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Intervista alla scoperta della realtà delle famiglie numerose
Di Giulia Tanel - 09/09/2010 - Interviste di Liberta e Persona - 2138 visite - 0 commenti

Riportiamo una breve intervista che Libertà e Persona ha fatto ai coniugi Spitaleri, che sono i coordinatori regionali per il Trentino Alto Adige (nonché membri del Consiglio Nazionale) dell’Associazione Famiglie Numerose. Molto importante è sottolineare come sia la coppia ad assumere l’incarico, e non la singola persona: la condivisione è infatti vista come un valore fondamentale, il punto di partenza in ogni dimensione della vita quotidiana.

Per prima cosa, ci potreste spiegare brevemente che cos’è l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose e quali requisiti bisogna avere per entrare a farne parte?

L’Associazione è nata dall’esigenza pratica di alcune famiglie numerose, che si sentivano discriminate nella vita di tutti i giorni. Come, per esempio, quando si viene additati per strada, oppure ci si sente rivolgere − con aria di commiserazione − la domanda: “Ma sono tutti vostri?”. La gente è piena di pregiudizi... Da qui è sorta l’idea di fondare l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose: dal desiderio di trovarsi con persone che condividono gli stessi valori, tra cui quello fondamentale di apertura alla vita.
Il fine che la nostra Associazione si propone è quello di dimostrare che avere famiglie numerose non solo è una realtà possibile, ma è anche una cosa molto bella e che va sostenuta.
Il primo passo per aderire è riconoscersi nella Carta dei valori della nostra Associazione. In secondo luogo è necessario avere dai quattro figli – naturali o adottivi − in su. In realtà nelle altre Associazioni europee il numero minimo di figli richiesti è fissato a tre, e di conseguenza anche noi finiamo con l’accettare anche le iscrizioni di famiglie composte da cinque membri. Però nell’idea originale di fissare il numero discriminante di figli a quattro, c’era la considerazione prettamente pratica per cui chi ha tre figli può girare con una normale macchina famigliare da cinque persone, mentre chi ne ha quattro è inevitabilmente costretto ad acquistare una macchina di grosse dimensioni, che comporta uno sforzo economico maggiore.

Quali sono le principali azioni che svolge l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose?

La prima e più importante azione è quella di creare amicizia fra le famiglie. Da questa base, poi, deriva la voglia di incontrarsi per confrontarsi sulle difficoltà e per sostenersi a vicenda.

Inoltre l’Associazione cerca di promuovere in Italia delle leggi pro-famiglia. Nel nostro Paese, purtroppo, gli unici interventi che si compiono in favore delle famiglie sono di tipo assistenzialistico, quindi attraverso un’azione a posteriori. Invece il punto da cui partire è la famiglia come soggetto, cercando non di penalizzarla, bensì di favorirla.

In Italia quante sono le famiglie iscritte alla vostra Associazione? E in Trentino Alto Adige?

A livello nazionale si sono superate proprio in questi giorni le 10.000 famiglie iscritte, con una media di otto persone per famiglia.
In Trentino Alto Adige, invece, le adesioni si attestano attorno alle 250 famiglie.

Quali sono i principali campi d’intervento in cui si esplica il lavoro dell’Associazione?

Il campo d’azione fondamentale è quello della promozione, a livello culturale, di un’apertura verso la vita e la famiglia.
La conseguenza di tale cambiamento culturale dovrebbe concretizzarsi, in seguito, in un’azione legislativa a favore delle famiglie. Infatti, in Italia sono in vigore moltissime leggi che penalizzano chi ha più di un figlio. Un esempio molto banale, ma significativo, è quello dei contatori di luce, gas e acqua potabile. Nel consumo elettrico, nella fattispecie, il primo scaglione di consumo a tariffa sociale si attesta a 900 kW. Se si supera questo tetto, il costo del kW/h passa indicativamente dai 5,70 centesimi ad un massimo di 20,10 centesimi. La stessa logica vale per le tariffe del gas e dell’acqua potabile. Queste, infatti, sono le tariffe nate con l’austerity imposta dal governo italiano negli anni Settanta per il risparmio di energia, e dietro a tali politiche c’è l’idea, di per sé corretta, che “chi spreca, paga”. L’unico problema di questo sistema vigente è che non tiene affatto conto di quante persone ci sono dietro ad un contatore. Perché è vero che magari una singola famiglia arriva a consumare molto, ma se poi si divide il dato finale per il numero di componenti della famiglia, allora spesso risulta che il consumo effettivo pro-capite non è affatto elevato, anzi.

Inoltre, le leggi dovrebbero tenere conto del fatto che i figli sono un bene per l’intera società: saranno i nostri figli che un domani ci pagheranno le pensioni. Ma, per restare al presente, è doveroso sottolineare come, se non ci fossero figli, non ci sarebbero neanche consumi, e quindi tutto il sistema lavorativo non servirebbe pressoché a nessuno… con conseguenze ovviamente devastanti per l’intera economia.

In Italia c’è una media di figli per donna molto bassa, largamente insufficiente per coprire il ricambio generazionale. Secondo voi quali sono le principali cause di questo fenomeno?

Sicuramente c’è un fondo culturale che non aiuta: si insegue a tutti i costi l’edonismo. L’apertura verso l’altro viene vissuta come un venire meno della propria libertà. Ovviamente questa è un’idea profondamente sbagliata, ma per arrivare a dire che i figli sono una gioia, e non una rinuncia, bisogna sperimentarlo sulla propria pelle.
In seconda istanza c’è un’indefinita paura verso il futuro, e questo proprio perché non ci sono politiche a sostegno della famiglia. Oggi, per riuscire ad arrivare alla fine mese è necessario che entrambi i genitori lavorino. La lotta lavoro-famiglia è una questione molto spinosa. E’ infatti emerso chiaramente da alcune recenti ricerche che, se ci fosse una reale possibilità di scegliere, molte donne farebbero volentieri il secondo o il terzo figlio, ma la paura le blocca. Lo Stato dovrebbe riuscire a garantire alle madri la possibilità di curare i propri figli, cosa che purtroppo fino ad ora non si è verificata.
Noi in Trentino Alto Adige abbiamo delle leggi regionali e provinciali a tutela della famiglia, siamo quindi più fortunati rispetto al resto d’Italia.
La politica che si dovrebbe attuare sarebbe quella di dare un assegno famigliare ad uno dei genitori, in modo tale che possa rimanere due o tre anni a casa, dopo la nascita del proprio figlio. Dando questa forma di agevolazione, lo Stato arriverebbe a spendere una somma pari a quella che investe nei nidi, però nel contempo si avrebbero due valori aggiunti: quello di incentivare le nascite e quello di poter seguire i bambini nei primi anni di vita con la dovuta attenzione.

Data la vostra esperienza, quali sono le maggiori esigenze delle famiglie italiane?

La difficoltà più grande è quella di affidare i propri figli, a livello educativo, a delle istituzioni che molto spesso si rivelano poco affidabili, dotate di scarse competenze. Oggigiorno la scuola è messa molto male…

Tanti figli… come si fa ad arrivare alla fine del mese?

Sicuramente bisogna prestare molta attenzione al denaro: molto spesso le mogli e madri delle famiglie numerose sono delle piccole manager…

Si fa la spesa tenendo d’occhio le offerte, aspettando le svendite, ma senza drammi.
Per venire incontro alle esigenze delle famiglie numerose, la nostra Associazione ha organizzato i GAF, ossia i “Gruppi acquisti familiare”, e promosso convenzioni commerciali locali e nazionali. Naturalmente non è una a gara a chi ha più figli: la scelta deve essere fatta alla luce di una paternità e maternità responsabile.

In un’ottica cristiana, poi, c’è da dire che anche nella gestione prettamente economica della famiglia la Provvidenza interviene spesso…
Comunque fondamentale rimane il cercare di ottimizzare le risorse. E’ ovvio che si è costretti a fare delle piccole rinunce, le quali però impallidiscono di fronte alle molte cose belle dettate dall’avere tanti figli. Per esempio, se si hanno otto bambini si farà loro un regalo a testa, mentre un figlio unico probabilmente ne riceverà otto tutti per sé. Ma se si insegna ai bambini a condividere le proprie cose, alla fine anche gli otto fratelli finiscono con l’avere otto regali diversi…
In riferimento a questo, è molto significativa la frase di un figlio di una delle nostre famiglie: “Non avrei mai voluto un paio di Nike al posto del mio fratellino”. Questa affermazione è stata scelta come introduzione al libro pubblicato dalla nostra associazione: “Tutti Vostri? Viaggio nel modo delle famiglie numerose” (Ed. Messaggero Padova, pp. 188, 12 euro).

Insomma, quando si è in tanti bisogna essere oculati: si punta a comprare quello che si può, e non quello che si vuole.

Per concludere, un’ultima domanda più personale. Voi avete una famiglia numerosa… perché, nonostante le innegabili fatiche e difficoltà, avere tanti figli è bello?

Semplicemente perché così la giornata viene totalmente riempita dagli affetti. I tuoi figli condividono con te e con gli altri la loro vita, ed è stupendo vedere come maturano i valori che gli hai trasmesso, costruendosi una propria autonomia.

Grazie mille per la disponibilità e buon lavoro!

Per conoscere meglio la realtà dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose consigliamo di visitare il sito internet: http://www.famiglienumerose.org.

 
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