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Trovo se non altro discutibile che una parte politica, in questo caso il partito cui appartengo e, più in generale, la coalizione di centro destra al governo del Paese, venga accusata di faziosità, come fa oggi l'Adige tessendo, di contro, le lodi del Festival dell'economia. I partiti sono per definizione "di parte", ma liquidare come "faziose" le critiche che, non da oggi, il Pdl rivolge alla kermesse della giunta di Lorenzo Dellai non mi sembra un buon servizio alla collettività. È ben strano che si respingano così sbrigativamente le critiche di chi non è d'accordo con chi governa in Provincia, mentre si invocano "dialogo e confronto di idee". In verità, nell'articolo, si parla, a proposito dell'assenza di esponenti di governo al Festival, di paura o, meglio, "allergia" al contraddittorio. Ora, a parte che l'insinuazione è infondata, visto che nel fine settimana i ministri Tremonti e Sacconi parteciperanno, a Levico, alla Festa nazionale della Cisl e le parti sociali non sono certo tenere con il governo in ordine alla manovra finanziaria, è interessante l'uso di questa espressione.
Il contraddittorio, infatti, è un principio fondamentale del processo, sia esso civile, penale, tributario o amministrativo che scaturisce dall'articolo 111 della Costituzione che così recita: “ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti”. Si sottintende, forse, che il Festival del'economia sia un processo? E, in questo caso, a chi? Forse, sarebbe opportuno prendere in considerazione, anche solo come ipotesi, l'accusa di "partigianeria" del Festival e provare a verificarla.
Non nascondo le mie perplessità su una manifestazione che tranne pochi acuti – come la testimonianza di Nouriel Roubini – si riduce ad essere una passerella che non sempre giustifica gli elevati costi di organizzazione. Sicuramente non per le ricadute sulla città che sono tutte da verificare se si deve credere alle cronache dell'Adige che il 7 giugno, a pagina 12, riferiva: "Pochi affari e costi elevati (…) pochi, pochissimi clienti. Anzi, beffa delle beffe, quei pochi clienti che nella prima vera domenica di sole estivo hanno scelto la città, anziché laghi o montagne, erano trentini. Gli economisti dentro i negozi non si sono visti, o quasi".
Quanto alla partigianeria, che dire del fatto che il Festival, quest'anno, è stato inaugurato da un atto d'accusa contro il ddl Alfano, quello sulle intercettazioni, e contro il governo di centro destra che l'ha proposto? Ora, si può pensare quel che si vuole di questo provvedimento in discussione al Senato, ma qualcuno sa dirmi cosa esso c'entri con un festival che dovrebbe essere dedicato all'economia? E, per continuare con le domande, si può quantomeno sollevare dubbi sul fatto che, durante un'iniziativa istituzionale e, formalmente, non di partito, quale il Festival dovrebbe essere, si lancino messaggi di discredito e quasi disfattisti sulle politiche economiche nazionali approvate sia dalla Commissione Europea che dal FMI, che rischiano di minare la cultura della proposta e della responsabilità che, in un momento come l'attuale, è di fondamentale importanza per far ripartire il sistema Paese? Comprendo che sia molto facile attaccare – cosa che si è verificata a più riprese nel corso delle giornate del Festival - un governo in carica, soprattutto se di segno diverso da quello della giunta provinciale che paga i conti della manifestazione, ma da un raduno di questo livello ci si aspetterebbe qualcosa di più. D’altronde due anni fa nessuno dei tanti esperti chiamati a ragionare di "Mercato e Democrazia" è stato in grado anche solo di ipotizzare una crisi delle dimensioni di quella esplosa poche settimane dopo negli Stati Uniti e, poi, in tutto il mondo, di cui ancora portiamo che conseguenze. Anzi si sono portati come esempio da imitare Paesi eruropei che sono oggi in situazioni ben peggiori delle nostre.
Possiamo tralasciare, poi, la lista degli invitati, tra cui figuravano nomi come quelli di Guglielmo Epifani, Nichi Vendola, Lucia Annunziata, Luca Sofri, Milena Gabanelli ed una nutrita pattuglia di giornalisti di "Repubblica"? Sara anche vero che Tito Boeri, invitando i relatori, non ha chiesto la loro appartenenza politica, ma è possibile che non conosca nessuno che non sia di sinistra? Tutte persone degne, sia ben chiaro, ma sicuramente non sopra le parti. Così come non erano sopra le parti, per entrare in questioni più di dettaglio, le pubblicazioni proposte negli stand di Piazza Duomo o la satira, tutta a senso unico, delle vignette esposte. Ricordo poi che quando si è parlato di presunti comportamenti truffaldini in campo ambientale in Valsuagana e delle conseguenti verifiche fatte, Dellai ha parlato di attacco all'autonomia, Saviano parla al Festival di possibili infiltrazioni mafiose nel commercio delle mele trentine e viene accolto e acclamato come salvatore della patria (eroe di carta, bandiera di una sinistra politica paralizzata, secondo il noto sociologo non certo di destra Alessandro Dal Lago).
Un cenno, in conclusione, sui costi del Festival. Non è il "solito" argomento dell'opposizione, per la semplice ragione che la situazione in cui ci troviamo non è la "solita". Stando a quel che si è visto – ma faremo le opportune verifiche nelle sedi proprie – la spesa per la manifestazione a carico del bilancio provinciale è molto alta nonostante gli sponsors e questa mancanza di sobrietà è oggettivamente uno schiaffo in faccia ai trentini in difficoltà.