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Marthe Robin: una mistica contemporanea
Di Claudio Dalla Costa - 14/11/2010 - Storia del Cristianesimo - 1731 visite - 0 commenti

Una figura singolare del nostro tempo, mistica straordinaria, di cui è in corso a Roma il processo di beatificazione, è quella di Marthe Robin, vissuta dal 1902 al 1981. Segnata ben presto dalla malattia che la ridurrà paralizzata a letto, dal 1928 fino alla morte si ciberà esclusivamente della sola eucaristia ricevuta una volta la settimana. Starà per più di cinquant’anni senza mangiare, senza bere e senza dormire.
Stesa su di un lettino, colpita anche da cecità, rivivrà ogni fine settimana la passione del Signore con indicibili sofferenze, tanto da essere una sindone vivente. Ciò nonostante, riceverà al suo capezzale circa centomila persone, di tutte le età e di ogni condizione sociale, tra cui migliaia di preti, una cinquantina di vescovi e superiori maggiori di Ordini Religiosi e venti cardinali per donare loro una parola di speranza e di sapienza, per illuminarli sulle concrete situazioni della vita e accompagnarli nella preghiera. Dirà: “Ho trovato la gioia, l’unica possibile: vivere per gli altri, per la loro felicità soprannaturale; provo un desiderio immenso ad irradiare la Verità, diffondere l’Amore, di seminare in altre anime i tesori spirituali che in me abbondano ogni giorno”.


Marthe era una persona semplice, umile e con uno spiccato senso dell’umorismo. Attenta ai bisogni di tutti, inviava pacchi dono ai carcerati e ai missionari. Intratteneva scambi epistolari con centinaia di persone che si rivolgevano a lei per i consigli più disparati.
La sua è stata una guida sicura per orientare sacerdoti in crisi di fede, aiutare coppie di sposi in difficoltà, dare speranza agli ammalati e sostenere i giovani nella ricerca della propria vocazione. Tante persone uscendo dalla sua camera hanno ridato un senso alla vita, hanno scoperto l’amore di Dio per loro, hanno deciso di spendere la propria vita a servizio del prossimo. Una predilezione speciale Marthe l’aveva per quelle coppie che si rivolgevano a lei per avere figli e che grazie alla sua intercessione hanno potuto coronare il loro sogno.
Molto attenta al dramma dell’aborto, quando verrà a sapere che un grande ospedale di Lione ha equipaggiato un reparto per praticare l’aborto dice: “È un vero mattatoio…Ci si indigna davanti a tutti questi morti della guerra e si lasciano massacrare questi piccoli innocenti. Si trova tutto ciò normale? Non si può trovare tutto ciò normale…E soffrono questi piccoli”.
Grazie all’aiuto di padre George Finet, incontrato provvidenzialmente, riuscirà a fondare i Foyers de Charité, case per ritiri spirituali gestite da persone consacrate e da laici, che ora sono presenti in tutto il mondo. La Santa Sede, nel 1984, ha riconosciuto i Foyers de Charité come Associazione di fedeli di diritto internazionale.


Il Cristo conosciuto e amato da Marthe è scandalo e follia per chi pretenderebbe di accontentarsi di un cristianesimo per mediocri, compatibile con lo spirito del mondo. Cosciente che la messa è il memoriale del sacrificio di Cristo, Marthe interpreta tutta la sua vita come una eucaristia. Dirà: “La mia vita è una messa continua. Non ho mai l’impressione che il mio letto sia un letto, è un altare, è la croce”. Di lei padre Jacques Ravanel scriverà: “Il suo cuore che batte al ritmo del Cuore di Dio ama il mistero di ogni uomo”.
Marthe ha irradiato Dio. Lei ha creato legami di amicizia e preghiera con nuove comunità sorte a metà del ‘900 quali: Le piccole sorelle di Gesù, fondate da piccola sorella Magdeleine, che hanno come carisma l’adorazione eucaristica e la condivisione della vita dei poveri e degli emarginati; i Foyers Claire-Amitiè, un’associazione apostolica universale di laiche, impegnate in gruppi comunitari per dedicarsi alla promozione delle giovani donne in difficoltà.


Il Nid, fondato da padre Talvas, con lo scopo di recuperare le prostitute e aprirle al mistero della fede, l’Arca di Jean Vanier, che ha come obiettivo il creare comunità ispirate alle beatitudini evangeliche dove handicappati e assistenti vivono insieme.
Un cenno particolare merita la comunità dell’Emmanuel che oggi è la più grande comunità carismatica del mondo. Fondata da due laici, nel 1972, Pierre Goursat e Martine Lafitte, dal 1975 il centro spirituale della comunità è il santuario di Paray-le-Monial dove Gesù si rivelò nel XVII secolo a santa Margherita-Maria Alacoque. I suoi membri sono specializzati nell’evangelizzazione e nella difesa della vita umana.

Mi piace concludere con quanto scrive l’accademico francese Jean Guitton nella biografia che ha dedicato a Marthe. “Jean Paul Sartre ha scritto che la vita è una passione inutile. La vita di Marthe Robin è stata una passione utile”.

 
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