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Denatalitą, il pił grande (e taciuto) guaio contemporaneo
Di Giuliano Guzzo - 23/06/2010 - Attualitą - 1065 visite - 0 commenti

In un celebre intervento radiofonico tenuto il 21 marzo del 1943, Winston Churchill osservava che “il miglior investimento per una comunità è metter del latte dentro i bambini”. Parole sante e profetiche, se si pensa all’attuale stagione demografica occidentale, così spenta e priva di prospettive. Si, perché quando i cittadini di una regione, di un Paese oppure – come oggi succede all’Europa – di un intero continente cessano di riprodursi, significa che il conto alla rovescia per la loro estinzione è già iniziato. A confermarlo sono fonti insospettabili come le Nazioni Unite, secondo le cui proiezioni dal 2000 al 2050 l’Europa, dall’Islanda alla Russia, vedrà la sua popolazione crollare da 728 a 600 milioni, o forse a 556 milioni, col risultato che, se queste tendenze progrediranno ulteriormente, alla fine del secolo la popolazione continentale si ridurrà a soli 207 milioni di persone.

Uno scenario a dir poco terrificante, che ha spinto il sociologo Ben Wattenberg ad osservare che mai, dai tempi remoti della peste nera, in Europa, i tassi di fertilità sono caduti così in basso, così rapidamente, così a lungo e diffusamente; la triste profezia di un altro illustre sociologo, Raymond Aron - il quale sosteneva che se non nascono bambini una comunità è condannata allo spegnersi -, si sta avverando. E dei risultati, con l’avvento della crisi economica, già si sono visti. D’altra parte, lo stallo economico di una popolazione che non cresce è matematicamente facile da prevedere: ci sono sempre meno giovani che possono entrare nel mondo del lavoro mentre crescono costantemente i costi fissi, in quanto le persone che invecchiano inducono un costo maggiore come sanità e come pensioni.

Quanto alle numerose cause di questa allarmante denatalità, basti ricordare che in Europa si verifica un aborto ogni 11 secondi: una strage silenziosa ma di proporzioni vastissime, anche in Italia. Al punto che persino un quotidiano come "L’Unità", che da decenni sostiene la liceità dell’aborto libero, ha recentemente provveduto ad intervistare lo studioso britannico Fred Pearce che, in riferimento al nostro Paese, ha dichiarato:”Il vostro è un paese dominato dagli anziani. Se i tassi di natalità non aumentano, perderete l’86% della popolazione” (L’Unità, 15/4/2010). Per capire fino in fondo la portata di questo allarme, dobbiamo riflettere su un dato fondamentale ma spesso equivocato : quello di “crescita” demografica. In generale si è portati a pensare che “crescita zero” significhi assenza di nuovi nati. Sbagliato: “crescita zero” significa che si generano due figli a coppia, che è il tasso di sostituzione. Dove, come da noi, non si fanno figli allora si registra la cosiddetta “crescita sotto zero”: vuol dire che è iniziato il processo di estinzione.

E’ curioso che tra tanti allarmi, dalla maree nere alle nubi vulcaniche, dalla crisi economica al terrorismo internazionale, praticamente nessuno si soffermi nel denunciare i pericoli della denatalità, che – numeri alla mano – è a tutti gli effetti la più grande minaccia contemporanea per l’Europa e non solo. Un discorso, come già ricordato, che vale anche sul versante economico. Infatti, come hanno sottolineato celebri studiosi come Alfred Sauvy (1898 – 1990), forse il maggior economista-demografo contemporaneo, esiste una palese correlazione tra crescita demografica e crescita economica. Perché, come aveva già intuito Churchill, è nella crescita delle nuove generazioni che si nasconde l’assicurazione sulla vita di una comunità. Tutto il resto, con rispetto parlando, viene dopo.

 
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