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Anzani, vicepresidente MpV, mi risponde
Di Francesco Agnoli - 21/09/2010 - Bioetica - 1219 visite - 0 commenti

Il mio articolo sul MpV (http://www.libertaepersona.org/dblog/articolo.asp?articolo=2009) non è stato un parto facile. Viene dopo anni e anni di testimonianze, di racconti, di cose viste a quattr'occhi. Mi è dispiaciuto attaccare un uomo, Casini, che ha certamente tantissimi meriti. Eppure non potevo fare altro: di fronte al MpV reso sempre più ininfluente culturalmente, trasformato sempre di più in una proprietà privata,  in cui personaggi "mitici" venivano espulsi, emarginati, vilipesi, senza che nessuno potesse fare nulla, bisognava parlare. Anche perchè a Casini avevo scritto personalmente, invitandolo a una maggior collegialità e a non cacciare in malo modo i fondatori stessi del MpV. Senza risposta. Come senza rispta sono rimasti altri, ben più seri di me.

Dopo il mio articolo, in cui ho taciuto moltissime cose scabrose, economiche e non solo,  Giuseppe Anzani ha scritto sul Foglio per ribattere alle mie affermazioni. L'articolo di Anzani in verità, non affrontava alcuno dei punti salienti e delle critiche da me fatte, ma inanellava una imprecisione sopra un po' di retorica e null'altro. Per questo gli ho risposto:

Giuseppe Anzani, vicepresidente del Movimento per la Vita (MpV), ha replicato sul Foglio alle mie riflessioni, impostando il discorso sul fatto che Agnoli “non fa parte del movimento per la vita” e che se invece sapesse… Purtroppo Agnoli fa parte del MpV e ne conosce la storia, sin dalle origini, per tradizione familiare. Ne fa tanto parte che mentre veniva catechizzato da Anzani, riceveva in contemporanea l’ingiunzione immediata: espulso! Non avevo dubbi: il mio articolo infatti era nato appunto perché stanco di vedere che il presidente Casini dedicasse il suo tempo ad espellere o emarginare fondatori, co-fondatori, dirigenti storici…

Mi fa però piacere che a rispondere sia proprio Anzani, che molte voci autorevoli danno per “prossimo presidente”. Prossimo presidente? Come, e le elezioni? Lo stesso Anzani presenta il MpV come un capolavoro di democrazia. Agnoli, invece, sa bene, come tanti, che le elezioni non sono sempre state limpidissime; che vi sono persone che esordiscono dai vertici, cooptate dall’alto; conosce anche le trame con cui fu emarginato il fondatore stesso del MpV, Francesco Migliori, ed altro ancora...

Ma perché, in molti, mi dicono: “guarda che Anzani è il prossimo presidente”? Perché la tecnica è semplice: il presidente Casini è colui che di fatto decide chi deve incontrare il cardinal X, chi il politico Y, chi parlare al Quarenghi, chi altrove, nelle occasioni importanti. Quando la base inizia a vedere che Anzani è oratore qua e là, su e giù, non tarda a chiedersi: forse Casini sta lanciando il suo successore? E allora ben venga il dialogo con Anzani.

A lui ribadisco la mia stima per i Cav e i volontari: sono il cuore del MpV. Persone fantastiche. Non c’è bisogno che mi si inviti a vedere le foto dei “centomila bambini salvati”. Soprattutto perché quei bambini sono stati salvati in primis dai CAV, dal Progetto Gemma e dal telefono SOS vita: non da Casini, né da Anzani, né da me. CAV, SOS vita e Progetto Gemma, lo ribadisco, fondati e a lungo guidati dalle persone che oggi Casini minaccia di espellere. Come fa allora Anzani ad imputarmi di non vedere cosa fa di buono il MpV, quando racconto che proprio coloro che hanno creato le iniziative concrete più efficaci, sono oggi messi alla gogna? Non si girano così, le frittate.

L’occasione della lettera di Anzani è ghiotta per ricordare che attribuire il “successo” della legge 40, elevata a dogma di fede, ad un solo uomo, Carlo Casini (come fa Anzani), è pura mitologia. Nel MpV si racconta questa bufala per legittimare ogni decisione del presidente. Eppure Alessandro Cè, che ebbi la fortuna di conoscere, fu colui che introdusse nella legge i diritti del concepito e non era un seguace del MpV, bensì un leghista (in contatto, addirittura, con alcuni “dissidenti” del MpV). Mentre l’on. Alfredo Mantovano, uno dei registi della legge, non era un estimatore del MpV, bensì, da anni, un suo puntiglioso critico.

Ma se fosse vero che è stato “tutto merito di Casini”, e del suo ruolo politico, come mai in tanti anni il MpV italiano ha perseguito una ed una sola carriera politica, e sempre quella? Passando all’attualità, perché Casini non ha dissentito pubblicamente, ma solo “all’ interno”, dall’appoggio dato dal suo partito, l’Udc, alla super abortista e pro eutanasia Mercedes Bresso? Perché “Sì alla vita” n.2/2010 ha dedicato un ampio articolo contro la Bonino, candidata in Lazio, e neppure due righe alla Bresso, candidata in Piemonte, ben più pericolosa e data per vincente? Perché, dopo la vittoria di un sincero pro life come Roberto Cota, Casini, invece di esultare, ha cercato di espellere i responsabili storici del MpV del Piemonte, rei di averlo sostenuto? Infine perché Casini continua a proteggere il tentativo del suo fedelissimo Valter Boero di dividere senza successo il MpV piemontese, ben sapendo che costui, essendo anch’egli dell’Udc, ha fatto apertamente campagna elettorale per la Bresso, nei movimenti e nelle parrocchie? Vuole veramente farci credere ancora, caro Anzani, che è questa la politica che serve al Mpv? Il Foglio, 21/9/2010

 

La lettera di Anzani:

 

di Giuseppe Anzani, vicepresidente del Movimento per la Vita

Tratto da Il Foglio del 18 settembre 2010

Sul Foglio del 16 settembre Francesco Agnoli scrive critiche aspre verso il Movimento per la Vita. Sembra squalificarlo sul versante “pro life” in nome della verità, tutta la verità, e lo commisera, lo dice agonizzante. Prontamente, il sito dei radicali italiani sul Web pubblica, diffonde. Vita contro vita, che cosa ghiotta. Agnoli, che non fa parte del MpV se la prende con la presidenza di Carlo Casini troppo longeva, con gli organi direttivi, e suggerisce di fare le “primarie”. Ignora, il critico, che nel MpV si fanno non solo le primarie, ma anche le secondarie e le terziarie; che il presidente è eletto da un consiglio direttivo, il quale è eletto da un’assemblea nazionale, i cui membri sono eletti in sede locale, insieme con i presidenti regionali eletti perifericamente. Più democrazia di così. Quei quattro o cinque che Agnoli cita e che non fanno più parte del direttivo del Mpv, non ne fanno più parte semplicemente perché non sono stati più eletti. Saranno insigni, ma non sono stati più eletti. Se hanno fondato un Comitato, dove non è necessario essere eletti, e l’hanno chiamato “verità e vita”, buon per loro; e speriamo sia buono anche per la vita e per la verità; ma non possono pretendere di confondere la gente sul fatto che loro siano la stessa cosa del MpV, o anzi il “vero” MpV.

Circa le critiche personalizzate contro Carlo Casini per la sua partecipazione alla vita politica, solo una malevolenza ottusa può ignorare che proprio per la presenza e l’attività instancabile di questo uomo nel Parlamento italiano e nel Parlamento europeo la difesa della vita ha raggiunto risultati e traguardi che sarebbero parsi insperabili. Un esempio culminante è la formulazione della legge 40 sulla procreazione assistita, che ha posto fine alle pratiche selvagge della provetta. Proprio su alcune sue espressioni la Corte Suprema ha di recente poggiato un importante dictum sulla soggettività giuridica del concepito ancor prima della nascita. Ma è proprio sulla legge 40 che si registra da tempo uno dei punti di violento attacco contro il Mpv da parte del Comitato verità e vita, che vorrebbe cancellata quella legge, quasi fosse compromissione della coscienza e dei valori non negoziabili.

Per paradosso, la cancellazione è l’identico obiettivo che i radicali sostennero in sede referendaria, e che la Consulta bocciò dicendo che era “costituzionalmente necessario” l’impianto di una legge protettiva della vita contro gli arbitri della provetta. Similmente quel Comitato rifiuta in radice ogni discorso sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, trascurando che dopo il caso Eluana l’assenza di norme protettive della vita è un silenzio che facilita l’arbitrio. Qui dunque è il divario profondo: il MpV sente la vocazione ad operare nella storia, nella concretezza quotidiana, nel soccorso reale fino al limite del possibile, nella testimonianza di amore alla persona.

In questo si spende, si affatica, investe la speranza, e nelle sue sedi non riempie scaffali e pareti di trattati e di striscioni, ma di storie di vite aiutate, di vite salvate. C’è un fervore di iniziative che coinvolge anche il volontariato giovanile, la formazione di nuove leve, la preparazione culturale, la generosità operosa. Agnoli, che non fa parte del MpV questo non lo sa e non lo vede, e siccome non lo vede dice che non c’è. Eppure la verità, di solito, si scopre andando a vedere, e dopo aver visto, a pensare. Ma venga a vedere Agnoli, anche lui, qualche volta, dopo aver scritto e detto; abbiamo nei nostri centri, invece di centomila parole, centomila foto di centomila bambini salvati

 
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