Diventa socio
Sostieni la nostra attività
Contatti
Si è scatenata nei giorni scorsi sulla stampa trentina, e siamo certi ne sentiremo parlare anche nel prossimo futuro, una campagna contro la proposta del sindaco di Mezzolomabardo, Rodolfo Borga, di impedire la proiezione del film “Manuale d’amore 2”. Nel seguito dell’articolo ospitiamo la lettera del sindaco in cui spiega le ragioni di tale presa di posizione. Un’azione a mio parere legittima, non fosse altro per il fatto che lo stabile del Teatro “San Pietro” è di proprietà parrocchiale e il regolamento che ne disciplina l’utilizzo prevede che non possano essere trasmessi film in contrasto con la morale cattolica.
Non voglio entrare nel dettaglio della questione che, ripeto, sarà ben spiegata dal sindaco Borga: mi preme, invece, fare una breve riflessione sulle reazioni dei mass media e di certo mondo cattolico. Appurato il fatto che il film andrà regolarmente in scena, non si può non constatare come, ancora una volta, intorno ad alcune tematiche, si scateni una sorta di inquisizione al contrario in nome del sessantottino “vietato vietare”, di una presunta tolleranza acritica e amorale contro chiunque tenti di esprimere la propria opinione in materia di omosessualità, matrimonio, morale, etica, in maniera contraria alla vulgata corrente. Papa Ratzinger ha ben espresso il momento storico-culturale che stiamo vivendo, definendolo “dittatura del relativismo”, in cui si assiste quotidianamente a tronfi e retorici, se non ideologici, richiami al dialogo, panacea sterile contro ogni vero tentativo di distinzione caso per caso, di dare giudizi (orrore!) anche di carattere morale ed etico su argomenti fondamentali per la vita sociale di una comunità. Il discorso è troppo complesso per non essere ripreso in futuro, anche a partire da due passaggi nodali: l’emergenza educativa che attanaglia il nostro Paese e che riguarda ormai anche le piccole comunità di provincia, e l’assordante silenzio di una parte del clero e del mondo cattolico in generale, per il quale si possono anche mettere in discussione le verità dogmatiche della Fede, naturalmente con un atteggiamento “adulto”, ma non si può prendere posizione netta su argomenti quali quelli trattati, ad esempio, nel film del regista Veronesi. Paradossalmente, nel nome della tutela della “diversità”, vengono calpestate le prese di posizione di chi esprime opinioni davvero diverse e non si è ancora lasciato sedurre dagli imbonitori di quelle che Vittorio Messori definisce le “parole mantra” quali pace, dialogo, solidarietà, giustizia, secondo la logica del conformismo buonista in auge anche nel nostro Paese, soprattutto nei mezzi di informazione di massa.
Mezzolombardo, 4 febbraio 2007.
E’ proprio vero che quando ci si innamora - in buona, ma non di rado in malafede - di un’idea (nella fattispecie l’idea è quella del Sindaco censore), nulla possono né la logica, né la semplice realtà dei fatti. L’idea, che tanto piace (o serve), diventa realtà, anche quando la medesima con la realtà stride. Ciò premesso, il sottoscritto “censore” chiede rispettosamente la facoltà di poter esporre le circostanze di fatto, così da lasciare ai lettori la possibilità di giudicare serenamente (e cioè senza condizionamenti di sorta) quanto accaduto. Il cinema-teatro di Mezzolombardo, di proprietà della Parrocchia, è gestito dal Comune sulla base di una convenzione, che trova puntuale riscontro in un regolamento, debitamente approvato nell’anno 2000 dal Consiglio comunale, che ne disciplina l’utilizzo. A tale regolamento tutti, ma proprio tutti, in primo luogo il Comune, debbono attenersi (e ci mancherebbe altro!). Esso impone al Comune di non consentire la rappresentazione di spettacoli di qualsiasi genere, il cui contenuto contrasti con la morale cattolica.
Al fine di garantire il rispetto di tale obbligo, è prevista l’istituzione di una commissione di sei membri (tre indicati dalla Parrocchia, due dalle associazioni culturali del paese e solo uno dal Comune), incaricata di esprimere un parere preventivo su tutti gli spettacoli in programma. Di fatto è tale commissione a decidere se uno spettacolo rispetta o meno l’obbligo sopra richiamato, ed a tale decisione il Comune si è sempre attenuto. Nella fattispecie in esame per un disguido, non imputabile ad alcuno, la commissione non è stata convocata e i film programmati non sono pertanto passati al vaglio della medesima. Venuto a conoscenza dell’accaduto, ho semplicemente richiesto al Coordinamento Teatrale, con il quale collaboriamo positivamente da quasi sette anni, se fosse ancora possibile convocare “a posteriori” la commissione, così da consentire il rispetto del Regolamento comunale vigente. Reso edotto del fatto che ormai i contratti erano già stati sottoscritti e che, conseguentemente, non era comunque in ogni caso più possibile alcuna eventuale diversa valutazione, abbiamo deciso di proiettare tutti i film in programma. Nessuna censura, quindi, e nessun tentativo d’impedire la proiezione di un film, ma molto semplicemente la volontà di appurare la possibilità di applicare anche in questa occasione, così è stato fatto da sette anni a questa parte, il Regolamento comunale. Questa la realtà dei fatti. Se poi mi si chiede, così come è stato fatto, quale voto avrei espresso qualora la commissione fosse stata convocata, non ho alcun problema ad affermare che il voto del Comune sarebbe stato contrario; e ciò anche alla luce del giudizio negativo (letteralmente “inaccettabile/superficiale”) espresso dall’Associazione Cattolica Esercenti Cinema.
Ciò non significa però censura, ma semplice (meglio doverosa) applicazione del Regolamento comunale; qualora poi il voto della Commissione fosse stato di segno opposto (così come accaduto qualche anno fa per “Magdalene”), il film sarebbe stato comunque proiettato a norma di Regolamento. E se, ancora, mi si chiede, così come è stato fatto, la mia opinione su “matrimonio” tra omosessuali e fecondazione assistita, non ho alcun problema a ribadire che, fermi i diritti individuali, che vanno comunque garantiti, vi sono limiti che la presunta onnipotenza dell’uomo non può varcare e che tra famiglia naturale ed unione omosessuale vi è una differenza abissale. Nel concludere una breve considerazione sulla presunta censura. Io non ho fatto altro che applicare un Regolamento vigente. Altra cosa è la censura, praticata, in modo ferreo e puntuale, da quelle lobby, potenti e ben introdotte, che su determinati temi non tollerano opinioni difformi in nome di una democrazia, che a tutti vorrebbero fosse garantita, eccetto però a chi la pensa in modo non conforme al loro. Distinti saluti.
Rodolfo Borga