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Le chiavi di volta? I figli e la scuola… e un pizzico di buona volontà
Di Giulia Tanel - 13/06/2010 - Attualità - 2069 visite - 0 commenti

Tra pochi giorni prenderanno il via gli esami di terza media, seguiti la settimana prossima da quelli di maturità. Anche per gli universitari giugno e luglio sono mesi di “sessione”. Tutto questo tra le mille polemiche rivolte al Ministro dell’Istruzione Gelmini, rea di aver re-introdotto il maestro unico, di aver abolito la scuola/baby-sitter, di tagliare i fondi… e quant’altro. Ci sono stati perfino dei genitori che, per protestare, non hanno esitato a mostrarsi nudi su tutte le TV nazionali, dando prova di come loro la “prova bikini” non la temano affatto.

L’attuale situazione di crisi dimostra chiaramente come le soluzioni adottate finora non siano state le migliori; ma, si sa, non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere.

Insomma: verso che direzione stiamo remando?
Ad un’analisi obbiettiva, appare lampante come le vere chiavi di volta che consentono ad una società di progredire siano due, strettamente correlate tra di loro: il fare figli e l’istruirli.

In Italia, se non fosse per gli immigrati, la crescita della popolazione sarebbe in negativo e, nel contempo, i test Pisa accertano che il profitto degli scolari italiani è nettamente inferiore rispetto alla media europea, benché essi passino molte più ore sui banchi di scuola dei coetanei dell’unione e benché vi sia un rapporto tra numero di insegnanti e alunni inferiore a quello degli altri Paesi europei.
Il problema, dunque, non sta tanto nelle risorse che vengono spese per l’istruzione, ma nel lassismo generale che corrode dall’interno il nostro sistema scolastico. Un ambiente nel quale predominano insegnanti per i quali il ventisette del mese è l’unico giorno per cui vale la pena lavorare, che hanno una preparazione molto scarsa anche nelle discipline che insegnano (per non parlare della cultura generale…), ma soprattutto che non mettono passione in ciò che fanno. La passione, la vera molla di tutto. Ricordo che, quando ero al Liceo, la speranza che avevo, ogniqualvolta cambiavamo un professore, era quella di vedere entrare in aula una persona che amasse le cose che ci doveva insegnare. Se un insegnante è appassionato del suo mestiere, glielo si legge negli occhi. Hanno una luce diversa. Come persona poteva essere antipatica, severa, troppo pretenziosa, incapace di dare i voti senza fare preferenze… ma di fronte a quella luce tutto passava in secondo piano. I ragazzi sono anche capaci di chiudere un occhio, di allentare la loro vena critica, se vedono che in un professore c’è una coscienza diversa della propria missione. Questo perché, in realtà, l’unica cosa di cui gli studenti di tutto il mondo hanno bisogno è quella di avere un modello da seguire, un “maestro”…

Ben venga, quindi, l’aumento della severità che la Gelmini sta cercando gradualmente di introdurre. I giovani che vanno a scuola oggi sono il futuro di domani, il bastone della vecchiaia di molte persone.
Sinceramente, voi vi affidereste ad una persona che fa fatica a comporre delle frasi coerenti, che è cresciuta giocando alla Wii e che è isolata socialmente perché ha solo amici virtuali?

 
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