Che sia tutto un caso? Che il folle gesto di Tartaglia contro Berlusconi, il lancio d’un fumogeno al sindacalista Bonanni e lo sventato attentato al giornalista Maurizio Belpietro siano davvero, come qualcuno presto ipotizzerà, gesti isolati di violenza? Difficile, se non altro perché è da tempo che, a livello politico, l’ingiuria sostituisce la critica e il
fanatismo oscura la dialettica . Le prove son sotto gli occhi di tutti: non esiste paese al mondo nel quale sia concesso apostrofareun Presidente del Consiglio dandogli regolarmente del“
Massone puttaniere”, del “
Re Merda” o dello “
Psiconano”. Non c’è alcuna opposizione parlamentare, eccettuata quella italiana, che, anziché avanzare proposte concrete, si permetta di dileggiare ossessivamente il Premier definendolo “
Hitler” (
Corriere, 23/11/08), “
Mussolini” (Adnkronos, 12/10/09), “
Saddam” (
La Repubblica, 18/09/09), “
Pol Pot” (
Apcom, 10/07/10), “
Ceausescu”
(Il Piccolo, 08/08/09) o “
Videla” (
Ansa, 13/11/08), a seconda dei giorni.
Nella vicina Francia c’è un giornalista freelance che rischia fino a cinque anni di galera per aver osato mettere in rete un fuorionda nel quale il Presidente Sarkozy litiga con un tecnico di una televisione pubblica. In Italia no, tutto questo non sarebbe successo. Da noi è del tutto normale o addirittura meritorio insultare le istituzioni, magari piccandosi d’essere i veri custodi della Costituzione. Da noi fare della filologia giudiziaria da quattro soldi e sollevare settimanalmente accuse di connivenze mafiose - possibilmente inquadrati dalle telecamere Rai e dunque rimunerati da tutti i contribuenti - significa essere eroi del giornalismo, gente tosta .Non conta se si scrivono balle
quotidiane spacciandole per “
fatti”, l’importante è agire, darsi da fare. Come quando, nel ’71, 757 cervelloni firmarono una condanna formale del commissario Calabresi, guarda caso freddato poco tempo dopo.
In questa logica di insinuazioni perpetue e di ostilità preventiva è difatti evidente come l’avversario politico diventi
automaticamente un nemico da eliminare, costi quel che costi. E se sei un giornalista che osa difendere il politico in questione, peggio per te: entri subito nel mirino di qualche pazzo. Il quale, anche se ti capita, com’è successo a Belpietro, sul pianerottolo di casa armato e travestito da finanziere, non potrà mai avere alcuna responsabilità in quanto squilibrato e, poveretto, istigato alla violenza. Il vero responsabile, insomma, è chi sopravvive ad un attentato, non chi lo compie. Questo perché l’ideologia, com’è noto,
impedisce di guardare alla realtà e impone di adeguarla sempre allo schema preconfezionato. Uno schema per cui i buoni stanno da una parte, i cattivi dell’altra. E se non ti dai una mossa per contrastare cattivi, vuol dire che sei uno di loro.