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Ma si sono messi d’accordo tutti quanti per farlo fuori? Il dubbio, contando il numero di militanti dell’Italia dei Valori che in pochi anni si sono dissociati dalla linea di Tonino, viene spontaneo. I primi della lunga serie sono stati, nel 2004, Elio Veltri (già cofondatore dell’Italia dei Valori), Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, che hanno querelato Di Pietro a causa del rimborso, a loro dire poco chiaro e soprattutto poco equo, della campagna elettorale delle europee. L’avvocato Mario Di Domenico, anche lui tra i fondatori dell’Italia dei Valori, non solo si è allontanato da Di Pietro, ma ha pure scritto un libro sull’ex amico intitolato “Colpo allo stato”, una sorta di biografia proibita del magistrato più famoso d’Italia per la quale ai tipi “Koinè Nuove Edizioni” sono già giunte, ancor prima della pubblicazione, diverse diffide da parte degli avvocati di Tonino. Ha lasciato l’Italia dei Valori anche Wanda Montanelli, già coordinatrice donne del partito, chiedendo vanamente spiegazioni sul destino di 600 mila euro iscritti negli ultimi bilanci del partito. E ora tocca all’eurodeputato Pino Arlacchi, sociologo amico di Falcone e Borsellino, anche lui iscritto all’Italia dei Valori ed autosospesosi dal partito in seguito alle contestazioni intimidatorie a Schifani. Dice di Di Pietro:«La sua deriva estremista mi preoccupa da tempo». Avanti il prossimo.