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La diagnosi sbagliata
Di Gianburrasca - 08/03/2007 - Attualitą - 1903 visite - 0 commenti

A Firenze è nato un bambino. Ma non doveva: alla sua mamma (nessuno finora ha nominato il padre) avevano detto che c'era la possibilità di una malformazione, «atresia dell'esofago», a cui si può rimediare per via chirurgica in oltre il 90% dei casi. La signora ha deciso di abortire. Ma alla ventiduesima settimana di gravidanza il feto, sano, è sopravvissuto all'aborto, e adesso è ricoverato all'ospedale Meyer di Firenze in condizioni gravissime. Pesa mezzo chilo.

La notizia è stata riportata da Repubblica. Difficile rimanere indifferenti. Ma colpisce il modo con cui è stata data: "Abortisce per una malformazione che non c'è", "purtroppo, solo dopo l'aborto si è scoperto che il figlio era sano" (corriere.it), "Abortisce, ma il figlio è sano e vivo" (Repubblica).

Il dramma, cioè, è che si sono sbagliati: il figlio era sano. L'errore è stato aver scambiato un sano per un malato. Abortire un probabile malformato, si può. Se l'aborto fosse riuscito, anche con la diagnosi sbagliata (e quindi un figlio sano) non ne avremmo mai saputo niente. E se la diagnosi fosse stata corretta, l'aborto non riuscito sarebbe stato un inconveniente, ma difficilmente sarebbe andato in prima pagina. Il caso è scoppiato perchè non è riuscito l'aborto e perchè era sbagliata la diagnosi.

Se lo lasciano scappare anche insospettabili. Per esempio Rosi Bindi, pur augurandosi un lieto fine, dichiara candidamente: "Gli errori medici esistono anche se non dovrebbero esserci, soprattutto quando c'e' in gioco la vita dei bambini e la maternita'. Auguriamoci di riuscire a contenerli il piu' possibile ed ad essere in grado, quando si verificano, di rimediare e supplire -ha concluso la Bindi- con grande solidarieta' alle conseguenze". Il problema è contenere l'errore medico, insomma: la diagnosi sbagliata.

Rosalba Cesini, del Pdci, parla di "recenti casi di malasanità" (!!!!) e denuncia la destra che vuole, secondo lei, smantellare la legge 194. Potremmo fare un lungo elenco, purtroppo, di politici (anche dell'opposizione) e medici per i quali l'errore è nella diagnosi sbagliata. E per i quali, quindi, è normale abortire per un sospetto di malformazione, curabile.

La verità è un'altra: le diagnosi prenatali servono sempre più per selezionare i figli, e non per curarli. E la pressione sociale sulle donne in gravidanza perchè facciano tutti gli accertamenti possibili, è enorme. Difficile sottrarsi. Questa è la vera malasanità: con il paradosso che la gravidanza è considerata quasi una malattia, il cui esito deve essere un bimbo sano.

Si profila anche la violazione della legge 194: gli artt. 6 e 7 prevedono che "quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto", quando cioè il feto potrebbe sopravvivere fuori dall'utero, si può abortire solo "quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna". Pericolo di vita della donna - come ad esempio nel caso di una ipertensione altissima - non di salute - come ad esempio in una depressione . Inoltre "il medico che esegue l'intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto". In questo modo la 194 evita gli aborti a gravidanze avanzate.

Se le cose stanno come riportate dai media, nel caso di Firenze non c'erano gli estremi per consentire ad un aborto, perchè la signora non era in pericolo di vita.

Assuntina Morresi - dal sito www.stranocristiano.it

 
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