Diventa socio
Sostieni la nostra attivitą Contatti

 

Cerca per parola chiave
 

 

Autori

 

Ci sono 4276 persone collegate

 

\\ Home Page articoli : Articolo
Un curioso caso di traduzione
Di Lorenzo Bertocchi - 05/08/2010 - Cultura e religione - 1443 visite - 0 commenti

"Di fronte ad attacchi spesso infelici e infondati alla Chiesa e ai suoi responsabili, Sua Santità è convinta del fatto che la risposta più efficace sia una grande fedeltà alla Parola di Dio, una ricerca più determinata di santità e un impegno sempre maggiore per la carità e nella verità da parte di tutti i fedeli e chiede ai Cavalieri di perseverare nella loro testimonianza di fede e di carità".

Questo è un passaggio importante del messaggio che Benedetto XVI , a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha inviato in occasione dell'apertura ufficiale, ieri, a Washington, della 128° Supreme Convention dell'organizzazione  “Cavalieri di Colombo”. Questo è il testo virgolettato pubblicato sull’Osservatore Romano di oggi 5 agosto 2010 (vedi QUI ).

Sul sito dei Cavalieri di Colombo (http://www.kofc.org/eb/fr/index.html) ), invece, compaiono diverse traduzioni del testo summenzionato ed è curioso notare come gli “attacchi” subiti dalla Chiesa - che in italiano vengono definiti “infelici e infondati” -  in francese risultano “injustes et non fondées”, in inglese “unfair and unfounded”, in spagnolo “injustos e infundados”, in polacco “niesprawiedliwych i nieuzasadnionych”. Correttamente la traduzione dell’Occidentale riporta, infatti, “ingiusti e infondati”. (vedi QUI)

Tutte e 4 le traduzioni presenti sul sito dei Cavalieri di Colombo riportano, come primo aggettivo con cui sono definiti gli “attacchi”, la parola “ingiusto” (anche se “unfair” in inglese può essere reso anche con “sleale” e/o “scorretto”). Si può facilmente notare come tra la parola “infelice” riportata dall’OR e “ingiusto” corre una certa differenza, sfumature si dirà, ma a guardar bene potrebbero essere qualcosa di più sostanziale.

“Ingiusto” – dal latino “in-iustus” - secondo il Dizionario della lingua italiana Devoto-Oli significa: “moralmente e giuridicamente in errore nell’attribuzione di valori, nell’impiego di parole o nella linea di condotta”. Se riferito ad un sospetto, invece, questo è “ingiusto”  quando risulta “privo di una legittima motivazione”. In poche parole possiamo dire che l’attacco alla Chiesa è “ingiusto” anche perché fondato su “errori”.

“Infelice”, invece, può essere inteso come “inopportuno, negativo o sfavorevole” (vedi il “Sabatini Coletti” consultabile on-line sul sito del Corriere della Sera.it), un concetto quindi che appare più sfumato rispetto al precedente, ma soprattutto senza riferimento al possibile contenuto di veri e propri “errori” che fanno configurare l’”attacco” anche come “imparziale” e quindi in qualche modo “prevenuto”.

Da notare che il carattere “ingiusto” degli attacchi portati alla Chiesa è rafforzato dal secondo aggettivo con cui vengono definiti, ossia “infondati”, cioè “non basati su valide ragioni o sulla verità”, infatti, se una cosa non è vera è falsa, e quindi fondata su errori.

Perché i traduttori del sito ufficiale dei Cavalieri di Colombo hanno utilizzato la parola “ingiusto”, mentre sull’OR di oggi si pubblica la parola “infelice”? La traduzione si sa è cosa delicata e d’altra parte le parole hanno il loro peso. Chi si è sbagliato?

Un conto è dire che “gli attacchi” subiti dalla Chiesa sono “spesso ingiusti e infondati”, altro è definirli “infelici”. Nella prima accezione risulta evidente una difesa chiara di fronte ad attacchi che risultano imparziali perché fondati sul pregiudizio anticattolico, mentre nella seconda pare volersi sfumare questo giudizio, non si sa se per timore o per misericordia.

Questo piccolo esempio può mostrare una certa diffidenza verso quella sana apologetica di cui purtroppo pare che la Chiesa debba sempre vergognarsi. Non si tratta di voler difendere l’indifendibile, ma di saper portare con coraggio le proprie ragioni che in definitiva si trovano proprio nella “fedeltà alla Parola di Dio, nella ricerca più determinata di santità e un impegno sempre maggiore per la carità e nella verità”.

 

L’impegno sempre maggiore “nella verità” deve portarci a non aver paura di chiamare le cose con il loro nome. A forza di sfumare i concetti si finisce poi per non capire più dove sta il bene e dove sta il male. E questo è un problema di misericordia nei confronti di tutti.

 
Nessun commento trovato.

I commenti sono disabilitati.