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Segni di Dio nel mondo contemporaneo
Di Claudio Dalla Costa - 01/11/2010 - Religione - 1213 visite - 0 commenti

Un grande poeta inglese, Coventry Patmore, ha scritto: “Ogni conoscenza degna di questo nome è una conoscenza nuziale”, questo è tanto più vero per la conoscenza del Dio di Gesù Cristo.

La nostra dignità di uomini è in stretto rapporto alla conoscenza che ogni giorno approfondiamo con Dio, a ciascuno di noi è data la possibilità di scoprire o riscoprire con Lui un’esperienza personale essenziale. Attingendo attraverso la vita sacramentale i tesori della Grazia, saremo in grado di aprirci alle problematiche del nostro tempo, perché i nostri contemporanei hanno bisogno di incontrare persone e gruppi che vivono intensamente la loro adesione a Cristo.

Sono soprattutto i testimoni che hanno forza persuasiva. Paolo VI scrisse: “L’uomo di oggi apprezza di più i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni”. Sta a ciascuno di noi di essere un autentico segno di Dio nel mondo contemporaneo. Dovremmo essere capaci di una passione d’amore così forte per Cristo, che sia in grado di contagiare coloro che vivono attorno a noi. È possibile che, attraverso di noi, Dio diventi una realtà nella storia del mondo, perché generalmente è proprio attraverso una mediazione umana che si comprende qualcosa della bellezza di Dio. Siamo chiamati a risvegliare negli uomini del nostro tempo una sorgente di stupore, per far loro scoprire che una Presenza li avvolge. Abbiamo il compito di fare della nostra vita un capolavoro di luce e di amore, bisogna che sia bella, che porti l’irradiazione della gioia. Non si tratta di chiacchierare, di assediare la gente, di fare propaganda. Se siamo portatori di gioia, se la vita si trasfigura dove arriviamo, se c’è più rispetto nel nostro ufficio, nella nostra casa, le persone vedranno in noi delle rivelazioni viventi del viso di Gesù Cristo, che vuole rivelarsi e manifestarsi attraverso il nostro. Pensiamo al credito che Dio ci fa affidando Se Stesso nelle nostre mani, diventando suoi ambasciatori.

Prestare a Dio il nostro viso

Padre Maurice Zundel diceva: “Ognuno di noi ha ricevuto da Dio un tratto del suo Viso Infinito per manifestarlo, e questa rivelazione che è il nostro stesso essere, solo noi la possiamo fare. Dobbiamo apportare agli altri infinitamente più che noi stessi nell’irraggiamento di Dio che ci abita. Tonnellate di discorsi non hanno mai cambiato niente. Lo spirito non può essere colpito fruttuosamente che per lo spirito, l’anima per l’anima, la persona per la persona, la vita per la vita. I beni dello spirito non possono essere comunicati che nella misura in cui sono vissuti”.

Dobbiamo prestare a Dio il nostro sorriso, la nostra bontà, la nostra amicizia perché queste cose colpiscono il cuore dell’uomo. S. Gregorio Nisseno ha scritto: “Occorre respirare Cristo, assimilare Cristo, per poi esprimere Cristo con la nostra vita”. Una delle cose belle della nostra vita è proprio la possibilità che ci è data di rivelare Dio; se saremo capaci di rivestirci di Cristo, secondo la stupenda espressione di S. Paolo, coloro che incontreremo nel cammino saranno certamente capaci di fermarsi e domandarsi da dove proviene la bontà e la bellezza della nostra esistenza. Fare esperienza di Dio significa vivere una forte relazione di amicizia e di amore con Lui, in cui si impara anche a farlo scoprire agli altri. Oltre a gustare le cose di Dio, ad alcuni è concesso di farle gustare a loro volta ad altre persone, vengono fatti capaci di diventare propagatori di questo desiderio del Signore, e diffusori di questa luce e letizia di Dio.

S. Escrivà de Balaguer ripeteva: “Se le persone che ci stanno accanto non migliorano la vita cristiana, se noi non abbiamo il desiderio che le persone che conosciamo stringano amicizia con Dio, fino a giungere ad una stretta intimità con Lui, significa che non stiamo corrispondendo alla chiamata ricevuta, in quanto ci sollecita a diffondere il regno di Dio, e – rendetevene conto – significa che persino su un piano umano siamo dei falliti, perché abbiamo disertato dalla strada che il Signore, nell’infinito suo amore e nella sua misericordia, ha tracciato personalmente per noi”.

Nei santi si intravede Qualcuno che vive in loro e la gente li segue proprio per questo motivo: il loro volto svela un altro Volto. Quale stupore nel poter vedere, attraverso il viso di un uomo, il Viso di Dio. Il grande predicatore domenicano di Notre-Dame di Parigi, Lacordaire, era solito andare ad ascoltare il Curato d’Ars, sebbene quest’ultimo non avesse la dottrina e la preparazione del primo. A chi gli faceva notare perché si scomodasse per andare fino ad Ars, Lacordaire rispondeva: “Vado a sentire cosa dice lo Spirito Santo”. Il Curato d’Ars era un vero uomo di Dio, e la gente accorreva da tutte le parti per ascoltare quest’autentico profeta del Signore, che richiamava alla conversione e alla penitenza con la santità della propria vita.

 
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