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Al liceo scientifico Keplero di Roma pensano di cavarsela installando sei distributori di preservativi che saranno venduti a prezzo di fabbrica: un vero affarone.Pensano che così usciranno dagli schemi, saranno moderni, originali; che cresceranno ed istruiranno giovani maturi, uomini, mica femminucce. E in drammatica consonanza col parere dei genitori e degli insegnanti, il rappresentante degli studenti di quella scuola sostiene che questo sia “un modo per uscire dagli schemi tradizionali e affrontare realmente il problema dei giovani” (Corriere della Sera, 10/3/2010).
Interessante: in tempi di tensioni generazionali e di incomprensioni quotidiane a mettere tutti d’accordo non ci si mettono più il parroco, lo zio e l’assistente sociale; nossignori, ci pensa direttamente lui, l’amico condom: è piuttosto taciturno ma è sempre disponibile, pronto, a portata di mano. Davvero magnifico. La portata pedagogica della rivoluzione kepleriana è quindi lampante, anche se non è poi chiaro a cosa servirà, in definitiva, il condom per tutti.
Non di certo a contrastare le gravidanze tra le giovanissime. Se non ci credete rivolgetevi agli inglesi che, dopo 12 anni e una forsennata campagna promozionale costata 300 milioni di sterline, volevano dimezzare entro quest’anno il numero delle babymamme. Risultato: sono a malapena riusciti a riparare alla tragica impennata del fenomeno che si era registrata nel 2007.
Nemmeno il contrasto all’Aids nelle scuole sembra una buona ragione per promuovere il preservativo, che addirittura favorirebbe la diffusione dell’HIV. Lo chiamano “effetto Peltzman”, “risk homestasis” o “risk compensation” ma la sostanza è sempre la stessa: laddove si introduce una protezione aggiunta – nel nostro caso, l’amico condom-, la percezione del rischio – il contagio dell’HIV - si abbassa incentivando comportamenti così disinvolti che, una volta inibito l’autocontrollo, peggiorano la situazione iniziale.
E’ successo in Africa dove, come ricordato dal professor Hearst al Presidential Avisory Council on HIV/AIDS del 2003, l’incremento della vendita di preservativi in Kenia, Botswana e Camerun ha portato con sé un incremento parallelo della sieroprevalenza da HIV. Ma è successo pure in America ed è stato documentato, l’aprile dello scorso anno, sulle pagine del British Medical Journal, rivista non certo tacciabile di simpatie cattoliche.
Magari al Keplero hanno pensato alle macchinette dei preservativi per darsi notorietà. Ma anche in quel caso avrebbero preso un granchio: al Liceo Chateaubriand, sempre a Roma, hanno installato i magici distributori già partire dal 2001. Nove anni di ritardo sono un po’ troppi per gridare alla novità, specie si sta parlando della stessa città. In attesa allora ci capire, al di là dell’entusiasmo collettivo, quali siano - se ci sono - le intenzioni degli insegnanti del Keplero, degli alunni e dei loro genitori in fatto di preservativi, ci sentiamo di rivolgere soprattutto ai docenti un invito realmente trasgressivo: lasciate perdere la sicurezza insicura del condom, i rapporti usa e getta e le infantili macchinette colorate.
Tornate a parlare d’Amore, a spiegare che gli unici rapporti che contano sono quelli a tempo indeterminato, che non ha senso denunciare la precarietà lavorativa e garantire quella sessuale, che la plastica stanca. Tornate a parlare di sacrificio, spiegate che il divertimento fine a sé stesso è una presa in giro, una giostra esistenziale che non costa niente ma ti chiede tutto, impedendoti investimenti sicuri, immensi, decennali. Tornate a scommettere sulla grandezza delle difficoltà, sul prodigio delle lacrime, sulla primavera che spazza via i malumori invernali. Fatelo e sarà di Keplero, per una volta, la rivoluzione copernicana.