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Vi sono giunte che aprono i mutui agevolati per la casa anche alle coppie di fatto. E’ una decisione giusta? No, dal momento che lo Stato e quindi anche gli amministratori locali dovrebbero favorire il matrimonio perché è garanzia di solidità sociale, di coesione tra i consociati e quindi contribuisce fortemente alla sopravvivenza dello Stato stesso.
L’ordinamento giuridico e la comunità pubblica preferiscono le relazioni stabili e durature come il matrimonio piuttosto che le relazioni temporanee e incerte basate solo sull’affetto (Corte Cost. sentenza 352/2000; ordinanza 491/2000). Infatti il divorzio è previsto come eccezione, non come regola. La convivenza per sua natura è invece un legame più fragile e precario.
Nella convivenza infatti si sta insieme a tempo determinato dato che i conviventi o si lasceranno oppure si sposeranno. I conviventi affermano che staranno insieme finchè funziona, altrimenti si sposerebbero, perché, volenti o nolenti e per fortuna, nella testa di molti all’idea di matrimonio è associata l’idea “per sempre”. I coniugi a differenza di chi convive invece stanno insieme, perlomeno nelle intenzioni, anche se non funziona più. Nella convivenza non c’è volontà di assumere le responsabilità del matrimonio: si sta insieme solo per legame affettivo (Corte Cost. sentenza n. 8 del 1996) e non c’è progetto di vita (Indagine Cisf 2005).
Invece il matrimonio per sua natura è un legame più stabile perché il vincolo giuridico, espresso nei doveri presenti nel Codice Civile, rafforza il legame; perché è più difficile rompere un matrimonio che una coppia di fatto e in più nella convivenza non puoi contestare la decisione dell’altro, invece nel matrimonio sì facendo valere le tue ragioni nel procedimento per la separazione matrimoniale; perché il diverso atteggiamento dei coniugi, vincolati in un progetto di vita definitivo, rafforza l’impegno reciproco; e infine perché l’antropologia culturale dimostra che la ritualizzazione di un impegno e la manifesta assunzione di responsabilità nei confronti della società (per es. la cerimonia nuziale) accrescono la capacità di rispettarlo. Inoltre è il matrimonio, con le garanzie di solidità fin qui espresse, che è il luogo migliore per far crescere i figli ed è l’ambiente ideale per comunicare loro i valori civili così utili quando diventeranno cittadini adulti.
Tutti motivi questi che giustificano un particolare atteggiamento di favore dello Stato verso questa specialissima comunità di persone che è la famiglia fondata sul matrimonio, l’unica che può meritarsi simile trattamento di riguardo. Tutto ciò ci porta a dire che è ingiusto assegnare facilitazioni alle coppie di fatto insieme al fatto che in tal modo si agevoleranno le dichiarazioni mendaci di convivenza al fine di ottenere tali benefici e si sottrarranno queste risorse economiche alle famiglie formate da coppie sposate. Inoltre simili benefit vanno dati a chi si assume dei doveri giuridici, come i coniugi, non ai conviventi che non hanno nessun obbligo né verso la società né nei confronti uno dell’altra. Dare dei soldi a chi domani può rompere il rapporto di convivenza danneggia poi l’immagine del matrimonio, inserendo nell’immaginario collettivo una modello di vita a due assai concorrenziale perché più soft, meno impegnativo ma con uguali agevolazioni.
Accordare i mutui agevolati anche alle coppie di fatto mette sullo stesso piano due realtà che non hanno pari valore. Da ciò consegue che parificare in tema di mutui la convivenza al matrimonio significa prendere una decisione ingiusta. Sono queste affermazioni discriminatorie contrarie al principio di uguaglianza? No, perché il principio di uguaglianza prevede di trattare i casi uguali in modo uguale, e i casi diversi in modo diverso. Essendo il matrimonio e la convivenza due realtà differenti devono essere considerate in modo differente. E’ discriminatorio che un ragazzo di 14 anni non possa votare o che un uomo di 30 anni non possa andare in pensione? No, perché situazioni diverse devono essere regolate in modo diverso. I conviventi sono rispettati e quindi non discriminati dalla legge nei loro diritti fondamentali (artt. 2 e 3 Cost.): occorre tutelare il convivente, non perché convivente ma perché persona, e non la convivenza.