I "falsi" del professor Quaglioni.
Simonino, quanti «falsi»
Padre Frumenzio Ghetta confuta le tesi riprese anche da Quaglioni e Bossi Fedrigotti sul frate predicatore
Il ruolo e la figura di fra Bernardino da Feltre: per gli storici fomentò l´odio verso gli Ebrei. Ma si tratta di letture smentite dai documenti
«I documenti e gli atti processuali sulla vicenda del Simonino non menzionano mai fra Bernardino, così come non parlano mai di frati francescani»
Di PIERANGELO GIOVANETTI
Un falso storico. L´accusa al francescano Fra Bernardino Tomitano da Feltre di aver istigato all´odio antigiudaico con le sue predicazioni nel duomo di Trento durante la Quaresima del 1475, preparando così il terreno alla caccia agli ebrei dopo la morte del Simonino, è falsa e non ha alcun fondamento storico e documentario. A sostenerlo è padre Frumenzio Ghetta, storico e archivista, Sigillo d´Oro della Città di Trento nel 2000, alla cui paziente ricerca d´archivio si deve, fra l´altro, il ritrovamento dell´Aquila di San Venceslao, simbolo della Provincia di Trento.
Per cinque secoli, da quando Mariano da Firenze verso il 1510 narrò nel Fasciculus Chronicarum le gesta di fra Bernardino coinvolgendolo nei fatti di Trento del 1475, tutti gli storici successivi, da Menestrina ("Gli ebrei a Trento", 1903) al Wadding ("Annales minorum") al più recente Quaglioni ("Processi contro gli ebrei di Trento", 1990) hanno ripreso l´accusa, sostenendo che il frate di Feltre, predicatore in quella Quaresima che precedette il ritrovamento del corpo del piccolo Simone e la falsa incriminazione per omicidio rituale, ebbe un ruolo fondamentale nell´aizzare la comunità trentina all´odio antigiudaico. Nel recente testo curato dal professor Diego Quaglioni, già preside di Giurisprudenza, Anna Esposito riporta anche un resoconto del 1493 delle prediche bresciane di fra Bernardino. In esse il podestà di Trento de Salis (indicato però col nome de Santis), che si occupò della vicenda del Simonino avviando la caccia agli ebrei, viene ricordato sottolineando l´aiuto offertogli dal frate durante le prime fasi del processo.
Anna Esposito riporta il passo, tratto dalla vita di Bernardino scritta dal Guslino, che attinse al diario di viaggio del segretario del Tomitano, Francesco Canali da Feltre: «Messer Giovanni de Santis, che fu podestà in Trento, quando fu occiso da Hebrei il Beato Simon da Trento, per il qual caso havea havuto molt´aiuto dal Padre Bernardino, ch´ivi predicava». L´accusa è stata ripresa anche di recente sul Corriere della Sera, in un articolo di Isabella Bossi Fedrigotti che fa riferimento alla storiografia precedente.
«Non esiste alcun documento che provi un coinvolgimento di fra Bernardino nel caso del Simonino e nella caccia agli ebrei del 1475», afferma padre Ghetta, che alla vicenda storica ha dedicato anni di studi approfonditi. «Le prediche di fra Bernardino sono pubblicate e da esse non si evince alcun riferimento antiebraico. Fra Bernardino, inoltre lasciò Trento il lunedì della Settimana santa, dopo aver predicato in duomo alla comunità trentina, mentre la vicenda del Simonino si è svolta tutta nell´ambito della comunità tedesca di S.Pietro. Inoltre fra Bernardino non conosceva di persona nemmeno il vescovo von Hinderbach e non era presente a Trento durante le prime fasi dell´inchiesta».
Padre Ghetta con le sue ricerche, che portarono già allo scritto "Fra Bernardino Tomitano da Feltre e gli Ebrei di Trento nel 1475" pubblicato nel 1986 dalla rivista "Civis", ha accertato che «tutti i documenti trentini sulla vicenda del piccolo Simone non dicono nulla di Bernardino da Feltre: non vi compare neppure il nome».
Le accuse di antigiudaismo che per secoli hanno circondato la figura di fra Bernardino erano basate anche sul fatto che a lui si attribuiva l´erezione dei Monti di Pietà, compreso quello di Trento, che avevano costituito una concreta alternativa agli usurai, attività che nel Medioevo cristiano era affidata agli ebrei. «Fra Bernardino non fondò il Monte di Pietà di Trento», spiega padre Ghetta, «perché l´istituzione di questo risale al 1523 e non al 1475, come per secoli si è creduto fino agli studi di Giovanni Ciccolini. Fra Bernardino ottenne dal papa l´autorizzazione a istituire i Monte di pietà, con un tasso di interesse del 5%, che ne consentiva così la sopravvivenza economica. Ma il primo Monte di Pietà fondato da fra Bernardino fu quello di Mantova che risale al 1484, e la motivazione era quella di sostituire agli usurai un banco di solidarietà, secondo uno spirito mutualistico».
Per padre Ghetta, la narrazione di fra Mariano da Firenze, su cui si basa poi tutta la storiografia successiva, «non ha fondamento». «L´opera Fasciculus Chronicarum, in cinque libri narra la storia dell´Ordine francescano dalle origini fino al 1500», spiega padre Ghetta. «Tali testi, ora irreperibili, furono alla base degli scritti del Wadding, che perpetuò così l´errore senza un approfondimento documentario. A fra Mariano, infatti, dopo aver letto la storia del Simonino scritta dal Tiberino, non parve vero di poter attribuire al suo confratello Bernardino una parte da protagonista in quella vicenda. Insomma, era un panegirico, non una ricerca storica la sua, basata su documenti. Teniamo presente, infatti, che per secoli il Simonino fu oggetto di culto. I documenti e gli atti processuali sulla vicenda del Simonino, infatti, non menzionano mai fra Bernanrdino, così come non parlano mai di frati francescani».
Quanto ai documenti "bresciani" che riporterebbero di un ruolo diretto di fra Bernardino a fianco del Podestà di Trento nel caso del Simonino, padre Ghetta è lapidario. «Sono stato a Brescia a vedere i documenti. I documenti a cui fa riferimento Anna Esposito e il professor Quaglioni risalgono al 1650, cioè due secoli dopo i fatti narrati. Quindi si può dubitare fortemente dell´autenticità di quanto scritto. Anche perché nel frattempo si era diffusa la convinzione dell´omicidio rituale, e quindi diventava un punto di merito il fatto di aver contribuito a scoprire i "colpevoli"».
Sulla base delle ricerche svolte, quindi, padre Ghetta contesta anche l´ultimo lavoro svolto per conto dell´Itc, cioè la compilazione del Cd "Simonino 1475, Trento e gli Ebrei" a cura del professor Diego Quaglioni. Nel Cd, infatti si parla ancora di padre Bernardino come di "feroce oppositore degli ebrei". «Quando le prediche pubblicate dicono esattamente il contrario, e invitano a non trattare male gli ebrei», commenta sconsolato padre Ghetta. «E quando non esista un solo documento dell´epoca che provi la presenza a Trento di fra Bernardino dopo il ritrovamento del corpo del piccolo Simone, e un qualunque ruolo avuto dal frate nell´inchiesta e nel processo».
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