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Pedofilia: analisi di una perversione
Di Giuliano Guzzo - 27/04/2010 - Attualitą - 2820 visite - 0 commenti

La grande ipocrisia della società contemporanea, pronta a stracciarsi le vesti quando si parla di preti-pedofili – senza peraltro mai distinguere tra i denunciati, i processati ed i condannati [1] – e letteralmente disinteressata al fenomeno della pedofilia in quanto tale [2], non è affatto una buona ragione per ignorare il dramma di tutti quei milioni di bambini che, ogni anno, subiscono violenza. Per questo, benché si tratti di un argomento estremamente doloroso, è quanto mai opportuno, anche alla luce del suo triste e rapido aumento [3], occuparsene, per approfondirlo e – possibilmente - prevenirlo. L’onestà verso il lettore mi impone subito di specificare che lo scrivente non è uno specialista, bensì uno studioso di scienze sociali interessato alla materia e desideroso di offrirne un quadro - ancorché generico - utile a comprendere natura, diffusione e peculiarità degli abusi sui giovanissimi. Lo scopo di questo sintetico approfondimento è dunque fornire linee-guida interpretative al contempo semplici e chiare, facendo il possibile per prescindere da quelle polemiche giornalistiche che, se da un lato possono appassionare e accendere interesse, dall’altro inevitabilmente finiscono quasi sempre col deformare la serietà che dovrebbe avere il dibattito, sconfinando nel pregiudizio e nella calunnia. Troppo spesso, infatti, succede di imbattersi in persone che, pur ignorando completamente che cosa sia la pedofilia e senza aver mai letto niente su questa perversione, si sentono in dovere di pronunciarsi, e anche in modo assai violento e sentenzioso. Ragion per cui cercheremo - una volta messa a fuoco la definizione di pedofilia e la complessità che spessissimo implica individuarla – di rispondere a diversi interrogativi. In primo luogo daremo un rapido sguardo al percorso storico della pedofilia, tracceremo un identikit del pedofilo, valuteremo - dati alla mano - se ha senso dire che la Chiesa cattolica “copre” i pedofili, ricorderemo come, incredibilmente, molti abusanti di bambini non siano, a dispetto di denunce e condanne, messi in condizione di non nuocere, ed infine tracceremo un bilancio della nostra breve inchiesta.

Definizione & individuazione

Il primo passo obbligato per evitare il pressapochismo tipico dei mass media, è soffermarsi brevemente su un aspetto del problema-pedofilia che, a dispetto della sua evidente centralità, rimane spesso in secondo piano, quasi fosse scontato mentre non è affatto: la sua definizione. Occorre sapere che la pedofilia è stata primariamente definita da R. von Kraft-Ebing come “una perversione in cui una persona si sente eroticamente attratta da bambini di entrambi i sessi” [4]. A questa si sono poi susseguite altre definizioni, ma può essere interessante osservare come questo termine sia entrato nella lingua italiana solalmente nel 1935 [5] e la cronaca, per descrivere le violenze sui bambini, non abbia mai utilizzato, almeno per quanto riguarda l’ANSA, la parola “pedofilia” prima del 1987 [6]. Il tardivo interesse dei media verso questo fenomeno è facilmente dimostrabile, anche stando al caso italiano, con una rapida analisi quantitativa della stampa: negli ultimi 15 anni sul “Corriere della Sera” ben 2.657 articoli hanno trattato di pedofilia, quasi mille dei quali negli ultimi cinque anni [7]. Un esempio analogo è quello del quotidiano “La Repubblica”, che nell’ultimo quarto di secolo ha dedicato all’argomento circa 3.609 articoli: ben 1.500 di questi sono stati pubblicati dal 2005 in poi [8]. Tornando alle definizioni, Il DSM IV – acronimo che sta “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders” -,che è il manuale diagnostico-statistico dei disturbi mentali più accreditato trai professionisti della psiche, non inserisce la pedofilia tra le vere e proprie malattie mentali, bensì tra le “parafilie”, termine indicante un più generico disturbo dell’eccitazione cagionato da stimoli particolari [9]. Anche la giurisprudenza italiana, da parte sua, appare orientata a non ritenere la pedofilia una malattia mentale che attenua la capacità di intendere e volere [10]. Queste ed altre valutazioni ci portano quindi già a riconoscere nel pedofilo un soggetto indubbiamente disturbato ma consapevole e dunque responsabile degli atti e delle violenze delle quali si rende autore. Tornando alla definizione, il DSM IV specifica come il comportamento parafilico implichi il desiderio di compiere attività sessuale con bambini prepuberi, e che il soggetto affetto da pedofilia abbia almeno 16 anni e un’età di 5 anni superiore a quella della sua vittima [11]. Quanto all’abuso sessuale, la definizione appare tutt’altro che condivisa; mentre un tempo si aveva una visione inclusivista che non distingueva, quanto a gravità, “l’abuso con contatto” dall’”abuso senza contatto” [12], si è da qualche anno fatta strada, tra gli studiosi, una concezione secondo la quale occorre lasciare ai soggetti stessi la classificazione dell’abuso [13], scelta al quanto problematica se si considera che la maggioranza degli abusi si verificano in contesti familiari dove “l’uso di forza e violenza esplicita si dimostra raramente necessario” [14]. Queste sintetiche sottolineature mettono in luce almeno due aspetti spesso trascurati dai mass media. Anzitutto abusare di un minore, per quanto sia un’azione orribile e gravissima, non rappresenta, in sé, un atto di pedofilia. In secondo luogo, la progressiva centralizzazione, nella ri-costruzione degli abusi, della sola vittima, con la conseguente marginalizzazione di tutta l’opera investigativa ordinaria, ha reso tutto molto più complesso, dato che se le testimonianze di persone adulte - com’è stato ampiamente riconosciuto - hanno un altissimo margine di errore e inattendibilità, quelle dei più piccoli risultano ancor più sfumate e delicate. Quest’ultimo dato merita particolare attenzione dal momento che molte condanne avvengono in assenza di reperti medici conclusivi o specifici [15]. Le ambiguità del caso dell’asilo di Rignano Flaminio sono note, ma sono stati e sono purtroppo numerosissimi e drammatici, anche nella nostra Penisola, i casi di falsi abusi [16]. Sulle false accuse di pedofilia, la letteratura ci offre autorevoli contributi . Ricordiamo qui quello di Bernet, secondo il quale ci sono almeno tre ricorrenti situazioni che possono portare false dichiarazioni: 1) la denuncia può essere inculcata da un genitore al bambino; 2) la denuncia può essere causata da meccanismi mentali inconsci del bambino; 3) la denuncia può essere dovuta a meccanismi deliberati e consci [17]. Nel loro accuratissimo studio “Bambini abusati”, Malacrea e Lorenzini riportano una ricerca che elenca e spiega diverse tipologie di false denunce: i semplici malintesi; i semplici resoconti non corretti, le distorsioni patologiche, le distorsioni strategiche, l’errore professionale, le false dichiarazioni ed altri errori di vari tipo [18]. Ciò che questo studio mette in luce è un dato fondamentale: non tutte le false denunce per pedofilia e abusi sessuali sono necessariamente frutto di vendetta o malafede.

 Cenni Storici

Al pari di furto ed omicidio, la pedofilia attraversa la storia di tutta l’umanità. Possiamo trovare radici di questo fenomeno, e più in generale della violenza sui bambini, anche nella mitologia greca: la storia di Pelope, il mito di Laio e Crisippo e quello di Zeus e Ganimede ne sono solo gli esempi più noti [19] Sul piano più propriamente storico, in genere, si fissa con Sparta l’ufficializzazione della relazione pedofila che, secondo le testimonianze di Plutarco, interessava gli adulti e i dodicenni. Nei testi, di solito, si preferisce, in relazione all’antichità, parlare di pederastia anziché di pedofilia, anche se, com’è evidente, la sostanza cambia di poco anche se ci sono testimonianze che raccontano come, nell’antica Grecia, la relazione sessuale con minore di dodici anni, illegale e socialmente riprovevole [20]. In realtà pare che anticamente ci furono zone nelle quali la pederastia venne bandita, e questo suscitò parecchie critiche. E’ il caso della Jonia, dove tale pratica, a quanto si sa, venne combattuta. Ebbene, contro questa decisione, Platone, nel suo Simposio, pronunciò critiche pesanti:"Dove si è decretato che è vergognoso concedersi agli amanti, ciò viene stabilito per la bassezza dei legislatori, per l'arroganza dei dominatori, per la viltà dei sudditi"[21]. I diritti dei bambini erano calpestati anche nel mondo romano. Il già citato Plutarco, in proposito, ricorda che i romani usavano mettere al collo dei figli una bulla d'oro, affinché “quando giocavano nudi, non venissero scambiati per degli schiavi e fatti oggetto di tentativi di seduzione” [22]. Insomma, nell’antichità i diritti dei bambini non esistevano. Non a caso, secondo Baudrillart non vi è materia “in cui tra la società antica e pagana e la società cristiana e moderna, l'opposizione sia più accentuata che i loro modi rispettivi di considerare il fanciullo” [23]. Più di qualcuno, nel tentativo di ridimensionare l’oggettiva gravità di queste pratiche del mondo antico, vaneggia del cosiddetto eros paedagogos, dell’amore psichico e spirituale dell’adulto verso il giovane discepolo da lui educato e formato, senza sapere che tra questa espressione dell’eros ed il graduale scivolamento verso la pedofilia, il confine era labilissimo [24]. Le cose non erano molti diverse in Oriente: in Cina, i bambini castrati erano venduti a ricchi pedofili e questo è stato un commercio legittimo per millenni [25]. Il Cristianesimo ha portato una decisiva rivalutazione dei diritti dei bambini – la condanna dell’infanticidio ne è la più grande testimonianza-, anche se nel Medioevo è rimasta in vigore la possibilità, per chi lo volesse, di prendere in spose giovani dodicenni. Con l’avvento della famiglia borghese, invece, si è definitivamente affermata, anche grazie alla cultura cristiana, l’idea di infanzia e di rispetto del bambino. Un rispetto che nell’Ottocento è stato messo fortemente in discussione, basti pensare a quanto scriveva Cesare Lombroso, a detta del quale “i fanciulli hanno in comune coi selvaggi e coi criminali la nessuna previdenza” [26]. Anche Scaraffia è dell’idea che, nel corso dell’Ottocento, si sia fatta strada un’idea molto scettica e severa nei confronti bambino, anche sul piano letterario:”Il “giro di vite” di Henry James è saturo di maldominato orrore verso i bambini Miles e Flora, che l’istitutrice vede strettamente collegati a sordidi fantasmi. Lo stesso mostro creato dal Barone Frankenstein con parti di corpi morti è una sorta di bambino artificiale dotato di irrefrenabili e pericolose pulsioni istintuali” [27]. Ci si potrebbe dilungare approfonditamente su questi aspetti che, almeno in parte, rendono conto della concezione odierna del bambino, da un lato oggetto di idolatria, dall’altro mercificato e umiliato. Ciononostante, il dato che qui ci interessa sottolineare è un altro: la pedofilia, a dispetto delle diverse concezioni dell’infanzia che si sono susseguite nella storia e della grande rivoluzione cristiana, non è mai scomparsa.

Identikit del pedofilo

Spesso siamo portati ad immaginare il pedofilo come una sorta di “sporcaccione”, di individuo trascurato, tenebroso e con poca confidenza col sapone. Se fosse così sarebbe piuttosto semplice individuare i pedofili, ma purtroppo le cose sono diverse. Per meglio comprendere chi sia il pedofilo ci rifacciamo a quanto scrive nel suo “Psichiatria Psicodinamica” Glen Gabbard, secondo cui i “pedofili soffrono di una patologia narcisistica del carattere […] molti individui con questa patologia scelgono professioni nelle quali possono interagire coi bambini perché le risposte idealizzanti dei bambini li aiutano a mantenere la loro immagine positiva di se stessi. D’altra parte, il pedofilo spesso idealizza questi bambini; l’attività sessuale con loro comporta pertanto la fantasia inconscia di fusione con un oggetto ideale o di ristrutturazione di un Sé giovane, idealizzato” [28] [. Un dato molto interessante, che conferma le affermazioni di Gabbard, riguarda quanto hanno dimostrato le statistiche più recenti: l’interesse per i bambini inizia generalmente intorno ai quindici-sedici anni [29]. Ecco dunque spiegato perché capita di trovare pedofili anche tra i sacerdoti e gli insegnanti: perché gli educatori, per ovvie ragioni, hanno più possibilità di altri di essere vicini ai bambini, di poter giocare con loro. Va inoltre annotato che non sempre il pedofilo costringe il bambino ad avere rapporti sessuali, anzi, raramente. C’è anche chi addirittura si limita alla visione di materiale pornografico facilmente rintracciabile in internet [30]. C’è comunque da sottolineare una differenza tipologica importante: quella tra i pedofili “situazionali” e quelli “preferenziali”[31]. I pedofili “situazionali” non vi è una reale preferenza sessuale per i minori e la loro scelta può essere condizionata da ragioni diverse e complesse, che vanno dall’emozione di “una volta nella vita” alla volontà di imporsi. Questi soggetti abusano non solo di bambini, ma anche di disabili e anziani [32]. Il discorso cambia per i pedofili “prefenziali”, il cui immaginario ruota interamente attorno ai bambini, verso i quali indirizzano tutte le loro attenzioni sessuali. Costoro, rispetto ai pedofili “situazionali”, risultano mediamente appartenenti ad ambienti sociali più elevati.

La Chiesa copre i pedofili?

Una tesi che sposata oggi anche da molte persone istruite e pertanto vaccinate - almeno in teoria - dalla tentazione del pregiudizio, è che la Chiesa Cattolica sarebbe una istituzione abituata a coprire i casi di pedofilia al proprio interno arrivando, in taluni casi, a minacciare le vittime dei crimini, di rimanere in silenzio. Il modo migliore per verificare l’attendibilità di queste accuse - infamanti quanto, quasi sempre, generiche - è andare a valutare, nel concreto, le azioni intraprese al riguardo dal clero. Ebbene, anche se a qualcuno la cosa potrà non piacere, e anche se è impossibile escludere che negli anni si possa essere verificato - per volontà di qualche singolo e sprovveduto vescovo e non certo del Vaticano! – qualche caso di “insabbiamento” ci sono infiniti esempi che dimostrano come la Chiesa non solo non copra i pedofili, ma sia in prima linea nella battaglia contro i loro crimini. Ci limitiamo, per non abusare della pazienza del lettore, a citarne cinque:

- già nel lontano 1992, il cardinale arcivescovo di Chicago, Joseph Bernardin, a capo della seconda diocesi americana, istituì una apposita linea verde per consentire alle vittime dei preti pedofili di denunciarli [33];

- l’arcivescovo americano William Keeler nel 2002 ha pubblicò direttamente sul sito dell’arcivescovado di Baltimora (www.archbalt.org) la lista dei 56 religiosi accusati di molestie ai minori dagli anni ’50 in poi [34] ;

 - il reverendo Lawrence C. Murphy fu accusato di aver abusato di decine di bambini. I magistrati archiviarono le denunce a suo carico mentre la Chiesa, anche se si trattò di indagare crimini accaduti decenni prima, lo inquisì - respingendo anche una richiesta di prescrizione, avanzata dello stesso reverendo - fino all’ultimo dei suoi giorni; [35]

- don Marco Dessì, è un missionario condannato per pedofilia, ha detto Marco Scarpati, l’avvocato delle sue vittime nonché Presidente di Ecpat-Italia – associazione internazionale che si batte per porre fine alle prostituzione minorile, alla pedopornografia e alla tratta di minori-, “grazie alla grande collaborazione della Chiesa, che ha svolto un ruolo importantissimo nella ricerca della verità” [36]

- Don Fortunato Di Noto, con la sua Associazione Meter, da anni segnala alle autorità siti pedopornografici e persone sospettate di pedofilia, senza distinguere tra laici e religiosi, ed ha pubblicato anche testi sull’argomento [37].

 Merita di essere inoltre sottolineata l’opera del Santo Padre, autore di quella che persino un intellettuale anticlericale come Gian Enrico Rusconi ha definito “una svolta importante” [38] contro la pedofilia. Lo ha ammesso persino Alberto Melloni, intellettuale progressista che giusto pochi giorni prima che il New York Times lanciasse le sue accuse infamanti, ha riconosciuto al Papa tre importanti ed innovative decisioni su come affrontare la questione-pedofilia:

1) “affrontare la questione a Roma, al massimo grado di responsabilità”;

2) “fornire ai tribunali una collaborazione piena”;

3) “prendere atto che un vescovo che non sa affrontare queste situazioni non può fare il vescovo” [39].

 Urge annotare che anche l’Associazione antipedofilia La Caramella buona ha riconosciuto che, a differenza delle calunnie che qualcuno si ostina a far circolare sulla Chiesa, questa “sta dimostrando coraggio” nella lotta contro i pedofili [40].

Mostri in libertà & abusi impuniti

L’indignazione che solitamente i mass media orchestrano accuratamente per segnalare gli abusi da parte dei preti pedofili, – senza mai distinguere, urge rammentarlo, tra quelli denunciati, quelli processati e quelli infine condannati - di fatto finisce, per un curioso paradosso, per occultare dietro un assordante silenzio altri casi di pedofilia e abusi sessuali di gravità inaudita. Pensiamo, per stare all’Italia, ai 52 dipendenti pubblici che, tra il 2002 ed il 2007, sono stati condannati per reati sessuali. Attenzione: 18 di questi, dopo la condanna, non sono neppure stati licenziati [41] . Oppure pensiamo al caso del macellaio veneto che, processato per aver fatto sesso con una tredicenne, s’è visto riconoscere dal giudice le attenuanti perché “il sentimento era vero” [42]. Ancor più grave, se possibile, è stata la vicenda del pedofilo siciliano scarcerato dopo aver violentato tre ragazzine, che è tornato a stuprare, abusando di una bambina di quattro anni [43]. Nel suo “I predatori di bambini”, lo scrittore Massimiliano Frassi racconta l’allucinante storia di Oliver Serano-Alve, conosciuto all’Interpol come Oliver Shanti o solamente come Schulz; costui, energumeno alto 1 metro e 86 per 150 kg di peso, è accusato di aver abusato di almeno 116 bambini, cinque dei quali ridotti in fin di vita, con danni irreversibili, ha inciso diversi cd musicali tutt’ora acquistabili per i quali, riferisce Frassi, nonostante sia latitante dal 2002 “riceve regolarmente i diritti d’autore” [44] Decisamente allucinante è anche il caso riportato dal giornalista Stefano Livadiotti, penna particolarmente appuntita dell’Espresso – che certo non è un settimanale affetto dai pre-giudizi verso la magistratura –il quale, in un suo recente libro, racconta la storia di un magistrato che, sorpreso a far sesso con un ragazzino nel bagno di un cinema, è stato assolto dai colleghi da ogni accusa con la giustificazione che, due anni prima, aveva riportato una ferita alla testa la quale “ha reso inerte la” sua “volontà di inibire quelle spinte pulsionali su cui il soggetto non riusciva più ad esprimere un giudizio di valore” [45] La copertura o comunque il colpevole ri-dimensionamento degli abusi sessuali sembra toccare persino la venerata ONU: da quando, nel 2003, il Palazzo di vetro ha riconosciuto il problema degli abusi sessuali e delle violenze commesse dai Caschi blu, nulla o troppo poco è stato fatto per punire, scovare e processare i colpevoli. Un fatto che assume toni di accresciuta gravità se si pensa che i soldati dell’ONU, secondo alcune fonti, avrebbero commesso gravi abusi in numerosissimi stati: Sri Lanka, Marocco, India, Costa d’Avorio, Congo, Bosnia, Kosovo, Cambogia. [46] . La lunga lista degli abusi nascosti tocca anche insospettabili istituti laici che furono guidati, guarda caso, da persone che oggi puntano il dito contro le presunte coperture di pedofili da parte del Santo Padre. Ci riferiamo in particolare alla Odenwaldschule, prestigiosissimo istituto laico considerato la Eton teutonica. Ebbene, Antje Vollmer, esponente di spicco dei Verdi ai tempi della coalizione di governo con il cancelliere Gerhard Schröder, nel 2002 ricevette un dettagliato rapporto sugli orrori che avvenivano alla Odenwaldschule e, nonostante la gravità della accuse, non fece nulla [47] Persino gli stimati e affidabili boyscout hanno coperto degli abusi sessuali: lo ha stabilito un tribunale dell’Oregon che ha condannato l’organizzazione dei Boy Scout a pagare la cifra record di 18,5 milioni di dollari per aver agito in maniera negligente non proteggendo dei “piccoli esploratori” da alcuni pedofili [48]. Che la cultura contemporanea, al di là delle generiche accuse al clero, si interessi poco del problema della pedofilia è dimostrato anche dalla scarsa indignazione pubblica di fronte alle pubbliche rivendicazioni dei pedofili: dal 21 Dicembre 1998, tutti i pedofili a livello Internazionale celebrano il “Boy love day International”, la Giornata Mondiale dell'Orgoglio Pedofilo, ma – stranamente - non si è mai organizzata alcuna trasmissione televisiva per approfondire cosa abbia portato dei pervertiti ad associarsi pubblicamente fino ad indire un appuntamento annuale. E pensare che a Manhattan, New york, si dice che esista la North American May-Boy Love Association (Numbla), il cui scopo è di aiutare gli uomini ad individuare vittime di loro gusto [49]. Secondo quanto riportato da Kaplan nel suo volume “Perversioni femminili” in Gran Bretagna un gruppo di pedofili avrebbe fondato il Pedophile Information Exchange, di cui hanno fatto parte un ex ambasciatore britannico, membri dello staff amministrativo di Buckingham Palace, il figlio di un vicario e altri membri di primo piano della società [50] Che dire poi del regista Roman Polanski, arrestato in Svizzera il 26 settembre 2009 per aver avuto, anni fa, rapporti sessuali con una tredicenne? Molti intellettuali, anche italiani, si sono espressi per la sua innocenza: come mai tanto garantismo scompare quando c’è di mezzo un sacerdote? Mistero. Anche perchè  è stato già dimostrato da sociologi non cattolici e quindi non sospettabili di tendenziosità che la percentuale di pedofili nel clero è esattamente la stessa di altri ambienti sociali [51].

Conclusioni

Per tirare le somme di questa nostra breve analisi, non possiamo che constatare un fatto: la pedofilia è un fenomeno molto più grave e complesso di quanto, sotto una comprensibile spinta emozionale, molti pensino. Detta complessità tuttavia non deve scoraggiarci, bensì spingerci a combattere con rinnovato vigore questa orribile perversione che ha radici profonde ma che, a differenza del passato, si sta imponendo con sempre maggior evidenza. Addirittura, ci sono autori che denunciano la crescente e sottovalutata affiliazione tra i pedofili: “tra i soggetti attratti da tale difforme espressione della sessualità” si è recentemente “evidenziata la necessità di un solidale scambio di assistenza che, in tempi peraltro brevi, ha favorito la nascita di vere e proprie organizzazioni, che non ci si sbaglia a definire criminali” [52]. Va inoltre ricordato il ruolo determinante della pornografia, mercato florido che nessuno si sente di condannare apertamente, ma che di fatto, con la pedofilia, c’entra molto. Per questo è quanto mai urgente contrastare la pedofilia evitando di arenarsi in pregiudizi contro la Chiesa - forse la sola istituzione che da sempre e incondizionatamente si batte per la difesa dei bambini, per il loro diritto alla vita e la loro educazione – e affrontando con serietà e competenza questo orrore contemporaneo.

Giuliano Guzzo

 

Note

[1] Si tratta invece di una distinzione fondamentale, basti pensare al caso americano: dal 1950 al 2002 sono stati accusati 4392 sacerdoti, ma le condanne non sono state, in oltre mezzo secolo, poco più di una all’anno. [2] Emblematico è il caso del quotidiano "New York Times", che negli ultimi dieci anni hanno pubblicato oltre 150 articoli sulla pedofilia nella Chiesa (DOSSIER PEDOFILIA, p. 30: http://www.ildialogo.org/Ratzinger/pretipedofili/pedofiliadossier111032007.pdf) ignorando quasi sempre studi e notizie sul fenomeno degli abusi nelle scuole pubbliche; [3] Stando ai soli dati di “Telefono Arcobaleno”, Associazione che da ormai dodici anni lotta contro la pedofilia on line, in un suo comunicato stampa del 9 febbraio 2010 ha affermato che “Ogni giorno nascono nel mondo 135 nuovi siti pedofili e la pedofilia in internet nell’ultimo anno è aumentata del 16,5%” http://www.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=355773; [4] Cfr. “La definizione di pedofilia” http://www.sosinfanzia.org/fileformazione/pedofilia_definizione.asp; [5] Cfr A. OLIVERIO FERRARSI, B. GRAZIOSI, Pedofilia, Laterza, Roma-Bari 2001, p.32 [6] A. ILARIA e altri, “La pedofilia. Comunicazione e contesto sociale nell’ambito dei reati sessuali sui minori”, in Attual. Psychol. II/2 (1996); [7] http://archiviostorico.corriere.it/; [8] http://ricerca.repubblica.it/repubblica?query=pedofilia&view=archivio; [9] Cfr. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Washington 1994; [10] Cassazione , sez. III penale, sentenza 12.11.2003 n° 43135; [11] Cfr. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders; [12] SGROI, S.M,, BLICK, L.C., PORTER, F.S. (1982), “A conceptual framework for child sexual abuse”. In SGROI, S.M. (a cura di), Handbook of Clinical Intervention in Child Sexual Abuse. Lexington Books, Lexington; [13] BRIERE, J. HENSCHELL, D., SMIJANICH, K. (1992), “Attitudes towards sexual abuse: Sex differences and construct validity” in Journal of Research and Personality, 26, pp. 398 – 406; [14] M. MALACREA, S. LORENZINI, Bambini abusati – Linee guida nel dibattito internazionale, Raffaello Cortina Editore, Milano 2002, p.3; [15] KERNS, D.L., RITTER, M.L. (1992) “Medical findings in child sexual abuse cases with perpetrator confessions” in American Journal of Diseases of Children, 146, p. 494; [16] http://www.falsiabusi.it/casi/casi_%20sottraz/basiglio_05_08.html; [17] Cfr. BERNET, W. (1993), “False statements and the differential diagnosis of sexual abuse allegations”. In Journal of the American Academy of Child and the Adolescent Psychiatry, 32 (5), pp. 903 – 910; [18] Cfr. M. MALACREA, S. LORENZINI, op. cit. pp. 325-326; [19] Cfr. S. FURFARO, Pedofilia, un fenomeno giuridico e sociologico, http://www.diritto.it/archivio/1/20510_1.pdf; [20] P. Monni, L'Arcipelago della Vergogna. Turismo sessuale e pedofilia, Edizioni Universitarie Romane, 2001, pp. 97; [21] Platone, Simposio, Adelphi, Milano, 1979, p.52 [22] Plutarchus, Dell'educazione dei figliuoli, G.C. Sansoni, Firenze, 1916, p. 52; [23] A. BAUDRILLART, Moeurs paiennes et moeurs chretiennes, Cap. V, L'enfant paien, Librairie Bloud, Paris 1929, p. 259; [24] Cfr. H.J. WEITBRECHT, Compendio di psichiatria, Piccin, Padova 1970, p.175 [25] http://www.rinocammilleri.com/2010/03/pedofilia/; [26] C. LOMBROSO, Pazzo morale e delinquente nato, p.552 citato in D. FRIGESSI, F. GIACANELLI, L, MANGONI, (a cura di) 1996: [27] L. SCARAFFIA, Infanzia, Sellerio, Palermo1987, p.41; [28] G. GABBARD, Psichiatria Psicodinamica, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995, p.315; [29] Cfr A. OLIVERIO FERRARSI, B. GRAZIOSI, Pedofilia, p. 56; [30] Ibidem; [31] Cfr. M. PICCOZZI, M. MAGGI, Non chiamatelo amore, Guerini e associati, Milano 2003, p.23; [32] Ibidem, p. 25; [33] Corriere della Sera, 24/9/1992, p. 13;[34] Corriere della Sera, 27/9/2002; [35] per approfondire la storia del reverendo Murphy si legga AA. VV. Indagine della pedofilia nella Chiesa, Fede & Cultura, Verona 2010; [36] ANSA, 24 Maggio 2007, 15:21; [37] Si consiglia la lettura di F. DI NOTO, La pedofilia – mille volti di un olocausto silenzioso, Paoline, Milano 2002; [38] La Stampa, 13/4/2010, p. 33; [39] A. MELLONI, “Pedofilia Il Papa e le tre decisioni con le quali ha voltato pagina”, Corriere della Sera, 17/2/2010, p.38; [40] Il Giornale, 13/4/2010; [41] Cfr. R. ORMANNI, Condannati per pedofilia? Tutti al lavoro, Panorama 21/6/07, pp. 58 – 59; [42] S. ZURLO, Ha fatto sesso con una tredicenne. Per il giudice è amore: pena ridotta, Il Giornale 6/2/2008, p. 19; [43] Corriere della Sera, 18/2/08, p.25; [44] M. FRASSI, I predatori di bambini, il libro nero della pedofilia, Macro Edizioni, Diegaro di Cesena 2007, p. 103; [45] Cfr. S. LIVADIOTTI, “Magistrati.L’ultracasta” Bompiani, Milano 2009; [46] Cfr. G. MEOTTI, One dollar baby per Caschi Blu degeneri, Il Foglio, 25 marzo 2010; [47] Cfr. S. MAZZOLINI, Così i verdi insabbiarono gli abusi nella scuola per vip, Il Giornale 8/4/2010, p. 13: [48] Cfr. Pedofilia, Boy Scout condannati a pagare 18 milioni, Il Giornale 25/4/2010, p. 14; [49] Cfr A. OLIVERIO FERRARSI, B. GRAZIOSI, Pedofilia, p. 41; [50] Ibidem; [51] P. JENKINS, Pedophiles and Priest: Anatomy of a Contemporary Crisis, Oxford University Press, 1996; [52] [L. CORTELLESSA N. FUSARO, Pedofilia e criminalità, Koinè edizioni, Roma 2003, p. 67]

 
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