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Il mistero del tempo di Natale
Di Rassegna Stampa - 24/12/2010 - Religione - 1532 visite - 0 commenti
di don Enrico Finotti

1. Il Natale e l’Epifania: due aspetti dell’unico mistero

La celebrazione del mistero natalizio poggia sulle due solennità del Natale e dell’Epifania, l’una di origine occidentale (Natale), l’altra di origine orientale (Epifania), che mettono in luce, in modo complementare, la ricchezza del mistero dell’Incarnazione del Verbo. La prima celebra il fatto storico della nascita di Gesù a Betlemme, si china con stupore sul Dio che si è fatto uomo, evidenzia in tutta la sua verità la natura umana del Figlio di Dio “in tutto simile a noi, fuorchè nel peccato”. La seconda, conformemente al genio contemplativo dell’Oriente, celebra la manifestazione di Dio che si rivela nel tempo ed entra nella storia. Pone l’accento sulla natura divina del “Dio fatto uomo”, che mette in fuga le tenebre del mondo e lo inonda di un fulgore celeste.
Il Natale annunzia il compimento delle profezie fatte ai Padri e la fedeltà di Dio alle antiche promesse del Redentore. Il Cristo è venuto anzitutto per il suo popolo: Maria, Giuseppe, i pastori, Simeone ed Anna, rappresentano il “resto” fedele d’Israele, che attendeva nella speranza.
L’Epifania proclama che il Messia e la sua salvezza è per tutti i popoli, di cui i Magi sono la primizia.
Nel rapporto tra il Natale e l’Epifania è anticipato il mistero che si realizzerà pienamente nella Pasqua e nella Pentecoste.

In tal modo le due solennità celebrano con accenti diversi, ma complementari, il mistero del Cristo vero Dio e vero uomo e insieme annunziano che la sua salvezza è “per il suo popolo e per i suoi fedeli” (Sal 84, 9), ma anche per tutte le genti, per coloro che lo “cercano con cuore sincero” “e ritornano a lui con tutto il cuore” (Sal 84, 9).

2. Il “mirabile scambio”

Nei Primi Vespri dell’ottava del s. Natale la prima antifona canta:

“Meraviglioso scambio!
Il Creatore ha preso un’anima e un corpo,
è nato da una vergine;
fatto uomo senza opera d’uomo,
ci dona la sua divinità”.

E il Prefazio III di Natale proclama:

“In lui oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale”.
“Tema centrale del Natale è il “mirabile scambio”, per cui Dio prende ciò che è nostro e ci dà ciò che è suo.
“Dio aveva un Figlio e ne ha fatto il figlio dell’uomo e, in cambio, di un figlio dell’uomo ha fatto un figlio di Dio”
(s. Agostino).
La possibilità inaudita che ci è ormai offerta: Conoscere Dio vedendolo. Ciò corrisponde a un desiderio ardente, antico quanto l’uomo: vedere Dio. Mosè l’aveva chiesto e si è sentito rispondere: “Nessuno può vedere Dio senza morire”.
Filippo ha espresso a Gesù lo stesso desiderio, e si è sentito rispondere: “Chi vede me vede il Padre”.
Il desiderio è esaudito, perchè Cristo, nostro fratello come uomo, è l’immagine perfetta del Padre, “splendore della sua gloria”.

3. Le nozze regali tra Dio e il suo popolo


La liturgia natalizia propone in modo insistente anche il tema della “sponsalità”. Dio è lo Sposo del suo popolo e l’incarnazione è la celebrazione nuziale delle nozze tra Dio e l’umanità.
Infatti nella 1a lettura della Messa vigiliare del Natale si legge:

“La tua terra sarà chiamata “sposata”
perché il Signore si compiacerà di te
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo creatore, come
gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te” (Is. 62, 5).

L’antifona al “Magnificat” dei Primi Vespri del Natale canta:

“Quando sorgerà il sole, vedrete il Re dei re:
come lo sposo dalla stanza nuziale
egli viene dal Padre”.
e ancora
“ Tu, bambino, figlio di Dio,
hai rinnovato la nostra vita:
come sposo dalla stanza nuziale
sei uscito dal grembo di Maria”.


Nel secondo anno dell’Ufficio di lettura del tempo natalizio si legge il “Cantico dei cantici”, nel quale è simboleggiata l’unione di Dio e dell’uomo in Cristo.
“Allora, infatti, Dio Padre celebrò le nozze di Dio suo Figlio, quando nel grembo della Vergine lo congiunse alla natura umana, allorchè volle che colui che era Dio prima dei secoli, diventasse uomo alla fine dei secoli”.

4. Cristo è la “luce del mondo”


Il tema della “luce” è centrale nella liturgia natalizia. Già nella tradizione ebraica il 25 del mese di Kasleu (dicembre) si celebrava la festa della Dedicazione del tempio, dopo la profanazione di Antioco Epifane, festa molto popolare con l’accensione di molti lumi e per questo detta “festa delle luci” ( 1 Mac 4,36; Gv 10, 22 ). Possiamo ritenere questa solenne festa ebraica una profezia del Natale; infatti, con la nascita di Cristo viene riconsacrato il tempio di Dio, cioè l’uomo e il mondo, profanati dal peccato.
Anche il “Martirologio” del 25 dicembre, annunziando il Natale, canta:

“...Gesù Cristo, eterno Dio e Figlio dell’eterno Padre, volendo consacrare il mondo colla sua piissima venuta... nacque da Maria Vergine...”

Il tema della luce emerge in particolare nella liturgia natalizia, sia in Isaia 9, 1:

“Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”,
e soprattutto nel Prologo del vangelo di s.Giovanni (Gv 1, 9. 5):

“Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.”

Alle espressioni bibliche fanno eco quelle liturgiche. Il Prefazio I del Natale canta:

“Nel mistero del Verbo incarnato è apparsa agli occhi della nostra mente la luce nuova del tuo fulgore, perché conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili”.

E il versetto alleluiatico della messa del giorno di Natale esprime l’esultanza della Chiesa:

“Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra”.

E’ particolarmente nell’Epifania che il simbolismo di Cristo-luce raggiunge l’apice:

“Alzati, rivestiti di luce, perchè viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te” (Is 60,1 ).


Perciò la liturgia raccomanda che in questo giorno “siano opportunamente moltiplicate le luci”.

In oriente l’Epifania è pure chiamata “festa dei lumi”.
Infine rimane classica l’immagine di Cristo “sole che sorge”, offerta dal cantico evangelico del “Benedictus”:

“Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge,
per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte”. (Lc 1, 78-79)

Questa immagine ha motivato tutta una simbologia relativa al solstizio d’inverno, tempo nel quale si celebra il Natale.
San Bernardo nel discorso 1° per l’Avvento descrive in questo modo la situazione del mondo:

“Scendeva la sera e il giorno già volgeva alla fine: il Sole di giustizia era quasi scomparso, tanto che il suo splendore e il suo calore erano molto deboli sulla terra.
La luce della conoscenza di Dio era esigua e, per il dilagare dell’iniquità, il fervore della carità si era raffreddato. Nessun angelo più appariva, non un profeta che parlasse: desistevano come vinti dalla delusione, per l’eccessiva durezza d’animo e caparbietà degli uomini. ‘Allora ho detto:’, parola del Figlio, ‘Ecco io vengo...” (Sl 39, 8).

Pietro di Blois afferma:

“Alla prima (venuta del Signore) applichiamo le parole di verità del Vangelo: ‘A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo!’ (Mt 25, 6). Per mezzanotte intendo il lento decorso delle ore notturne nel pieno silenzio. Era notte per i Giudei, ai quali la malizia aveva velato gli occhi perché non vedessero. Allo stesso modo anche il popolo dei pagani camminava nelle tenebre. Fu rotto il silenzio della notte. Venne colui che porta la luce nella profondità delle tenebre: fugò la notte e fece giorno”.

E san Gregorio Nisseno nella sua omelia sulla Natività:

“In questo giorno che il Signore ha fatto, le tenebre cominciano a diminuire e, aumentando la luce, la notte è ricacciata al di là delle sue frontiere. Certo, fratelli, ciò non accade né per caso né per volere estraneo, il giorno stesso in cui risplende Colui che è la vita divina nell’umanità. E’ la natura che, sotto questo simbolo, rivela un arcano a quelli il cui occhio è penetrante, e i quali sono capaci di comprendere la circostanza della venuta del Signore. Mi sembra di sentirlo dire: O uomo, sappi che sotto le cose che tu vedi ti vengono rivelati misteri nascosti. La notte, come hai visto, era giunta alla sua più lunga durata, e d’improvviso s’arresta. Pensa alla notte funesta del peccato che era giunta al colmo per l’unione di tutti gli artifici colpevoli: oggi stesso il suo corso è stroncato. A partire da questo giorno, essa è ridotta, e presto sarà annullata. Guarda ora i raggi del sole più vivi, l’astro stesso più alto nel cielo, e contempla insieme la vera luce del Vangelo che si leva sull’universo intero”.

E sant’Agostino:

“Ecco perché Egli è nato in questo giorno, che è il più corto di tutti, ma, a cominciare dal quale, i giorni incominciano ad allungarsi. Lui che s’è abbassato per elevarci, ha scelto il giorno più corto, ma, a incominciare dal quale, la luce cresce”.

Secondo san Girolamo, perfino la natura, con il suo solstizio invernale, è a favore di tale consuetudine romana (la festa del Natale il 25 dicembre):

“La creazione conferma il nostro dire, l’universo attesta la verità delle nostre parole. Fino a questo giorno aumenta la lunghezza del buio; a partire da questo giorno, le tenebre diminuiscono. Aumenta la luce, si accorciano le notti. Il giorno cresce, cala l’errore affinché sorga la verità. Infatti oggi ci è nato il sole della giustizia”.

Anche i pagani in qualche modo annunziarono il grande mistero natalizio con la festa del solstizio invernale, che celebrava il “sole vittorioso”, profezia del vero Sole invincibile, Cristo, luce del mondo.
 
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