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A breve elezioni in Australia: da una parte il liberale Tony Abbot, cattolico, pro life, che da ministro della sanità si oppose, insieme ad alcuni movimenti di femministe, alla introduzione della Ru 486; dall'altra Julia Gillard, dichiaratamente atea e contaria a tutte le posizione morali di Abbot.
Scrive la Stampa di oggi:
Attesi 14 milioni di votanti, gli ultimi sondaggi danno "Julia la rossa" in leggero vantaggio
SYDNEY Urne aperte in Australia dove sono attesi ai seggi 14 milioni di elettori per le elezioni parlamentari anticipate. A sfidarsi per la carica di primo ministro, Julia Gillard, premier uscente, e Tony Abbott, leader del partito liberale all’opposizione. Gli ultimi sondaggi danno i due candidati alla pari o con un leggerissimo vantaggio della candidata laburista.
A tre ore dalla chiusura dei seggi, si sono recati a votare la metà dei 14 milioni di aventi diritto. Julia Gillard, subentrata due mesi fa a Kevin Rudd, dopo un calo di consensi chiede agli elettori di poter completare il mandato. Dall'altra parte, Abbott, che è stato ministro durante gli 11 anni di governo di John Howard, deve strappare ai laburisti almeno 17 seggi per assicurarsi la maggioranza alla Camera dei rappresentanti e ribaltare così la situazione attuale.
La stampa locale annuncia intanto che potrebbero volerci due settimane per i risultati definitivi. Oltre 2 milioni di elettori, più del 14%, hanno infatti scelto di votare per posta, con un incremento di circa 460 mila richieste in più rispetto al voto del 2007. La commissione elettorale non inizierà lo spoglio di queste schede fino a domani e, per legge, il conteggio di questi voti non può essere concluso prima di 13 giorni dalla data delle elezioni.
Come notava il Foglio, la battaglia sulla Ru 486, in Asutalia, è faccenda complicata:
.. Perché in Australia la spaccatura sulla Ru486 non è certo semplificabile con la divisione fra Chiesa e stato laico, o fra conservatori e progressisti (lo dimostra, del resto, anche il fatto che l’emendamento restrittivo del 1996 fu approvato da verdi, laburisti e liberal insieme), e nemmeno fra movimento pro life e pro choice; anzi, in Australia sonop state tre importanti femministe (due australiane e un’americana) a cominciare la battaglia, nel 1992: scrivendo un libro contro “la nuova forma di violenza medica che mette in pericolo le vite delle donne e viola i loro diritti a essere libere da danni fisici: non abbiamo bisogno di un cocktail chimico pieno di conseguenze sconosciute”.
Sono Renate Klein, Lynette Dumble e Janice Raymond, insegnanti universitarie specializzate in problemi legati alla salute delle donne. Renate Klein, fem-minista radicale, è tornata all’attacco il 23 dicembre scorso, con un articolo molto duro: “Non sono una cattolica. Non sono un uomo. Non sono del movimento pro life. Ma mi oppongo all’aborto chimico con la Ru486. Sono una femminista di lungo corso e attivista per la salute, lavoro perché le donne possano avere accesso a un aborto sicuro e legale: sono esasperata dal semplicistico messaggio del movimento pro choice sulla Ru486. Non è sicura e non aumenta le possibilità di scelta delle donne”.
Renate Klein ha elencato tutte le controindicazioni della pillola abortiva, le morti misteriose, gli arrresti cardiaci e le necessità di trasfusioni con ricovero, si è detta preoccupata per tutte quelle donne che vivono in aree poco attrezzate e ha chiesto ai parlamentari di pensare bene a ciò che faranno: “Di certo chi usa la propria coscienza dovrebbe votare contro l’esposizione delle donne australiane a un aborto chimico che potrebbe ucciderle”.