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Quattro anni fa veniva proiettato per la prima volta il documentario “Una scomoda verità” col quale Al Gore, vice presidente degli Stati Uniti d’America sotto l’amministrazione Clinton, si proponeva nella veste di ecologista.
Si trattò di un ritorno fortunato, il film ricevette il premio Oscar 2007 come miglior documentario, seguito nello stesso anno dal più prestigioso dei riconoscimenti, il premio Nobel per la pace per il protagonista Al Gore. Vincere un premio Oscar è un’esperienza che solo a pochissimi è dato provare, lo stesso vale per l’assegnazione del premio Nobel, ricevere entrambi per lo stesso lavoro rientra in una casistica che si pone di diritto oltre la categoria del “raro” per entrare in quella degli eventi unici.
Eppure poco più di sei anni prima Al Gore usciva piuttosto malconcio dalla sconfitta elettorale alle presidenziali USA, si trovò in una condizione di abbattimento nella quale “si fece crescere la barba, si concesse qualche dolcetto o quel whisky in più… ingrassò molto”, come ci informa un articolo di Maria Latella pubblicato sul settimanale “A” del 15 aprile 2010. Quel che fece uscire dalla crisi Gore forse non fu tanto l’aiuto della “bionda e simpatica moglie Tipper”, quanto l’intervento dell’imprenditore e avvocato Joel Hyatt col quale nacque l’idea di fondare un network d’informazione.
L’iniziativa portò nel 2005 alla nascita del canale televisivo “Current”. L’iniziativa fu subito baciata da un successo travolgente, nel 2007, a due anni dalla nascita, Current viene trasmessa da SKY e soli sei mesi dopo vince il prestigioso Emmy Award come miglior servizio TV interattivo. L’anno successivo Current sbarca in Italia, che gode quindi del singolare privilegio di essere il primo paese non anglofono a beneficiare delle sue trasmissioni.
Anno veramente mirabile quel 2007, all’Emmy Award per Current fanno seguito il già citato Oscar per “Una scomoda verità” e il premio Nobel ad Al Gore per lo stesso film. Si tratta di riconoscimenti prestigiosi ed effettivamente la “verità” che Gore mostra al mondo è così importante da giustificare tanta attenzione: le attività umane sono all’origine del riscaldamento globale, se i governi non prenderanno rapidamente i giusti provvedimenti il mondo andrà incontro ad una catastrofe. Il volto dell’ex vice presidente USA diviene quello di un moderno profeta che addita all’umanità la via della salvezza.
Ma un evento inatteso sembra mettersi di traverso alla corsa di Gore che in quel momento sembra inarrestabile, un piccolo “Davide” nei panni di un dirigente scolastico del Kent si rivolge alla magistratura per sottoporle il caso della proiezione del film nelle scuole superiori inglesi. La richiesta trova ascolto e il giudice Justice Burton dell’Alta Corte di Londra analizza il filmato riscontrando nove errori nella “verità” del film.
La presenza di questi nove errori spinge a ritenere che il film rappresenti una visione di parte, una “one-sided wiew” e che la proiezione del documentario può quindi avvenire solo se accompagnata da una guida esplicativa. “Una scomoda verità” è quindi giudicata dalla corte inglese una “verità” di parte, fatto che era evidentemente sfuggito alla giuria del premio Oscar ma, cosa certamente più rilevante, a quella del premio Nobel. Nell’articolo pubblicato sul settimanale “A” viene riferito che gli americani adorano quelli che, come lui, vengono definiti dei “Comeback”, quelli «capaci di tornare e risollevarsi dopo una brutta botta…», caratteristica riferita alla capacità che Gore ha mostrato risollevandosi dopo la sconfitta alle elezioni presidenziali del 2000, ma Gore dimostra di essere un Comeback anche nell’episodio dell’Alta Corte inglese, infatti, nonostante la scoperta dei nove errori, prosegue instancabilmente la sua opera di propaganda.
Gore sarà però chiamato ancora una volta a dimostrare le sue capacità di Comeback quando alla vigilia del summit sul clima di Copenaghen, a fine novembre del 2009, degli hacker riveleranno uno scambio di e-mail tra gli scienziati dell’East Anglia University impegnati nella Climate Research Unit (CRU).
Dalle e-mail emerge che i dati riguardanti il global warming sono stati filtrati e manipolati al fine di dimostrare la tesi che il riscaldamento sia causato dalle attività umane. In seguito allo scandalo delle e-mail prima del summit di Copenhagen la tesi di Al Gore subisce un duro colpo ma, ancora una volta, egli dimostra di essere un vero “Comeback” e pochi giorni dopo tiene un discorso in cui rilancia il suo allarme affermando che entro cinque anni il Polo Nord potrebbe essere completamente libero dai ghiacci.
Ma immediatamente lo scienziato da lui citato come fonte della previsione, Wieslav Maslowsky, smentisce di aver fatto tale previsione. Da Comeback di razza, Gore non si scoraggia e prosegue la sua opera di sensibilizzazione, ma gli eventi sembrano accanirsi contro di lui, avviene infatti che il 4 marzo 2010, mentre si trova ad Oslo per una raccolta di fondi per combattere il riscaldamento globale, 50 navi rimangono imprigionate nei ghiacci del vicino Mar Baltico, evento che non si verificava da almeno quindici anni. Quando si dice la sfortuna…
Al Gore: qual è la “scomoda verità”? Parte seconda
“L’Italia e gli Stati Uniti hanno lo stesso problema: la manipolazione delle notizie”. Così esordisce Al Gore nell’intervista rilasciata al settimanale “A”, e questa volta non possiamo che essere d’accordo. Ma non sappiamo se tra le manipolazioni di cui soffre l’informazione egli includa anche i 9 errori accertati nel suo documentario.
Quel che è certo è che la battaglia per la verità continua nel frattempo ad essere combattuta anche sul fronte televisivo, Current Tv è nata con l’impegno di non dipendere da parti politiche o da alcuna ideologia, con lo scopo di raccontare la realtà in “assoluta autonomia”. Se l’impegno è quello di non dipendere da nessuna ideologia, evidentemente tra le ideologie non viene annoverato l’ambientalismo. Coerentemente con le idee del fondatore la programmazione di Current dedica molto spazio alle tematiche relative all’ambiente, nel suo palinsesto è possibile ad esempio trovare il documentario “5 Modi per Salvare il Mondo” che in 55 minuti ci dice che: “Il cambiamento climatico sta trasformando il mondo e se il riscaldamento globale non sara' arrestato, gli effetti potrebbero essere catastrofici. 5 proposte per abbassare la temperatura e per salvare la vita sulla terra.”
La battaglia contro il riscaldamento globale va dunque avanti senza incertezze, nonostante gli episodi che abbiamo visto e che potrebbero indurre almeno ad una certa prudenza.
Ma tra i temi proposti da Current Italia troviamo anche documentari come “Zeitgeist” nel quale si sostengono tre tesi: 1 Il cristianesimo è “la più grande storia mai raccontata”, dove raccontata è usato nel’accezione di “gabellata”.Si sostiene infatti che il Cristo altri non sia se non una riedizione del dio egizio Horus.
2 Gli attentati dell’11 settembre sono stati orchestrati da una presunta organizzazione di potere per togliere i diritti democratici ai cittadini statunitensi.
3 Da diversi secoli alcuni banchieri portano avanti una cospirazione per dominare il mondo. Se ci capitasse di poter fare un’intervista ad Al Gore non potremmo fare a meno di domandargli se è al corrente di questa programmazione e se ne condivida i contenuti, sarebbe infatti clamoroso che un ex vice presidente USA e premio Nobel per la pace sostenesse che negli stessi USA dall’11 settembre 2001 non esiste più la democrazia e che, conseguentemente alla terza tesi di Zeitgeist, siano i banchieri di più antica origine i veri signori del mondo.
A questo punto siamo di fronte ad un bivio che ci obbliga a due possibili conclusioni:
A) Al Gore ritiene vero quanto contenuto nel documentario in questione e allora non si spiega come mai non affianchi alla battaglia contro il riscaldamento globale quella contro la “Cospirazione globale”.
B) Al Gore ritiene infondato quanto contenuto nel documentario e allora vengono trasmesse notizie che si potrebbero definire “manipolate” contrariamente agli scopi prefissati.
Riguardo alla prima parte del documentario, quella relativa al cristianesimo, possiamo osservare che nella programmazione sono stati spesso proposti titoli come “Il Vaticano e i crimini sessuali”, “Il Legionario di Cristo” e “Vaticano S.p.A.”, non compaiono invece documentari sull’opera missionaria nel terzo mondo, o sul Nobel per la pace a Madre Teresa (una collega in fondo…) o sull’impegno sociale della Chiesa Cattolica.
Evidentemente per quel che riguarda la “pericolosità” della Chiesa Cattolica si ritiene di non avere dubbi, i dati contrastanti la tesi di fondo non vengono presi in considerazione, così come avviene per le tematiche sul riscaldamento globale. Se tutto questo ci lascia infine pensierosi e non riusciamo a prendere sonno, è possibile fare affidamento ad un ricco palinsesto notturno all’interno del quale si possono trovare programmi di sicura attrattiva come “Sex Mundi: le Misure Contano”. E se anche questa fosse una “scomoda verità”?