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Pedofilia nella Chiesa: un po' di chiarezza.
Di Francesco Agnoli - 10/04/2010 - Attualitą - 1422 visite - 0 commenti

Le recenti dichiarazioni del giudice Pietro Forno si inseriscono nel solco dell’accusa ideologica che proviene dal New York Time: non solo vi sono preti pedofili, ma costoro vengono addirittura coperti dai loro superiori, vescovi e papa in primis.

Forno ha infatti dichiarato di non aver ricevuto “una sola denuncia né da parte di vescovi, né da parte di singoli preti”. Poi ha aggiunto che da parte delle autorità ecclesiastiche, però, non ha mai ricevuto pressioni o intralci, una volta avviate le indagini. Ma le accuse del magistrato, su cosa si fondano? Vi sono prove? Non una. In quanti casi? Neppure qui una chiarificazione. Eppure un magistrato dovrebbe fare della precisione nell’accusa la sua bandiera. Anche per non avvallare la strumentalizzazione mediatica, a fini ideologici, sensazionalistici o altro. Ma purtroppo sempre più i processi di oggi sono come quelli rivoluzionari, davanti ai “tribunali del popolo”: veloci, semplici, manichei, e, se serve, fondati sulla dantoniana legge dei sospetti. Sulla pedofilia, come in politica.

Vediamo allora brevemente di capire come stanno le cose. Anzitutto, anche dopo aver parlato con alcuni magistrati del settore, mi pare che occorra dire subito questo: le accuse di pedofilia sono quanto di più ambiguo e difficilmente dimostrabile esista. Infatti la maggior parte vengono subito archiviate, perché totalmente incredibili, essendo dettate da motivi di vendetta, di ricatto, da mitomania….

Molte altre vengono smontate dopo un po’ e altre ancora non reggono alla prova del tempo. Ma i processi sono lunghi. Come fa un vescovo a condannare un suo sacerdote, prima del processo? Di più: prima del terzo grado di giudizio? La polemica contro il papa o i vescovi in verità, da un punto di vista giuridico, appare assurda, dal momento che lo Stato laico ha soppresso il foro ecclesiastico rivendicando a sé la cognizione e la punizione di tutti, indistintamente, i reati commessi nel suo territorio, compresi quelli di chierici e religiosi. Oggi il magistero penale della Chiesa è ridotto al campo strettamente spirituale e alle misure disciplinari interne.

Sono dunque i giudici dello Stato che, a differenza di quelli ecclesiastici, sprovvisti di ogni potere coercitivo, hanno la facoltà e i mezzi per convocare coattivamente i testi, punirne reticenze o menzogne, disporre intercettazioni, perizie ed altri eventuali mezzi di prova. Esclusivamente loro è anche la prerogativa di condannare il delinquente al risarcimento del danno. Ne consegue che solitamente le vittime, vere o presunte, del reato e le forze dell’ordine investono della conoscenza dei fatti la magistratura civile e quella ecclesiastica può intervenire solo a fatti acclarati. Crediamo davvero, allora, che un sacerdote colpevole si dichiari ai suoi superiori? Che sia così facile per detti superiori emettere condanne che costano alla magistratura anni e anni di lavoro, specie in una materia così delicata e ambigua?

Si pensi solo al problema della testimonianza dei bambini, che talora i giornali portano come prova per lanciare titoloni roboanti. La letteratura giudiziaria e in materia di psicologia infantile è ormai orientata a negare loro quasi del tutto qualsiasi attendibilità, causa la difficoltà dei bimbi di avere ricordi precisi, la loro incompetenza semantica, la loro suggestionabilità, la loro facilità ad essere “guidati” da qualcuno che magari desidera utilizzarli per altri fini… Ciò significa che nella stragrande maggioranza dei casi il superiore ecclesiastico può intervenire con conoscenza di causa solo dopo che la magistratura ha fatto le opportune indagini, e non si capisce quindi per quale barbarico principio giuridico i religiosi non dovrebbero godere dello stesso diritto di tutti, ed essere additati come reprobi prima della condanna definitiva ed irrevocabile.

Tanto più che in questa materia raggiungere prove convincenti, anche se il fatto risale all’altro ieri, è assai arduo, perché di norma, per motivi evidenti, l’unico teste di esso è la vittima, vera o presunta, dal momento che quasi mai si riscontrano tracce medicalmente o biologicamente rilevabili.

Detto questo occorre che le gerarchie ecclesiastiche riconoscano che la deriva pansessualista che ha investito tutta la società, si è infiltrata anche nella Chiesa. Anzitutto per una crisi di Fede: la verginità sacerdotale, come la castità degli sposi, entrambe oggi così violate, sono perle che devono essere custodite gelosamente, con estrema cura. Preghiera e senso del soprannaturale sono fondamentali. Se, come è avvenuto nel post Concilio, si perde il senso vero del sacerdozio, attraverso la desacralizzazione della liturgia e la diminutio del valore dei sacramenti, l’eroismo richiesto ai chierici risulta incomprensibile, anzitutto a loro stessi. La figura del sacerdote come operatore sociale non regge più. La seconda causa della crisi è la rinuncia al governo. Nel clima utopico del post-concilio molti vescovi hanno cessato di seguire l’ideale tridentino: hanno perso il contatto con i propri seminaristi e sacerdoti, omettendo di vagliarli, di formarli e di fungere per loro da padri, da maestri e da sorveglianti. La Controriforma che occorre, allora, è proprio quella indicata dal papa: ribadire il valore del sacerdote come alter Christus, anzitutto attraverso la centralità dell’Eucaristia e del confessionale. Il curato d’Ars è proprio l’esempio che occorre ad un clero non di rado secolarizzato, e per questo ignaro della sua missione, e quindi smarrito.Il Foglio 8/4/2010

 

Ricordo alcuni casi eclatanti di errori giudiziari riguardanti la pedofilia:

1) Don Govoni:  

Don Giorgio Govoni, parroco della Bassa Modenese, morto di infarto dopo aver ascoltato l’arringa del Pubblico ministero nel 2000. Nel 1997 fu accusato da un’assistente sociale di guidare una setta di “satanisti pedofili” colpevole anche di uccidere i bambini, oltre che di abusarne sessualmente, ma la Corte d’Appello di Bologna l’11 luglio 2001 dichiarò che don Giorgio fu stato ingiustamente calunniato. La sentenza di appello è confermata anche dalla Corte di Cassazione che con sentenza del 26 novembre 2002 aggiunge che si può parlare di “costruzione collettiva di eventi” (L. Bertocchi)

2) Suor Nora Wall:

“Nora Wall, un'anziana ex suora della congregazione delle Sisters of Mercy, detiene un poco invidiabile record. È stata la prima persona nella storia della Repubblica d'Irlanda a essere condannata per lo stupro di una minorenne, la prima a essere condannata all'ergastolo per uno stupro e la prima a essere condannata in un caso di «recovered memories», di ricordi emersi nel corso di una psicoterapia della presunta vittima. Il tutto avvenne nel giugno del 1999, poche settimane dopo la proiezione di un documentario tv in più puntate, di cui fu poi dimostrata la tendenziosità e falsità in innumerevoli passaggi, sulle violenze perpetrate da religiosi - tra cui le Sisters of Mercy - nelle industrial schools e che aveva suscitato un'enorme scalpore. Il verdetto si basava sulla testimonianza di Regina Walsh, una ventunenne che aveva accusato Nora Wall di averla tenuta ferma mentre un suo complice, Pablo McCabe, un pregiudicato con problemi psichici, abusava di lei. Nonostante la testimonianza facesse acqua da molte parti, la Walsh, assieme a una sua testimone, Patrica Phelan, fu creduta. Se non che la stessa Walsh rilasciò un'intervista al quotidiano «The Star» in cui raccontò di altri abusi subiti. Un lettore, che casualmente vide citato il nome della testimone, Patricia Phelan, che in passato lo aveva accusato di surreali abusi sessuali, decise di contattare gli avvocati della Wall e di McCabe. Fu l'inizio della demolizione dell'accusa, che portò poi la stessa Regina Walsh a una piena ritrattazione. Nora Wall, che era diventata per i media «la suora malvagia», riebbe la libertà. Quasi nessuno le chiese perdono per quello che aveva scritto o detto di lei”. ( fonti: Avvenire, 12/8/2007; “Final conversion from monster to martyr", by Ann Marie Hourihan, Sunday Tribune, 1st Feb, 2004, http://www.tribune.ie/archive/article/2004/feb/01/final-conversion-from-monster-to-martyr/; Irish Independent 23 November 1999, Botched rape case nun is innocent says DPP, http://www.independent.ie/national-news/botched-rape-case-nun-is-innocent-says-dpp-391400.html)

3 Le suore di Bergamo: http://www.falsiabusi.it/casi/casi_%20falsi_%20abusi/bg.html

4 A questo si aggiungano gli innumerevoli casi in cui l'accusa di pedofilia viene utilizzata da uno dei due genitori a danno dell'altro, per l'affidamento dei figli.

 

 Tutto ciò evidentemente non toglie nulla alla gravità degli abusi, quando si sono veramente verificati. Come ho scritto in conclusione dell'articolo sopra, accanto alla debolezza ed alla peccaminosità umana, sempre esistite, c'è, da circa 40 anni, una crisi di Fede nella Chiesa.

 
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