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Nello sconfortante panorama del cattolicesimo italiano attuale, non mancano però i segnali di speranza e di cambiamento.
Citavo, alcune settimane fa, la casa editrice Fede & Cultura, come segnale evidente di una voglia nuova di alcuni ambienti cattolici di fare cultura e di proporsi al mondo senza paure e complessi di inferiorità. Questa volta vorrei invece ricordare un’altra casa editrice che, come cattolico, sento il dovere di ringraziare. Sto parlando dell’editore Lindau, a cui si devono, negli ultimi anni, testi bellissimi e preziosi, come “La vita in vendita” di Jacques Testart, “Iota unum” di Romano Amerio, magistralmente curata da Enrico Radaelli, e gli ottimi lavori di Rodney Stark, grande sociologo delle religioni americano.
Si tratta di opere che sino a pochi anni fa difficilmente sarebbero stati stampate e diffuse in Italia, e che dicono appunto di un graduale, ma deciso, risveglio culturale. Vorrei oggi riferirmi in particolare all’ultimo libro di Stark pubblicato da Lindau: “Gli eserciti di Dio. Le vere ragioni delle crociate”.
Anche perché in tempi di martirio, come quello di mons. Luigi Padovese, è forse necessario incominciare a spazzar via menzogne ormai secolari che non aiutano a capire. Padovese è stato vittima innocente, disarmata e coraggiosa, che ci ricorda ancora una volta, a chi voglia vedere, che la religione di Cristo si è diffusa nel mondo non col potere del denaro o delle armi, ma, soprattutto, col sangue dei martiri. Il merito di Stark è quello di far piazza pulita di una vecchia menzogna: la strumentalizzazione delle crociate.
Spesso si vuole far credere che questi episodi della nostra storia, così intessuti di grandezza e di miserie, come è inevitabile che sia quando il protagonista è l’uomo, simboleggino un modus operandi della Cristianità: aggressiva, pronta a fare proseliti con la violenza. La storia non è andata così, benché questa versione piaccia ormai, in primis, proprio a molti cattolici progressisti. Le crociate infatti non sono state il tentativo di sottomettere un’altra religione, né di convertire con la forza altri popoli. P
er spiegare questa ovvietà storica, Stark ribalta la narrazione più canonica dell’ordine dei fatti.
Nella nostra cultura, influenzata dalle menzogne di Voltaire, Diderot e dei loro nipotini, le crociate compaiono all’improvviso, come Minerva dalla testa di Giove. Ebbene Stark svela l’inganno in modo semplicissimo: raccontando gli antefatti, cioè i quasi 5 secoli di continue aggressioni del mondo islamico contro quello cristiano! Inoltre pone all’inizio del libro due cartine storiche che sarebbero da sole sufficienti a fare chiarezza: la prima mostra la diffusione del cristianesimo sino alla nascita dell’islam; la seconda le terre cristiane, dall’Africa del nord, alla Spagna, dalla Sardegna, alla Sicilia, ecc., nelle mani dei maomettani. Non per pacifica concessione. Non per libera conversione, ma grazie alla forza delle armi! Stark ricorda che le crociate non nacquero dalla avidità dei nobili europei, molti dei quali, anzi, sostennero “di persona spese enormi, alcuni affrontando coscientemente persino la bancarotta pur di recarsi in Terra Santa”, né furono il primo tentativo di colonialismo europeo, dal momento che i regni cristiani in Oriente furono indipendenti da qualunque stato europeo e, lungi dall’essere sfruttati economicamente, godettero e vissero invece delle ricchezze che provenivano dall’Europa.
Le crociate, col loro inevitabile carico di crudeltà e di morte, nacquero invece come risposta ai continui e terribili attacchi islamici; in difesa degli ortodossi di Bisanzio, sempre a rischio di cadere sotto la spada islamica; per la difesa dei cristiani che si recavano in Terra Santa. Al riguardo Stark rievoca i periodici massacri di pellegrini che giungevano a Gerusalemme: le centinaia di cristiani crocifissi e lapidati, i monaci del monastero di Mar Saba messi al rogo, la devastazione di circa 30 mila chiese, tra cui la stessa chiesa del Santo Sepolcro, all’epoca del sovrano Hakim…
I membri dell’aristocrazia europea, nota sempre Stark, non avevano bisogno delle narrazioni di Urbano II, né delle invocazioni di Alessio Comneno, imperatore di Bisanzio, per conoscere il trattamento riservato in Terra Santa ai pellegrini e ai non islamici: molti di loro vennero a conoscenza diretta, oppure grazie ai familiari e amici “che erano riusciti a sopravvivere e a fare ritorno in Europa, esausti, impoveriti e con spaventosi racconti da riferire”.
Infine Stark dimostra che le crociate non possono essere indicate come “una delle cause dirette dell’attuale conflitto mediorientale”, anche per il fatto che gli islamici, fino alla fine del XIX secolo, non dimostrarono interesse per questi fatti. Anzi, “per molti arabi le crociate non furono che attacchi sferrati contro gli odiati turchi, e pertanto di scarso interesse”.
La verità storica è dunque chiara: l’avversione dell’Islam per l’Europa, come terra di conquista, è sempre esistita, ora più, ora meno; i papi hanno spesso salvato la libertà dell’Europa; le colpe europee verso i paesi islamici, ben meno di quelle che si vuole far credere, risalgono semmai alla colonizzazione ottocentesca e successiva, portata avanti non dalla Chiesa, ma da Stati in cui il cristianesimo era già stato sostituito, almeno a livello di elite, da ideali ben diversi, quando non esplicitamente anti-cristiani. Il Foglio, 1 luglio 2010