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L'ombra di Faust sui pacs
Di Paolo Zanlucchi - 01/02/2007 - Cultura e societą - 1718 visite - 0 commenti

Intorno ai PACS si è aperto un dibattito importante, delicato che va a toccare l’essenza stessa delle radici culturali dell’Europa e dell’Italia in particolare. E’ in atto un attacco diretto, frontale, violento anche nelle parole, oltre che nei modi, alla famiglia tradizionale.

Si sta insinuando con grande determinazione il concetto che la famiglia tradizionale eterosessuale, in cui un uomo e una donna accettino responsabilmente di vivere insieme e di responsabilmente educare i propri figli possa essere non più il modello, ma genericamente uno dei modelli di relazione familiare possibile. Il focus della diatriba non è certamente soltanto una questione di fede: anche non volendo prestare orecchio agli accorati appelli di Benedetto XVI° e della CEI, e prendendo in considerazione la questione anche da un punto di vista unicamente razionale, o genericamente laico, non possiamo non sottolineare il fatto che lo Stato dovrebbe incentivare quelle forme di vita che contribuiscono in primo luogo al bene comune e senza ombra di dubbio il maggior contributo al bene comune dovrebbe consistere nella procreazione e nell’educazione responsabile dei figli. Solo una società che investe responsabilmente nei figli può guardare al futuro con determinazione e speranza. In gran parte dell’Europa del nord, ormai secolarizzata e scristianizzata, presa e citata costantemente dai maestri del pensiero laicista nostrano, attanagliati da un complesso di perenne inferiorità culturale, come modello di riferimento sociale e giuridico, i risultati di politiche scellerate sulla famiglia hanno prodotto risultati drammatici. Perché allora questo impeto, anche in Italia, per cambiare la famiglia, un’istituzione che dura da migliaia di anni, da quando in qua è diventato così urgente garantire le nozze ai gay e la pensione alle coppie di fatto? Ripeteva Engels che «tutto ciò che esiste merita di morire»; una frase che fu pronunciata da Mefistofile, il diavolo, nel Faust di Goethe: una demoniaca volontà di distruzione. Vi è purtroppo una certa classe politica italiana che, come Faust sembra voler barattare l’anima della nostra cultura, delle nostra tradizioni, del nostro modo di intendere la famiglia, la società, la comunità in cui viviamo. In realtà, una certa classe politica non fa che confermare le sue antiche radici. Diceva ancora Engels che lo scopo della rivoluzione comunista non è migliorare le condizioni della classe operaia, ma «cambiare lo stato di cose presente». La distinzione è sottile. Vuol dire che un tempo si istigavano gli operai alla rivolta solo finché essi erano «la forza sociale più potente» (altra definizione di Engels. ndr); ora che non lo sono più, si scelgono altri nuclei sociali “potenti” e senza ombra di dubbio le lobbies omosessuali lo sono. Almeno, sono influenti in TV, nei giornali, nel mondo dello spettacolo, ma anche tra le forze politiche, anche in Italia, e soprattutto a livello europeo. La questione è drammatica in questo momento storico, inoltre, perchè anche una parte dei cattolici sembra seguire questa ventata di novità, mostrandosi culturalmente subalterna. Davvero, come si va ripetendo in questi mesi con una amara constatazione, sembra passato un secolo da quando il mondo cattolico seguiva soltanto le indicazioni di arcipreti e arcivescovi…oggi, nel nome di un moralismo falso e di una tolleranza fatta di indifferenza, preferisce accodarsi all’arcigay.

 
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