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Anderson, il cacciatore di preti-pedofili (e di quattrini)
Di Giuliano Guzzo - 14/04/2010 - Attualità - 1421 visite - 0 commenti

Dietro agli attacchi americani che stanno colpendo il Papa in questi giorni ci sono indubbiamente molteplici interessi, ma a tirare fuori dai cassetti scandali reali e presunti – strano ma vero - c’è quasi sempre un’unica mano, quella di Jeffrey R. Anderson, un avvocato battagliero, decisamente più incline all’accusa che alla difesa; si occupa della pedofilia nella Chiesa dal lontano 1983 e da allora, grazie alla sua combattività anticlericale (“Gli faccio causa anche quando respirano”), ha vinto più di 250 cause, portando nelle casse dei suoi clienti - e di rimbalzo nelle sue - indennizzi per un totale di 60 milioni di dollari.

E’ stato il primo a credere nella possibilità di chiedere immensi risarcimenti economici alla Chiesa e il suo agguerrito esempio - “Farei causa a chiunque pur di torcergli un po’ di danaro” - ha fatto scuola: girovagando negli States può tranquillamente capitare di notari studi di avvocati con affissi fuori cartelli con scritte singolari del tipo:”Vuoi diventare ricco? Manda tuo figlio in seminario e dopo un anno passa da noi”. I frutti della battaglia inaugurata da Anderson sono finanziariamente notevoli: sei diocesi hanno dovuto chiuder bottega per coprire tutti i risarcimenti richiesti, per un totale, negli ultimi anni, di un miliardo di dollari. Poco importa che gli abusi, negli ultimi quindici anni, siano calati drasticamente: ad Anderson interessa continuare a vincere cause.

E l’ultimo pallino dell’ex alcolizzato divenuto principe del foro, facendo leva su una legge dell’Oregon, è portare nientemeno che il Santo Padre in tribunale per rispondere degli abusi commessi da alcuni preti pedofili. Ma non ci riuscirà. Come ha spiegato l’avvocato Franzo Grande Stevens proprio ieri per far valere una responsabilità della Santa Sede occorrerebbe dimostrare che un sacerdote è “dipendente” (employee o agent) del datore di lavoro-Vaticano (employer o principal). Piccolo problema: il Vaticano non è un datore di lavoro, bensì uno Stato sovrano che scambia ambasciatori con gli altri stati, ha un suo territorio, una sua lingua (il latino), le sue leggi, i suoi Tribunali e persino la sua polizia.

Pertanto, per dirla con Stevens, non “si può seriamente sostenere che le centinaia di migliaia di sacerdoti sparsi nel mondo siano dipendenti del Vaticano, legati a questo da un contratto di lavoro” (La Stampa, 13/4/2010). Ad ogni modo, rimane un fatto: il Vaticano è uno Stato sovrano e, come ci ricorda il diritto internazionale, nessuno Stato sovrano, tanto meno l’Oregon, ha giurisdizione su di un altro Stato sovrano. Par in parem non habet iurisdictionem, per dirla coi latini.

Dovranno farsene una ragione sia Anderson che gli altri quattro avvocati dello studio Anderson & Associates. L’avvocato anti-pedofili venuto dal Minnesota dopo una gioventù passata tra hippy, artisti di strada e militanti del black power, potrà consolarsi comunque; i telefoni del suo studio squillano senza sosta e lui potrà continuare ad accogliere col consueto garbo tutti i suoi aspiranti assistiti:”Quanti soldi ha?”.

 
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