel vuoto, le parole sono evaporate o rinsecchite e per renderle frizzanti c’è chi le riempie di idrolitina”. Nichi Vendola, “I dilemmi della speranza: un dialogo”, edizioni la meridiana, pagina trentuno
“C’è quel bellissimo discorso di Obama sull’impotenza di fronte alla macchia di petrolio, che è una manifestazione emblematica di consapevolezza del limite del riformismo: dentro il recinto delle compatibilità date non esiste una risposta strutturale”. Nichi Vendola, “La sfida di Nichi”, manifestoLibri, pagina 166
“Dopo una lunga stagione di modernità orwelliana, di inversione semantica del significato delle parole, una manipolazione del linguaggio e dei segni continuo e permanente, abbiamo bisogno di creare un nuovo vocabolario che ci restituisca il significato autentico delle parole: quel significato umano delle parole che arricchisce il vocabolario del cambiamento. Un vocabolario libero dall’inganno lessicale che abbiamo vissuto in questi anni: buono per un’antropologia di normodotati”. Nichi Vendola, “C’è un’Italia migliore”, Fandango Libri, pagina dodici.
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