Tv 2000 e Asianews hanno lanciato in questi giorni un appello per salvare Asia Bibi, una donna cristiana di 45 anni, madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia il 7 novembre scorso.
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Un tribunale del Punjab -ricorda Asianews- ha sentenziato che la donna, una lavoratrice agricola, ha offeso il profeta Maometto. In realtà, Asia Bibi è stata dapprima offesa come “impura” (perché non islamica); poi ha difeso la sua fede cristiana di fronte alle pressioni delle altri lavoranti musulmane. Il marito di una di loro, l’imam locale, ha deciso di lanciare l’accusa e denunciare la donna, che è stata prima picchiata, poi imprigionata e infine, dopo un anno, condannata. Asia Bibi e suo marito Ashiq Masih hanno deciso di ricorrere in appello per rovesciare la sentenza. Intanto però, per la donna, si prospettano mesi di prigionia, alla mercé delle guardie carcerarie o di qualche fanatico che potrebbero eliminarla pensando di rendere gloria ad Allah”.
Si tratta di una storia terribile, che si iscrive nel fenomeno più ampio delle grandi persecuzioni nei confronti dei cristiani, dalla Cina comunista, a Cuba, dai paesi islamici a quelli induisti. Fatti ben raccontati, tra gli altri, da Renè Guitton nel suo “Cristianofobia”, e da Mario Mauro, nel suo “Guerra ai cristiani” (entrambi Lindau) Leggendo questi racconti, vedendo alla televisione le immagini di questi malcapitati ingiuriati, linciati, crocifissi, calpestati, vengono alla mente molte riflessioni.
La prima, la più banale: il mondo si interessa poco di questi fatti; i cattolici progressisti sono impegnati nella difesa del clima, dell’orso panda, della madre terra Gaia, o dell’utopia ecumenista. Altro non riescono a vedere. La Chiesa, quella parte che resiste alle “portae inferi”, non può fare quasi nulla: il Papa non lancia invettive contro governi e stati specifici che permettono la persecuzione dei cristiani, semplicemente perché non sarebbe una soluzione praticabile ed efficace. Come ai tempi della persecuzione degli ebrei, la Chiesa sta dalla parte dei perseguitati, ma con gli strumenti che possiede. Forse, domani, qualche giornalista o qualche chiacchierone che si definisce storico, o qualche Fini Gianfranco di turno, che ieri salutava col braccio alzato ed oggi tace, lancerà i suoi anatemi contro la Chiesa che “non ha fatto abbastanza” per i cristiani.
La seconda considerazione: siccome ormai si sa che le cose vanno così, più che lamentarsi è meglio pensare a cosa ci dicono di grande queste persecuzioni. Esse infatti non fanno che avvalorare l’origine divina del Cristianesimo: la permanenza delle persecuzioni ai cristiani nel corso della storia, dimostra infatti la veridicità delle parole di Cristo, che ha promesso ai suoi discepoli sia la diffusione del suo insegnamento in tutto il mondo, sia la persecuzione per i suoi fedeli. “Come hanno perseguitato me, così perseguiteranno anche voi”; e ancora: “Beati voi, quando vi perseguiranno e, mentendo, diranno male di voi per causa mia”. Quanto al “mentendo”, non erano accusati di adorare gli asini e di praticare l’incesto, i primi cristiani? Non erano imputati di essere servi di uno Stato straniero, il Vaticano, i cattolici che sono stati perseguitati nei regimi comunisti? Anche Asia Bibi è accusata di blasfemia, ingiustamente, con menzogna. Ma Asia sa che tutto è già scritto.
La terza considerazione: Asia è una donna che affronta con un coraggio infinito un linciaggio di inaudita violenza. Quanta forza può dare la fede anche ad una donna indifesa! La storia si ripete ancora una volta: quella di Perpetua e Felicita, martiri dei primi secoli, condotte nell’arena, alla morte, nude e avvolte in reti; quella di Blandina, frustata, umiliata e gettata alla mercè di un toro…
Un’ultima considerazione: come reagiscono i contemporanei, i suoi conterranei, alla fede di Asia? Non lo so, ma mi piace qui ricordare, con Anna Carfora, autrice del bellissimo “I cristiani al leone”, come i pagani giudicarono la serenità dei primi cristiani sbranati dalle fiere nei colossei. Epitetto, nelle sue “Diatribe”, definì i “Galilei”, cioè i cristiani, degli ostinati. Galeno, il celebre medico greco, scrisse che i martiri cristiani “disprezzano la morte” (mortem contemnunt), così come i “filosofi autentici”, e ciò “è sotto gli occhi di tutti” (id quidem omnes ante oculos habemus). Anche Celso, spregiatore asprissimo dei cristiani, notò il loro disprezzo per la morte e lo attribuì alla loro fede nella Resurrezione, “una pura e semplice speranza da vermi”. Per Marco Aurelio invece i cristiani affrontavano la morte “per pura opposizione”. Tutti i personaggi citati videro e notarono la grandezza d’animo dei cristiani, ma non si convertirono. Diversamente accadde a Giustino, che nella sua II Apologia ricordava i pregiudizi propri e della sua epoca sui cristiani, ma aggiungeva: vedendoli “impavidi di fronte alla morte e di fronte a tutto quello che è ritenuto terribile, mi rendevo conto che era impossibile che essi vivessero nel vizio e nella brama di piacere”, come, mentendo, si diceva.
Chissà cosa insegnerà Asia Bibi ai suoi familiari, ai suoi connazionali, a tutti noi. Intanto cerchiamo di salvarla, aderendo all’appello.Il Foglio, 18/11/2010
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