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Il papa Benedetto XVI ha voluto costruire tutto il suo magistero rimettendo al centro la profonda unità del cristianesimo. Verità e Carità, ci ha ricordato, stanno insieme.
Così Ragione e Fede. Questo insegnamento è applicabile anche al campo sempre più incombente della bioetica. Per la prima volta nella storia, l’uomo ha oggi la possibilità di manipolare e controllare la vita sin dalle sue origini. Nei loro laboratori di Frankenstein vi sono scienziati-stregoni che cercano di clonare l’uomo, mentre altri selezionano, scartano, uccidono gli embrioni umani, ormai non più ospiti dell’utero accogliente delle madri, ma di fredde provette di vetro. Di fronte a questa anti-Genesi incalzante, il cristiano, ci insegna il papa, deve usare gli argomenti della ragione e del diritto naturale: la dignità dell’embrione, l’immoralità dell’aborto, il sacrilegio dell’eugenetica, la follia della omoparentalità... sono verità di ragione, cui ogni uomo può accedere naturalmente. Ma la ragione umana, così fragile e influenzabile, non è sufficiente. Altrimenti, per fare un solo esempio, basterebbe vedere un’ ecografia, per cessare di ripetere che il feto è un “grumo di cellule”!
E’ per questo che il papa ha lanciato, per sabato 27, una “Veglia per la vita nascente”, finalizzata alla “conversione dei cuori”. Ci ha chiesto, insomma, di pregare. Perché? Perché gli argomenti scientifici, di ragione, possono fare breccia solo in cuori aperti, disponibili alla verità, toccati dalla grazia. Quante volte si può sperimentare il fatto che qualcuno non vuole capire qualcosa di assolutamente comprensibile e razionale? Non accade forse perché il suo cuore, chiuso, paralizza anche la facoltà della ragione? Preghiamo, dunque, inginocchiati davanti a Dio che si è fatto uomo ed Eucaristia per noi, affinché apra il nostro cuore; affinché noi stessi diveniamo più disponibili alla Verità; affinché tutti abbiano il cuore e la mente aperti, liberi dall’orgoglio e dalla ribellione a Cristo, “Via, Verità e Vita”, che uccidono l’intelligenza e atrofizzano il cuore. Avvenire, 21/11/2010