Le lezioni regionali appena concluse rappresentano un trionfo per chi crede in certi valori. Emma Bonino e Mercedes Bresso hanno perso: l’abbraccio definitivo tra ex (?) comunisti e radicali si è rivelato mortale. Forse anche perché a tanti “proletari” di storia comunista, il liberismo economico e morale della Bonino interessa poco. Droga libera, aborto a gogò, eutanasia, contraccettivi nelle scuole, se possibile dall’asilo, ecc., non sono una priorità in un paese che ha conosciuto un po’ di crisi economica. E che forse un giorno, dopo infinite delusioni e dolori, si sveglierà dall’incubo dell’ “amore libero” sessantottardo e butterà dalla finestra idee mortifere e i suoi vessiliferi (vedi alla voce Pannella). Così in Lazio ha vinto la Polverini, seppur terribilmente azzoppata: la volevano escludere totalmente dal voto, i “democratici” del Pd; non ce la hanno fatta, perché la magistratura prima ha dato loro ragione, poi torto. Senza il PdL nell’intera provincia di Roma, l’ex sindacalista ha fatto ugualmente il pieno di voti. Forse più per opposizione al viso arcigno, alla voce petulante, al ringhiare continuo dei radicali, che per effettivo trasporto per l’altra candidata. In Piemonte ha vinto Roberto Cota, un avvocato leghista, cattolico, moderato, di quelli che piacciono al Bossi di questi tempi, che si circonda, appunto, di cattolici interessanti, come Federico Bricolo, il già citato Cota, Massimo Polledri e molti altri….

L’ammucchiata innaturale tra Pd, Udc, radicali ecc. è stata sconfitta, anche grazie al movimento di Beppe Grillo, che rappresenta una sinistra movimentista, certamente più nobile di quella radical-nichilista della zarina rossa (non per nulla “Repubblica” la sdegna). Il Veneto è andato a Luca Zaia, un altro leghista interessante, giovane, colto, pratico, e di sentimenti tutt’altro che radicali. La Lombardia ha invece visto una vittoria schiacciante di un altro cattolico, Roberto Formigoni, a cui i lombardi riconoscono una grandissima capacità di governo. E pensare che anche Formigoni lo volevano eliminare dalla competizione, i radicali, con i soliti metodi vergognosi travestiti da amore per la “legalità”!

Queste elezioni hanno anche visto un crollo verticale dell’UDC di Casini: la politica opportunista e vergognosa dei due forni, sostenuta anche dal sempre più incomprensibile Rocco Bottiglione, si è rivelata un fallimento. Appoggiare la radicale Bresso non è servito ad ottenere qualche seggio in Piemonte; neppure l’alleanza con Burlando, altra espressione del mondo radical-sinistro, è stata premiata dagli elettori. L’Udc, che ha fatto flop anche nella altre regioni, dalla Lombardia al Veneto, ha ottenuto solo uno scopo: consegnare la Puglia al terzo dei candidati più radicali della sinistra, Nichi Vendola. Dispiace, non certo per l'opportunista Casini, ma per tanti altri bravi membri di quel partito, a cominciare da Luca Volontè. 

Interessante, infine, la sconfitta del centro sinistra a L’Aquila: la provincia era in mano alla sinistra, che per mesi ha urlato contro Bertolaso e il governo, spiegando che non avevano fatto nulla per i terremotati. Chi non sapeva nulla su come effettivamente fossero andate le cose, in questa realtà virtuale in cui viviamo, lo ha capito oggi dal voto degli aquilani, che ha premiato il governo, e la sua efficacia. Berlusconi o non Berlusconi, una realtà è certa: dove la sinistra governa, spesso agisce con risolutezza, alla Zapatero, nelle materie morali, ma non con altrettanta efficacia rispetto agli altri problemi della gente…benché non smetta mai di urlare alla dittatura o di lanciare altri ridicoli allarmi e noiosi anatemi…