Per scelta non leggo mai, da anni, la cronaca nera. Ho già la mia, di cronaca nera: il dolore degli amici, le sofferenze dei vicini, le miserie personali…. Bastano e avanzano. Eppure mi è capitato di sentire quasi per caso, e poi di ascoltare, in macchina, la vicenda del mostruoso delitto di Avetrano. Quel poco che ho capito di quanto è accaduto mi è bastato perché sorgesse spontanea una domanda: mio Dio, perché? Perché permetti questo?
E’ così: l’uomo compie il male, ma nello stesso tempo ne prova repulsione. Perché non è fatto per esso. Dopo essermi chiesto perché Dio permette che l’uomo possa arrivare così in basso, ho iniziato a riflettere e persino in quel delitto ci ho trovato ragioni per credere. Ragioni, sia chiaro, che sono ben più evidenti nel contemplare un figlio che nasce e che cresce, la gioia di una persona amata, un amico i cui gesti ci costringono a ringraziare Dio, fonte di ogni Bene … Ma anche Avetrano ci parla di Dio, e del suo Nemico. Li vedo entrambi: vedo la potenza del Male, la sua opera mostruosa e distruttiva che porta l’uomo a raggiungere, già qui, l’abisso dell’Inferno. Ma scorgo anche Dio, o meglio la sua assenza, nel cuore di quell’uomo che bramava felicità in un corpo morto, ucciso da lui stesso.
Ricorro a Dio, perché altrimenti non potrei spiegarmi dove sono finite, ora, la bellezza, la giovinezza, le speranze di quella ragazza. Tutto concluso, per sempre, in quel modo? Se siamo solo un po’ di polvere, che nasce a caso e muore a caso, Sara è scomparsa per sempre, e allora una fine vale l’altra: cosa importa, in fondo, nell’immensità dei tempi, aver vissuto vent’anni, o ottanta? Cosa importa, in verità, che un insetto muoia ancora giovane, mangiato da un ragno, o di vecchiaia? Se Dio non esiste, l’uomo non vale più del ragno, perché è solo Dio che garantisce l’eternità della persona umana. E’ l’esistenza di Dio, come ha detto il cardinal Caffarra in un recente incontro nella mia città, la massima, e anche l’unica, affermazione della dignità umana.
E la vita di quei poveri genitori? Senza Dio non può che rimanere fissa, immobilizzata, sino alla morte, nell’odio verso l’assassino e nella disperazione. Senza la Carità e la Speranza, che derivano da Lui, tutto si blocca per sempre in un dolore rancoroso, senza uscita. Se Dio esiste, invece, il perdono, la rinascita, hanno una possibilità e la vita terrena di quei genitori può continuare ad avere un qualche senso. Se Dio esiste, la separazione dalla loro figlia è temporanea, non eterna. Se Dio esiste, la tentazione del suicidio può essere respinta.
E quell’uomo? Quel mostro di cattiveria e di malvagità? Se Dio non c’è, compiere il male o subirlo, non cambia nulla. Vivere come Madre Teresa, per usare un altro esempio del cardinal Caffarra, o come Hitler, è equivalente. Invece se Dio esiste, ogni nostra azione ha un peso, un valore, perché ridonda, rimbalza nell’aldilà, perché ha come conseguenza un premio o un castigo, o meglio l’ottenimento dell’obiettivo umano, l’incontro con Dio, con il Bene, o il fallimento. E’ l’aldilà che dà senso all’al di qua; la durata che giustifica l’effimero; l’eternità che rende importante il tempo. Ma se invece, alla fine della vita individuale, c’è una spugna che cancella tutto, l’importante non è fare il bene e sfuggire il male, ma fare ciò che si vuole, ottenere il proprio scopo. E anche se la giustizia umana fa il suo corso, cioè se arriva a punire chi va punito, cosa è la giustizia umana? Non ridarà la vita, né a Sara, né ai suoi genitori, né all’assassino.
Riguardo a quest’ultimo sembra che, se avesse voluto, non lo avrebbero mai catturato. Ma dopo il delitto, ha sentito dentro un qualche barlume di pentimento, di rimorso. Racconta di aver persino pregato, lui che aveva appena ucciso per cupidigia una giovane donna, la madre della purezza, la Madonna. Cosa può essere, il suo rimorso, se non la voce di Dio, flebile flebile, che parla ancora alla sua coscienza? E se Dio non esiste, dove sono la Giustizia, la Verità, il Bene, che la nostra ragione esige e il nostro cuore desidera? Chi le ha messe, queste esigenze, nel cuore di creature capaci nel contempo di questi misfatti orribili? Chi le ha messe nel cuore di quel mostro infame, cui Dio lascia ancora la possibilità di pentirsi e salvarsi? Se Dio esiste, anche il male terreno più atroce, in verità, è destinato a finire. Sara è morta come è morta, ma forse, poco dopo l’atroce sua fine, era già in cielo, per l’eternità, beata. In un luogo “che solo amore e luce ha per confine”. Lì riuscirà a pregare per i suoi genitori e persino per la salvezza di suo zio. Il Foglio, 14 ottobre
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