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Com'è bello il mondo, com'è grande Dio
Di Giulia Tanel - 14/02/2010 - Attualità - 1034 visite - 0 commenti

A molti (sic!) sarà capitato di essere stati protagonisti del seguente siparietto: «Da dove vieni?»; «Vengo da Trento»; «Ah, da Trento…» (faccia pensierosa) «… allora sei abituato/a al mare!». «Ehm, penso tu stia confondendo Trento con Trieste. Trento è in Trentino, hai presente dove ci sono le Dolomiti… (il nostro ipotetico interlocutore rimane perplesso; riproviamo) il gruppo del Brenta... (niente da fare: il nostro supposto ascoltatore ci guarda con occhi spaesati e le sopraciglia corrucciate)». Finalmente abbiamo l’illuminazione: «Dai, dove si produce la mela Melinda!». Questa frase ha lo stesso effetto di un fulmine a ciel sereno; il nostro interlocutore si rianima e un sorriso a trentatré denti esplode sulla suo volto: «Ah, la Melinda! Potevi dirlo subito…». Insomma, la televisione con le sue pubblicità è la vera maestra di oggi, altro che quei voluminosi oggetti cartacei e noiosi che solo in pochi - ormai - comprano, leggono e conservano con nostalgica devozione.

Veniamo però ora alle vere Muse del presente articolo: le nostre montagne. Noi trentini siamo talmente abituati alla loro presenza che non ci accorgiamo neanche più di esserne cinti, se non quando la stagione sciistica ci porta molti turisti (e, di conseguenza, il traffico in autostrada) e Studio Aperto dedica un servizio alle ciaspole, catalogando la suddetta pratica come un’attività molto di moda.
Ma non è corretto generalizzare: c’è anche chi per la montagna ha una vera passione, e che tutte le domeniche si mette lo zaino in spalla e parte verso sempre nuove emozioni. Sì, perché la montagna non è solo fatica; è anche silenzio, concentrazione, unione con la natura; è sapersi fidare dei propri compagni e adattarsi alle esigenze di chi cammina con noi. Insomma: è una vera botta di vita!
Quando poi si arriva sulla cima - anche se salendo si pensava di non farcela, e si è stati a un passo dal mollare - , ogni fatica si dimentica: la bellezza del paesaggio vince su tutto e l’unico gesto possibile è fermarsi a contemplare il paesaggio, in silenzio. Mai mi è capitato di sentire qualcuno dire che arrivato in vetta ad un monte è rimasto deluso: ogni volta si prova una sensazione diversa, è vero, ma sempre si è pervasi da un sentimento di totale pace. E quando si è lì, abbandonati all’ammirazione, non si può non volgere il pensiero a Chi tutto ciò ce l’ha donato, e ringraziare. E’ vero, ultimamente tutti abbiamo negli occhi le tragedie naturali, quali i vari terremoti e tsunami, ma pochi si sono interrogati sul perché di tali eventi: che l’uomo abbia qualche ruolo in tutto ciò? Non si vuole dare qui una risposta a tale domanda, solo fornire uno spunto di riflessione.

Insomma, dopo una giornata spesa in montagna ci si gode anche la stanchezza: nel cuore le emozioni rimangono, e nella mente panorami indescrivibili si alternano.
Poi, se proprio non si riesce ad esimersi dal fare una critica, l’unica cosa che si può sottolineare è la stridente mancanza della croce su alcune vette del Trentino; il solido e imponente simbolo di ferro che ci guida nella salita, ci conforta nella fatica e la fa da protagonista nelle foto con gli amici. Ma, mai dire mai: magari facendo una petizione su Facebook si riuscirà a far mettere una croce su ogni cima; alla faccia della UAAR, s’intende.

 
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