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Se ho capito bene, c’è grande allarme, da parte di molti politici e intellettuali italiani, per quel rispetto delle leggi che in Italia verrebbe spesso minacciato, anche a livello istituzionale, da prassi discutibili e financo lesive del dettato normativo. Saremmo insomma in presenza di consuetudini - ad opera primariamente del mondo politico e governativo – in aperto contrasto con la legge. Consuetudini che sarebbe pertanto opportuno ed urgente arrestare. “Illegale” è così divenuto l’aggettivo principe, assicura il trasversale partito degli Onesti, per sondare quel che resta del nostro Paese, per dividere il buono dal marcio, il limpido dal criminale. E allora per quale ragione nessuno di questi rispettabili cultori della norma e della decenza ha avuto nulla da ridire sulle continue messe in onda, in diversi reti televisive, dello spot pro-eutanasia curato da Exit International?
Per inciso: qui la morale – sia essa cattolica, laica o laicista - non c’entra. Stiamo parlando della Legge dello Stato italiano. Da noi, infatti, l'eutanasia – laddove non sia presente l’esplicita richiesta del malato - è assimilabile, in generale, all'omicidio volontario (art. 575 c.p.). Se, invece, una richiesta di morte c’è e viene assecondata mediante iniezione letale, si configura la fattispecie prevista dall'art. 579 c.p. (Omicidio del consenziente), punito con reclusione da 6 a 15 anni. Parimenti, anche il suicidio assistito risulta essere un reato contemplato dall’ art. 580 c.p. (Istigazione o aiuto al suicidio). Dal momento che l’eutanasia è dunque un reato – e per giunta piuttosto grave-, come mai nessuno degli amici della Costituzione ha nulla da ridire sul fatto che, ormai da settimane, circoli uno stop televisivo – trasmesso, manco a dirlo, pure sulla televisione di Stato il 17 dicembre scorso! – che mira, complice l’efficace ma inconsistente ritornello del “diritto di scelta”, a sensibilizzare sull’opportunità di depenalizzare l’omicidio del consenziente?
Ripeto per chi si fosse messo in ascolto soltanto ora: stiamo parlando di omicidio del consenziente, un reato gravissimo. Com’è possibile accettare lezioni sulla sacralità della Legge e della Costituzione da Paolo Flores d'Arcais e compagni – che si rivendicano ogni due per tre avversari della depenalizzazione di qualsivoglia reato, compresi quelli finanziari - e non fiatare quando il direttore di Micromega si mobilita, parole sue, per «riportare nella discussione pubblica il tema del diritto all'eutanasia, sia sotto il profilo dei fondamenti filosofico-morali sia delle articolazioni e conseguenze giuridiche e politiche»? Non dobbiamo dimenticare che, se mai fosse riconosciuto il diritto all’eutanasia, non solo verrebbe depenalizzato quello che – occorre ripeterlo – oggi è a tutti gli effetti un grave reato, ma verrebbe pure introdotto, per lo Stato italiano, il dovere di assicurare a tutti i cittadini l’esercizio di quel diritto. E come si fa a garantire al cittadino x il diritto ad un’iniezione letale?
C’è un solo modo: prescrivendo che vi sia qualcuno – un parente, un conoscente o un medico – costretto ad assicurare attivamente, somministrando la “dolce morte”, tale diritto. Un abominio, converrete. Anche perché proporre che “solo ad alcuni” cittadini - ovvero quelli affetti da una non meglio precisata “malattia inguaribile” - vada garantito il diritto all’eutanasia, espressione dell’osannato “diritto di scelta", significherebbe, di fatto, violare la Costituzione, che all’art.3 stabilisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Ergo, l’eutanasia andrebbe garantita a tutti.
Riassumendo: molti giustizialisti avversano a suon di manifestazioni la depenalizzazione dei reati finanziari ma chiedono, in sostanza, che si depenalizzi il reato – ben più grave, essendo in gioco la vita di una persona e non il suo portafoglio– dell’omicidio del consenziente. E lo fanno senza rendersi conto che, se il diritto all’eutanasia, come loro auspicano, venisse riconosciuto e introdotto nel nostro ordinamento, dovrebbe essere garantito a tutti. In tal caso, dunque, non ci sarebbe, per legge, più alcuna possibilità per chiedere un ripensamento a chiunque richiedesse – per i motivi più diversi: malattia, depressione, perdita del lavoro, delusioni d’amore, solitudine – di morire, pena la possibilità d’essere denunciati per molestie. Senza contare, come abbiamo detto poc’anzi, che il diritto all’eutanasia sancirebbe espressamente l’obbligo, per qualcuno, di dover assicurare attivamente, pena altre sanzioni, il rispetto di questo diritto. Auguri. Davvero bella idea, l’eutanasia dei cultori della norma.