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Umberto Veronesi per la "pace"
Di Enzo Pennetta - 14/11/2010 - Cultura e societą - 2682 visite - 0 commenti



A Milano il 18 e il 19 novembre 2010 si svolgerà la Seconda Conferenza Mondiale “Science for Peace” a cura della Fondazione Umberto Veronesi. Tra i partecipanti alla conferenza figurano diversi personaggi noti, sulla locandina di presentazione è infatti possibile leggere i nomi del Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, del sindaco di Milano Letizia Moratti, del ministro degli esteri Franco Frattini, del filosofo (collaboratore di MicroMega, Corriere della Sera, La Stampa e Le Scienze) Telmo Pievani, del Vice Presidente del Senato On. Emma Bonino e, per ultimo ma non ultimo, del Presidente dell’IAI (Istituto Affari Internazionali) Stefano Silvestri.

Colpisce vedere così tante personalità della politica e della cultura riunite per promuovere la causa della pace. Ma cosa si intende per “pace” e, soprattutto, cosa intende con tale termine l’organizzatore dell’evento, il prof. Veronesi?
Sulla presentazione della conferenza leggiamo:

Molti si chiedono perché, come uomo di scienza, mi stia impegnando per la pace. La risposta è: per continuare a combattere il dolore. Come medico mi sono reso conto che il primo bisogno dell’uomo è l’eliminazione della sofferenza…

Alleviare le sofferenze delle persone è stata da sempre una preoccupazione della civiltà nata col cristianesimo, una preoccupazione che ha dato grandi frutti, opere che vanno dall’invenzione degli ospedali nel medioevo alla recente realizzazione di opere come la “Casa sollievo della sofferenza” voluta da Padre Pio nel 1940. Ma, come da lui affermato, il prof. Veronesi non cerca solo di sollevare gli uomini dalla sofferenza, nelle sue parole egli afferma un cosa molto diversa, egli afferma che “il primo bisogno dell’uomo è l’eliminazione della sofferenza…” In queste parole emerge tutta la diversità della concezione antropologica materialista rispetto a quella religiosa, eliminare la sofferenza è un atto di carità per una persona di fede, ma non risponde al più importante, al “primo” bisogno dell’uomo.

Il primo bisogno dell’uomo è invece la ricerca di significato, la richiesta di senso per la propria vita, la risposta al perché della morte. L’eliminazione della sofferenza, purtroppo, è destinata a rimanere un’utopia che per smettere di essere tale e realizzarsi dovrebbe passare inevitabilmente attraverso l’eliminazione della morte. Un’eliminazione della sofferenza che non passasse per la vittoria sulla morte ignorerebbe infatti la più grande delle sofferenze e sarebbe quindi destinata al fallimento.

 “Come medico mi sono reso conto che il primo bisogno dell’uomo è l’eliminazione della sofferenza…” dice Umberto Veronesi, e così rivela che nella sua visione del mondo, l’obiettivo principale (che giustamente definisce da medico) è una “anestesia” per l’intera umanità. Ma si tratta in realtà di un’idea di seconda mano, un’idea già pensata dallo scrittore inglese Aldous Huxley nel suo libro “Il mondo nuovo” del 1932, un romanzo distopico basato sulle idee eugenetiche e positiviste ereditate dalla fine dell’ottocento, un libro in cui vengono passate in rassegna tutte le idee scientiste, dall’eugenetica all’eutanasia, passando attraverso l’uso delle droghe, impiegate per eliminare la sofferenza psichica e sostituire la religione.

 Al congresso di Milano saranno invitati anche i rappresentanti di diverse religioni tra cui quella cattolica, ovviamente non sappiamo quali saranno i loro interventi, sarebbe bello però che qualcuno parlando di “sofferenza” ricordasse quello che al riguardo ci ha lasciato Leonardo Mondadori nel suo libro autobiografico “Conversione”:
«La vita, per alcuni è cupa, per altri grigia. Per me è radiosa. Ci sono molti elementi che concorrono alla luminosità della mia esistenza attuale: innanzitutto, un mattino di quattro anni fa ho scoperto, in un colpo solo, di avere un tumore alla tiroide e un carcinoide al pancreas e al fegato, per cui da allora devo sottopormi ogni giorno alla terapia dell’interferone. […] Eppure, godo di una vita cristiana vibrante. Ed è questa visione di fede che, malgrado tutto, rende la mia esistenza radiosa

Sarebbe inoltre bello che qualcuno parlando di “pace” ricordasse quello che diceva al riguardo Madre Teresa di Calcutta in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Pace nel 1979:
«Stiamo parlando di pace. Queste sono cose che distruggono la pace, ma io sento che il più grande distruttore della pace oggi è l’aborto, perché è una guerra diretta – un’uccisione diretta – un omicidio commesso dalla madre stessa […] E oggi il più grande mezzo – il più grande distruttore della pace è l’aborto. E noi che stiamo qui – i nostri genitori ci hanno voluti. Non saremmo qui se i nostri genitori non lo avessero fatto. I nostri bambini li vogliamo, li amiamo, ma che cosa è di milioni di loro? Tante persone sono molto, molto preoccupate per i bambini in India, per i bambini in Africa dove tanti ne muoiono, di malnutrizione, fame e così via, ma milioni muoiono deliberatamente per volere della madre. E questo è ciò che è il grande distruttore della pace oggi. Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me? Nulla

Ma purtroppo difficilmente parole come queste potranno essere udite, probabilmente prevarranno idee come quelle di Richard Dawkins che, commentando questo stesso discorso di Madre Teresa, senza spiegarne il senso, cosa che avrebbe richiesto solo di proseguirlo per qualche riga, afferma nel suo libro "L'illusione di Dio": «Quando ricevette il premio Nobel per la pace, nel suo discorso di ringraziamento madre Teresa di Calcutta disse: “Il più grande nemico della pace è l’aborto”. Che cosa? Come può una donna che emette giudizi così strampalati essere presa sul serio su qualsivoglia argomento e addirittura essere considerata una seria candidata al premio Nobel?»

Un altro libro di R. Dawkins, Il cappellano del diavolo, vede come curatore dell’edizione italiana Telmo Pievani, e quest’ultimo, come abbiamo visto, sarà protagonista della conferenza di Milano. Se, come tutto lascia prevedere, prevarranno idee come quelle di Dawkins, nonostante l’imponente dispendio di risorse e i nomi “importanti” che interverranno, la conferenza di Milano edificherà su basi che non le permetteranno di fare molto per la causa della pace.

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace. La pace che io vi do non è come quella del mondo…” Gv.14,27
 
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