Shakespeare nel suo Enrico VI faceva dire al Duca di Bedford che «
gli ospiti non invitati sono sempre più graditi quando se ne vanno».
I suoi conterranei del XXI secolo avrebbero, quindi, ragione di mostrarsi infastiditi rispetto alla visita di Benedetto XVI, se non fosse per un piccolo particolare. Il Santo Padre non ha chiesto di andarli a trovare. E’ stato invitato. Così il Papa dovrà sperimentare la rude inospitalità degli inglesi.
Hanno cominciato due atei combattenti, il prof. Richard Dawkins, docente di Oxford, e Christofer Hitchens, celebre giornalista autore del best seller “Dio non è grande”, chiedendo l’arresto del Pontefice per crimini contro l’umanità, non appena quest’ultimo atterri in Gran Bretagna. Il precedente invocato è quello dell’arresto dell’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, quando toccò il suolo britannico nel 1998.
Dawkins e Hitchens hanno incaricato gli avvocati Geoffrey Robertson e Mark Stephens, legali esperti nella difesa dei diritti umani, di procedere contro Benedetto XVI in ordine alla sua asserita complicità, quando rivestiva la carica di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, negli episodi di pedofilia commessi da religiosi. I due avvocati, contestando la possibilità che il Papa possa avvalersi dell’immunità diplomatica –in quanto la Santa Sede non sarebbe uno stato riconosciuto dalle Nazioni Unite –, hanno valutato la possibilità di richiedere al Crown Prosecution Service l’avvio di un procedimento penale a carico di Joseph Ratzinger.
In alternativa, c’è l’ipotesi di iniziare un’azione civile, oppure di deferire il caso alla Corte Penale Internazionale.
«Questo è un uomo», ha inveito l’esimio Prof. Dawkins, «i
l cui primo istinto, quando i suoi preti sono stati scoperti con le mutande abbassate, è stato quello di coprire gli scandali e di intimare alle giovani vittime il silenzio». «
Quest’uomo», gli ha fatto eco Hitchens, «
non è al di sopra della legge; la pedofilia è un reato penale e non si può liquidare con riti di contrizione o risarcimenti da parte della chiesa, bensì attraverso la giustizia e scontando le relative pene».
I due confidano di trovare in Gran Bretagna un giudice sensibile, come quello che l’anno scorso, su richiesta di attivisti pro-palestinesi, ha emesso un mandato di cattura a carico di Tzipi Livni, ex Ministro degli Esteri israeliano, per le asserite atrocità commesse durante l’operazione militare nella striscia di Gaza, denominata “Piombo Fuso”. Il mandato fu ritirato dopo che la Livni ha deciso di rinunciare al suo viaggio a Londra.
Negli ultimi mesi le cose per il povero Benedetto XVI, si sono messe persino peggio. Nel frattempo, infatti, si è costituito un coordinamento tra tutte le forze che si oppongono alla visita papale, denominato “Protest the Pope”, il quale si è fatto promotore di diverse iniziative, tutte reperibili sul sito web protestthepope.org.uk. Del coordinamento fanno parte le principali associazioni laiche britanniche, tra cui Atheism UK, la British Humanist Association, il Central London Humanist Group, il Council of ex-Muslims of Britain, i Doctors4Justice, la Gay & Lesbian Humanist Association, la Humanist Association of Northern Ireland, la Humanist Society of Scotland, l’International Humanist and Ethical Union, il Liverpool Humanist Group, i Marches Secularists, la National Secular Society, il North London Humanists, la One Law for All, il gruppo OutRage!, il Plymouth Humanist Group, il Richmond upon Thames LGBT Forum, le Southall Black Sisters, la Women Against Fundamentalism, ed i Young Freethought.
In meno di tre settimane sono riusciti a raccogliere venticinquemila firme in calce ad una petizione inviata al governo britannico per chiedere non solo che venisse cancellata la visita papale, ma anche che lo stesso Pontefice venisse ufficialmente definito «unsuitable guest of the UK government» (ospite indesiderato), affinché non gli fosse consentito di proferire pubblicamente le «harsh, intolerant views and the practices and policies of the Vatican State».
Seguono materiale e gadget appositamente confezionati contro la visita, come una T-shirt con la scritta “Pope Nope” (No al Papa!), che verranno utilizzati nella “Big March” che si terrà il 18 settembre, al clou della visita londinese di Benedetto XVI. Si tratta di una processione laica che partirà da Hyde Park Corner, dove all’una e mezza è prevista un’assemblea, per raggiungere, due ore più tardi, la sede del Primo Ministro al numero 10 di Downing Street, dopo aver attraversato Piccadilly Circus, Haymarket, Trafalgar Square e Whitehall.
La notte prima della “Big March”, è invece prevista una veglia laica dalle sette di sera a mezzanotte circa, celebrata da Peter Tatchell il noto attivista gay per i diritti degli omosessuali. Una «secular revelry», in pieno stile laico, in cui si distribuiranno cibo e bevande, si danzerà, si ascolterà musica e, soprattutto, si offenderà il Santo Padre al grido di “Nope Pope” (questo il programma ufficiale). Due ore prima dell’inizio della veglia, invece, il gruppo The Richmond Coalition Against The State Visit protesterà, dalle cinque alle nove di sera, davanti alla St. Mary’s University College di Twickenham, dove è prevista la presenza del Papa. I più facinorosi hanno pure pensato di bloccare la strada al corteo che accompagnerà il Pontefice.
Lì davanti all’università, peraltro, quelli della Richmond Coalition Against The State Visit troveranno un altro gruppo di contestatori: si tratta di alcuni residenti del quartiere, che protesteranno per il fatto che la loro zona verrà offesa dalla presenza di un Papa. Non credo esistano simili precedenti nella storia delle visite papali. Neppure quando un Pontefice si sia recato in terra infidelium.
Questa villana reazione, i cui toni esacerbati rasentano il ridicolo, non fa davvero onore al popolo inglese. Benedetto XVI, però, non è uomo che si possa facilmente intimidire. Il Papa, infatti, si recherà a Londra come Vicario di Cristo, e se là non fosse accolto, o se le sue parole non venissero ascoltate, si limiterà, secondo l’esortazione evangelica, ad uscire da quella città, scuotendo la polvere dai suoi calzari. Il Signore, del resto, ha promesso che «n
el giorno del giudizio la terra di Sodoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città» (Mt. 10.15). Il paragone delle due antiche località bibliche non potrebbe essere più azzeccato.
Nessun commento trovato.
I commenti sono disabilitati.