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Un bavaglio ai giornali? Magari...
Di Francesco Agnoli - 26/05/2010 - Informazione - 1435 visite - 0 commenti

Non conosco l'attuale legge sulle intercettazioni, e non è quindi su di essa che mi pronuncio. Penso però che di leggi che ce ne voglia assolutamente una.

Se poi alcuni giornalisti urlassero allo scandalo e alla violazione della libertà di stampa, è solo perchè molti di loro vivono nella costante presunzione di essere i guardiani della verità e i giudici del mondo. Basta che poi qualcuno non tocchi la loro privacy.

Ha detto proprio ieri Santoro, l'incorruttibile, colui che tutti giudica e da nessuno è giudicato, il presentatore televisivo che fa il proletario con i milioni di euro pubblici, il deputato europeo che trova noioso rappresentare in parlamento i cittadini cui aveva chiesto il voto e preferisce fare il Fouquier Tinville della tv: "Le continue fughe di notizie hanno violato l'impegno di riservatezza indispensabile per un possibile accordo con la rai, favorendo interpretazioni fantasiose lesive della mia immagine".

Fughe di notizie? Non sono tutti i giorni sui giornali? Interpretazioni fantasiose? Quante ne leggiamo ogni giorno, tese a screditare l'avversario, dicendo mezze verità, oscurando elementi necessari a far conoscere veramente i fatti, leggendo titoli di giornale che distorcono la verità, volutamente, cui poi non corrisponde l'articolo che vi è sotto? 

Ha scrittto ieri sul Corriere Batista: "La realtà dunque mi sembra questa: in Italia i processi li fanno ormai i giornali. E le procure, invece di garantire il giusto riserbo, spandono notizie, a pagamento, violando un principio giuridico fondamentale: il fatto che ogni imputato è innocente, sino a conclusione del processo. Ma dov`è la differenza con quelle «rilevanti», se poi entrambe finiscono sui giornali? E poi, in teoria, non dovrebbe essere il processo (non l`indagine preliminare) a stabilire la loro eventuale rilevanza come fonte di prova di un reato commesso? E qui si arriva al punto. Innanzitutto per colpa della lentezza della giustizia, oggi il processo mediatico non è solo un`anticipazione di quello propriamente giudiziario: ne è sempre di più il sostituto, il surrogato. Conta sempre meno il «penalmente rilevante», conta sempre di più il «mediaticamente rilevante». Si rendono conto i giornalisti che sono diventati loro, i veri giudici? Che sul piano della reputazione di persone anche non indagate, la pubblicazione delle loro chiacchiere sui giornali assume una valenza di sanzione sociale molto più potente dell`eventuale (e solo eventuale) condanna giudiziaria? E se un`eventuale sentenza assolutoria sul piano giudiziario rappresenta un risarcimento, quale risarcimento potrà mai essere adeguato per restituire a chi viene stritolato dai media (prima e a prescindere dal processo) la dignità irrimediabilmente perduta?".

Basta dunque con la retorica della libertà di stampa, quando essa diventa calunnia, diffamazione, disinformazione, linciaggio mediatico, faziosità, odio politico travestito da desiderio di verità... Da Marat a Mussolini a Lenin, i giornalisti sono sovente personaggi egocentrici, che discettano di tutto e di ogni cosa, ogni giorno, e che si pongono al di sopra di tutto..salvo poi invocare la "riservatezza" quando si parla dei loro contratti milionari...

 
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