Dopo aver analizzato il fenomeno abortivo sotto l’aspetto costituzionale , giuridico , politico , del rapporto tra norma giuridica e principi religiosi e della sua relazione con il femminismo , mi soffermo sull’ulteriore relazione esistente con l’area politico-culturale di sinistra .
Area che ha costituito la vera e propria culla della vigente legislazione in materia. Una legislazione che , come noto , risale al 22 maggio 1978 e che si è tradotta nella L. 194 . Non a caso , la legislatura che diede origine a tale normativa nacque con un esito assai lusinghiero per le sinistre , con conseguenti riflessi positivi a livello di consistenza parlamentare .
Alle elezioni politiche del 1976 , alla Camera il PCI ottenne il 34,4% , il PSI ( con falce e martello nel simbolo ) il 9,9% , PR , PDUP E DP attorno al 4% nel loro complesso . In pratica , quasi la metà del corpo elettorale votò a sinistra ed il Parlamento nato da quella consultazione era quasi al 50% composto da appartenenti a quell’area politica . Era , quella , un’epoca fortemente ideologicizzata , in cui il corpo elettorale tendeva ad essere condizionato in modo assai sensibile dalle opinioni del partito di appartenenza e del suo leader nonché dal complesso di valori del quale esso era espressione .
L’ideologia comunista , in particolare , si traduce sul piano dottrinario in un movimento o sistema che mira a realizzare l’eguaglianza sociale attraverso la totale comunione delle risorse e dei beni . Il socialismo , poi , è la teoria o il movimento che propugna il possesso ed il controllo dei mezzi di produzione da parte delle classi lavoratrici ( o , comunque , un’importante presenza dello Stato in campo economico , con finalità redistributive ed assistenziali ) per realizzare , mediante una nuova organizzazione della società , l’uguaglianza politica , sociale ed economica di tutti gli uomini .
Il partito radicale è quella forza politica che esalta i valori libertari , la difesa dei diritti civili , il pacifismo e la non violenza . Il minimo comune denominatore delle tre ideologie pare essere la difesa dell’oppresso , vittima delle ingiustizie , della violenza , dei soprusi del privato potente e del potere , degli interessi economici . Ora , come noto l’art. 4 della L. 194 prevede la legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza nei primi 90 giorni persino per ragioni economiche , sociali e familiari , quindi una legalizzazione generalizzata . Ed è pacifico che ciascuno di noi esiste per la ricorrenza di due condizioni : il concepimento e l’assenza di eventi letali durante la gravidanza , tra i quali la sua interruzione volontaria è nettamente il più ricorrente sul piano casistico . Alla luce di ciò , la promozione prima e la difesa ideologica poi di questa legge posta in essere dalla sinistra appare del tutto contraddittoria con i suoi valori di base .
Non a caso Pierpaolo Pasolini ebbe modo di dichiarare nel 1975 ( dunque pochi mesi prima del suo decesso ) che un’eventuale normativa che legalizzasse l’aborto avrebbe legalizzato l’omicidio . Un uomo di sinistra , ma libero da indottrinamenti ideologici , come dimostrato dalle sue ( più celebri rispetto a quella ora ricordata ) prese di posizione su altri temi . Ebbene , è di tutta evidenza che l’art. 4 della 194 deve ritenersi in contrasto con il sopraindicato minimo comune denominatore dell’ideologia radical-social-comunista , in quanto attraverso tale disposizione si legalizza :
a ) l’estremo atto di violenza e di oppressione , in quanto esso si traduce in una soppressione ;
b ) l’ingiustizia più radicale , giacché compiuta ai danni di un soggetto che non lavora , non guadagna , non acquista , non gode di tutela sindacale , non può esercitare il diritto di sciopero ;
c ) una pratica caratterizzata da forti interessi economici , tanto più rilevanti in considerazione della sua notevole diffusione , che prevalgono sull’esigenza di base del singolo , quella di nascere .
Ad analoghe conclusioni si deve giungere con riferimento all’art. 5 della l. 194 , che attribuisce alla donna ( anche coniugata ) il potere di assumere in via esclusiva la decisione abortiva . Come si può invocare l’uguaglianza dei cittadini e farsi propugnatori di una discriminazione sessista radicale e incidente su una decisione di fondamentale , anzi vitale , importanza ? Le motivazioni di merito utilizzate dalle sinistre a sostegno di questa netta presa di posizione , che ha dato origine alla disciplina vigente in materia e che ne ispira la difesa , poi , sono non solo contraddittorie ma , da un lato , sin troppo evidentemente fragili e , dall’altro , tali da mascherare finalità ed interessi assai poco nobili .
Negli ultimi anni abbiamo sentito ripetere in continuazione che la 194 avrebbe ridotto il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza . Non occorre essere dotati di un quoziente intellettivo particolarmente elevato per rimanere fortemente perplessi di fronte a questa asserzione . Provate a immaginare quali sarebbero in una comunità gli effetti della depenalizzazione dell’omicidio .
Qualcuno di voi ritiene che essa determinerebbe una progressiva riduzione delle morti violente ? Il calo degli aborti , se fosse reale , sarebbe ovviamente determinato dalla forte diminuzione delle gravidanze , figlia anche del sempre più massiccio impiego di preservativi e anticoncezionali . In realtà , percentualmente si stima un 25% di gravidanze interrotte in modo volontario , dato sostanzialmente invariato in questi trent’anni .
Un’altra leggenda è quella della diminuzione degli aborti clandestini che conseguirebbe dall’entrata in vigore della 194 , la quale avrebbe garantito la trasparenza della pratica abortiva . Una piaga , in realtà , tutt’altro che in declino , già in considerazione degli aborti che vengono eseguiti in violazione dei presupposti della stessa 194 , segnatamente , anzitutto :
-dell’art. 6 lettera b ( oltre il terzo mese di gravidanza , in assenza di processi patologici che determinino realmente un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna ) ;
-dell’art. 12 ( nei confronti di una minorenne , senza aver ottenuto il consenso di genitori , tutore o Giudice tutelare e senza che ricorrano ragioni di urgenza a motivo di un grave pericolo per la salute della interessata ) . Violazioni figlie di un clima di lassismo generale introdotto ed avallato dalla normativa in oggetto .
E , pur nell’ovvia assenza di dati ufficiali riguardanti un fenomeno clandestino , sembra che esso non sia per nulla in diminuzione . Assai fragili sono pure le motivazioni economico-sociali addotte a giustificazione della disciplina vigente . La circostanza che in Irlanda , paese con una virtuosa legislazione in materia , vi sia un tasso di natalità quadruplo rispetto a quello che si registra in Francia , secondo paese dell’UE nella specifica graduatoria e nel quale opera lodevolmente un significativo intervento statale a sostegno della maternità , dimostra come l’aborto non sia un fenomeno fisiologico accentuato da ragioni sociali , ma culturale .
Le madri irlandesi sembrano essere convinte che i figli si debbano far nascere , anche perché illuminate da una grossa sensibilità verso la fede cattolica , ancor viva nella splendida ( non solo sotto il profilo geografico ) isola nella quale vivono . Una fede che , per l’appunto , illumina le menti e che consente di comprendere nitidamente ciò che la logica conferma , in spregio alla insensata contrapposizione fede-ragione . Non è un caso che le normative più restrittive in materia siano adottate in paesi cattolici ( si veda in dettaglio il mio articolo pubblicato sul numero del 31-1-2010 ) . In realtà , anche nello specifico tema in oggetto , la sinistra dimostra di rappresentare un’area culturale crollata nelle sue contraddizioni e svuotata di contenuto , con riflessi anche di carattere politico .
Le percentuali di voto citate in apertura appartengono al passato remoto del nostro paese , se è vero che alle consultazioni europee dello scorso anno i partiti di sinistra sono scivolati al 32% , considerato che IDV di Di Pietro appartiene in quello stesso contesto continentale al gruppo liberal-deomocratico ( presentando affinità con l’area di sinistra solo in chiave antiberlusconiana ) . Quella cultura non è espressione di una maggiore sensibilità verso le esigenze della più debole , inverosimilmente identificata nella madre e non nella figlia ( o nel figlio ) che la prima deve poter liberamente decidere di sopprimere , senza che lo Stato possa opporsi e svolgere alcun funzione di tutela della vita umana .
Tale cultura risente , piuttosto , di un’impostazione nichilistica , rafforzata da esigenze elettoralistiche , purtroppo generali nel campo politico e dirette , nella fattispecie , a premiare gli interessi di comodo dell’elettore rispetto al diritto alla vita del non elettore . Un’impostazione che trasuda di un laicismo intollerante e anticlericale che sconfina nell’ateismo militante , il quale ultimo ha , peraltro , il suo leader istituzionale nell’attuale Presidente della Camera , teorico dell’incompatibilità tra norma giuridica e principi religiosi ( come precisato in dettaglio nel pezzo pubblicato nel numero del 31-3-2010 ) , affermata in diversi suoi discorsi ( per tutti quello di Monopoli del 13-5-2009 ) pronunciati nella significativa veste di vertice di uno dei due rami del potere legislativo .
Non a caso si è registrata negli ultimi tempi una trasmigrazione dei pochi cattolici che militavano nel versante sinistro dello scenario politico nazionale verso altri lidi , il che non è del tutto positivo , giacché la loro presenza in quell’area rendeva meno plausibile la promozione da parte della stessa di soluzioni atte a realizzare derive zapateriste nel nostro paese . Il vero impegno sociale a favore del più debole , in realtà , non è quello esercitato da quel mondo (contraddittorio , allo sbando e privo di punti di riferimento etici ) ma è quello svolto , ad esempio , dei Centri di Aiuto alla Vita , gravitanti , come noto , nell’ambito del Movimento per la Vita , che supportano materialmente e psicologicamente le donne in difficoltà scongiurando alla società e , ancor prima , a loro ed ai loro figli la soppressione di un essere umano .
Tutto ciò in attesa che lo Stato svolga la propria funzione e assuma le sue doverose responsabilità. Perché ciò avvenga , la via abrogativa referendaria deve ritenersi l’unica praticabile , quale unico strumento per travolgere la legislazione abortista italiana , alla luce delle caratteristiche del nostro ordinamento .
Ciò considerati il pericolo ( in realtà sopravvalutato , sondaggi alla mano e stanti il mutamento del quadro politico e la maggior indipendenza dei cittadini rispetto ai partiti ) di impopolarità che presentano agli occhi del mondo parlamentare nuovi interventi legislativi anche solo restrittivi in materia e la mancata previsione da parte dei costituenti e dei legislatori successivi :
a ) di un diritto alla nascita , che avrebbe dovuto essere inserito tra quelli inviolabili di cui all’art. 2 della Carta e che avrebbe legittimato e legittimerebbe un intervento della Corte Costituzionale avverso la 194 e leggi analoghe;
b ) di un diritto di veto ( vincolante e ripetibile , a differenza della facoltà generale riconosciuta dall’art. 74 Cost. ) da parte del Presidente della Repubblica nei confronti di leggi contrarie ai diritti dei non elettori , soggetti dal cui consenso i Parlamentari non dipendono , ed ispirate agli interessi di comodo degli elettori .
Ecco perché il 18-7-2009 , dopo aver riscontrato l’esito delle ultime elezioni europee , sul sito www.ladestrabergamo.it , che mi ha gentilmente ospitato pur non essendo iscritto a quella come a nessun altra formazione politica , ho pubblicato un pezzo ( allegato al numero di riscossa cristiana del 31-12-2009 ) con il significativo titolo “ Una proposta di iniziativa concreta a favore della vita “, con il quale , per l’appunto , intendevo farmi promotore dell’iniziativa referendaria .
Da tale intervento nacque il 28-9-2009 il sito www.no194.org , il primo sorto con quello specifico obiettivo , nel quale fu riportato il giorno stesso l’originale manifesto dell’operazione a firma del sottoscritto ( il cui file storico è stato riportato in calce all’articolo pubblicato sul successivo numero del 31-1-2010 ) . Un sito attraverso il quale vi invito ad aggiungere la Vostra adesione al comitato alle oltre duecento che già sono ivi riportate , nel quadro di un più vasto consenso che l’iniziativa sta riscuotendo , grazie al lodevole impegno di molti , tra i quali va annoverata la presente rivista a cui ho l’onore di collaborare . Pietro Guerini, su riscossacristiana.it
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