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Lei ha la veritą in tasca!
Di Rassegna Stampa - 03/09/2010 - Cultura e religione - 1332 visite - 0 commenti

Su karamazov.it è comparsa una tipica frase che a molti cattolici è capitato di sentire ogniqualvolta abbiano difeso una loro convinzone: "Come tutte le persone che appartengono a un credo religioso, lei é convinto di avere la veritá in tasca e di poterla brandire come una clava contro chi la pensa diversamente. La religione é intrinsecamente intollerante perché prevede l’esistenza di una veritá assoluta che solo i credenti posseggono. Personalmente preferisco il dubbio, anche il dubbio etico. L’etica laica é l’etica del dubbio e non puó presentarsi come veritá assoluta, perció costringe chi la segue a rimettere costantemente in gioco le proprie convinzioni e ad accettare il confronto, accontentandosi di veritá provvisorie".

Magistrale la risposta del moderno Karamazov:

 L'idea che vi sia una sorta di equivalenza tra religione e intolleranza, e che laicismo sia sinonimo di dubbio e tolleranza, é il piú falso, oltre che il piú radicato, dei pregiudizi della modernitá. Da Robespierre in poi, il laicismo, nelle sue svariate declinazioni politiche e sociali, non ha mai avuto esitazione a tagliare teste, certissimo della propria missione di promozione del progresso e della pubblica moralitá. L’ideologia del dubbio, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, come la definí il cardinale Biffi, quando si traduce in azione politica abbandona immancabilmente qualunque incertezza e tentazione relativista.

Basterebbe ricordare quella forma di laicismo, il socialismo reale, che per quasi un secolo ha instaurato in piú della metá del globo un gigantesco sistema carcerario, in cui il livello di intolleranza, di sopruso, di annichilimento dell’essere umano non ha uguali nella Storia. E’ un vero peccato che i vari carnefici dell’ateismo di stato, come Stalin, Mao o Pol Pot, prima di massacrare decine di milioni di persone, non fossero sfiorati dal dubbio di fare la cosa giusta. E i loro eredi politici, come Castro o Chavez (personaggi, va ricordato, riveriti e omaggiati dai maitre a penser del laicismo nostrano, come Gianni Vattimo), non si puó certo dire che “rimettano costantemente in gioco le loro convinzioni” o che brillino in fatto di tolleranza e di rispetto dei diritti umani (dei dissidenti politici torturati e uccisi nelle prigioni cubane si é ormai perso il conto).

Se questi riferimenti le sembrano inappropriati, parliamo allora di altre manifestazioni dell’ideologia laicista nell’Occidente democratico, piú innocue almeno all’apparenza, come il pacifismo, l’ambientalismo, il multiculturalismo, il movimento abortista o quello per i diritti degli omosessuali. Sono le molteplici forme di un moralismo ossessivo che non nutre dubbi di sorta sulla giustezza delle proprie posizioni e che certamente non si distingue per la sua tolleranza nei confronti di coloro che individua come gli avversari da demonizzare e da abbattere con ogni mezzo, fino alla legittimazione della violenza fisica e verbale. Non trova sia paradossale che chi un attimo dopo averci assicurato che non esiste una veritá assoluta e che é un intollerante chi sostiene il contrario, afferma che un’etica certamente esiste (la sua) e lancia anatemi contro chi non si adegua? Un paradosso smascherato dal genio di G.K. Chesterton, il quale nel capolavoro Ortodossia scrive che il cristiano non dubita della veritá, ma di se stesso, mentre il materialista dubita della veritá, ma non dubita affatto di se stesso.

E soprattutto non dubita mai della propria moralitá, perché aderisce ai canoni morali fittizi che lui stesso si é costruito su misura. L’ossesione moralistica del laicismo é in fondo una fuga dal proprio vuoto morale. Un vuoto che lei stesso riconosce, senza forse rendersene conto. Perché credere che una cosa sia bene o male oggettivamente, non solo per me, ma per ogni essere umano, significa credere in una veritá assoluta. Ogni valore morale, inclusa la tolleranza, é una veritá assoluta, o non é. Quando lei afferma che "l'etica laica é l’etica del dubbio e non puó presentarsi come veritá assoluta" ammette implicitamente che un'etica laica non esiste. “L’etica del dubbio” é un’etica che non c’é. O se preferisce é una finzione, con cui dissimulare l’insostenibile vuoto morale del laicismo.

Quanto a me, posso assicurarla che non ho la veritá in tasca, per la semplice ragione che per me la veritá é Cristo, cioé Qualcuno che non si puó tenere in tasca. Semmai é Lui a tenere in tasca me. Di questo non ho alcun dubbio.

 
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