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Educare all'amore, oggi
Di Umberto Fasol - 07/11/2010 - Bioetica - 1384 visite - 0 commenti


La dimensione sessuale della persona umana indica che siamo fatti per la relazione con l’altro; diversamente non saremmo maschio e femmina.


Nessuno può bastare a se stesso; l’ombelico che si apre sul nostro corpo è la memoria perenne della relazione di causa-effetto che ci lega ad una donna, nostra madre, così come il nostro sesso rivela il nostro “esserci-per”.
Giovanni Paolo II aveva coniato un termine eccezionale per indicare la verità della persona umana: il corpo, scriveva, ha un “significato sponsale”. Il corpo, cioè, desidera l’unione completa, gratuita e piena d’amore con un altro che, facendogli da specchio, lo svela a se stesso e lo realizza. L’incontro di un uomo con una donna rivela dunque il nostro destino. Abbiamo bisogno l’uno dell’altra e cerchiamo il gesto che concretizza in modo intimo ed assoluto il significato sponsale del nostro esserci, perché siamo fatti per questo. Ma per essere “vero” fino in fondo, quel gesto deve rispettare il mistero della nostra identità. L’uomo è dono per la donna e lei lo è per lui, così come, alla loro nascita, quest’uomo e questa donna sono stati dono per i loro genitori. In questo circolo di gratuità tipicamente umana si colloca l’esercizio della sessualità.

Allora la risposta alle domande: “quando?” e “come?” diventa spontanea. Solo un progetto di vita comune, quale è la famiglia, è in grado di presentare le credenziali richieste da un gesto così carico di presente e di futuro, qual è l’incontro definitivo che si realizza nel reciproco amore. La coppia diventata famiglia è la realtà umana capace di dare stabilità e quindi senso a quell’unione sponsale da cui può nascere una nuova creazione. L’esperienza di tutti i giorni e la sapienza degli adulti ci insegnano che la sessualità necessita di maturità fisica, psichica, affettiva ed esistenziale: la responsabilità della vita, ovvero il dover rispondere al bambino che può nascere, è alla fine, il vero giudice del nostro comportamento. Non si può scherzare con il fuoco. Sul “come” , si sa, la contraccezione offre svariate declinazioni. Ma non possiamo non porci la domanda: “perché devo alterare l’identità profonda della mia persona e dei miei gesti più veri?”. E neppure ancora: “Che cosa voglio ottenere?” ; “cerco una relazione completa oppure una sua semplificazione?”.

 La nostra natura, quando viene alterata, prima o poi presenta il conto in termini di soddisfazione e talvolta anche di felicità. Il senso comune invita ogni famiglia alla paternità responsabile, nel senso che richiama il dovere naturale e civile di educare i figli che vengono generati. Alcuni metodi, detti “naturali”, sono a disposizione delle coppie che possono così identificare il periodo fertile della donna con precisione sempre più accurata. Tali conoscenze mediche moderne consentono alla coppia di rispettare i ritmi naturali del corpo per vivere responsabilmente la dimensione coniugale della vita. Questa è la nostra condizione: rispettare se stessi e rispettare l’altro, nella verità della persona; è l’atteggiamento più serio che possiamo manifestare di fronte alla gratuità e all’immensità del mistero della vita. Ne va della felicità di tutti. La testimonianza delle famiglie i cui membri si amano e si aiutano l’un l’altro è la vera “forza fisica” che fa girare il mondo ogni giorno.
(da: “La vita una meraviglia”, di Umberto Fasol, Fede&Cultura, 2010)

qui: http://fedecultura.com/La_Vita_una_meraviglia.aspx

 
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