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Due brevi riflessioni, tra storia e attualità. La prima: da tempo alcuni parlamentari che furono di AN si battono per il divorzio breve.
Tra costoro Maria Ida Germontani, i cui disegni di legge sono applauditi dall’associazione radicale per il divorzio breve. I dati sono questi: i divorzi crescono ogni anno e con essi le problematiche connesse all’equilibrato sviluppo psicologico di figli che possiedono un solo o più di due genitori. Quanto a quest’ultimi, secondo il presidente nazionale dell’Ami, l’associazione matrimonialisti italiani, “ogni anno in Italia si separano circa 160.000 persone e 100.000 sono i nuovi divorziati. "E` un fenomeno che riguarda per lo più operai, impiegati ed insegnanti. Le separazioni e i divorzi, dati gli obblighi economici e le spese che determinano, trasformano questi lavoratori in veri e propri 'clochard'". Secondo l'Ami il 25% degli ospiti delle mense dei poveri sono separati e divorziati. Nell`80% dei casi si tratta di padri separati, obbligati a mantenere moglie e figli e a non avere più risorse per sopravvivere. Molti di questi dormono in auto e i più fortunati (circa 500.000) sono tornati ad essere ospiti delle loro famiglie d’origine ( 03/12/2009 - Apcom).
Di fronte a questo disastro non sarebbe meglio, piuttosto che facilitare ancora il divorzio, puntare su una rinascita del senso della famiglia, su una educazione alla famiglia che renda quantomeno meno frequenti certi drammi umani? In verità le battaglie della Germontani mi rammentano quanto racconta il vaticanista Benny Lay nel suo “Il mio Vaticano” (Rubettino). All’indomani della consultazione elettorale referendaria sul divorzio del 1974, l’ex ministro degli esteri e guardasigilli fascista Dino Grandi espresse a Benny Lay la sua soddisfazione per l’esito, spiegandogli che si era giunti finalmente a quello che anche lui e Mussolini avrebbero voluto, tanti anni prima: “Mussolini pretendeva che la Santa Sede, la quale aveva rafforzato la sua stretta neutralità dopo l’intervento dell’Italia in guerra, si schierasse a favore delle Potenze dell’Asse. A sua volta Hitler insisteva, con la sua nota stupidità, che l’Italia rompesse con la Santa Sede. A quel tempo…toccava a me provvedere alla redazione del nuovo Codice Civile. Ebbene, ricevetti ordini perentori da Mussolini di stendere gli articoli relativi al matrimonio in modo che fossero in contrasto all’articolo 34 del Concordato…Allora mi ribellai, mi ribellai per ragioni tattiche”, così che alla fine Mussolini disse: “questi preti mi hanno fregato. Forse tu hai ragione (a dire che non è questo il momento opportuno, ndr) ma la prima cosa che farò dopo la guerra sarà la denuncia del Concordato”.
Seconda riflessione: non molto tempo fa Gianfranco Fini ebbe a spiegare che la Chiesa non aveva fatto abbastanza contro le leggi razziali del 1938. Una accusa singolare, soprattutto provenendo da chi si era per tanti anni ispirato a Mussolini, cioè all’autore delle leggi razziali. Ancora più singolare vista l’idea di Fini, ripetuta più volte, sulla necessità che la Chiesa non invada spazi che non le appartengono. Recentemente è uscito il diario di Claretta Petacci, “Mussolini segreto”, a cura di Mauro Suttora (Rizzoli). Ne consiglio la lettura al presidente della Camera. Potrà trovarci ad esempio queste frasi: “8 ottobre 1938. Mussolini è indignato con Pio XI, che ha dichiarato ‘spiritualmente siamo tutti semiti’ e chiede di riconoscere la validità dei matrimoni religiosi misti tra ebrei e cattolici. ‘Tu non sai il male che fa questo papa alla Chiesa. Mai papa fu tanto nefasto alla religione come questo. Ci sono cattolici profondi che lo ripudiano. Ha perduto quasi tutto il mondo. La Germania completamente…E lui fa cose indegne. Come quella di dire che noi siamo simili ai semiti. Come, li abbiamo combattuti per secoli, li odiamo, e siamo come loro. Abbiamo lo stesso sangue! Ah! Credi, è nefasto’. ‘Adesso sta facendo una campagna contraria per questa cosa dei matrimoni. Vorrei vedere che un italiano si sposasse con un negro…Lui dia pure il permesso, io non darò mai il consenso…Ha scontentato tutti i cattolici, fa discorsi cattivi e sciocchi. Quello dice: 'Compiangere gli ebrei', e dice: 'Io mi sento simile a loro'... È il colmo’… 10 novembre 1938. Il governo approva il decreto legge sulla razza che entrerà in vigore una settimana dopo. Benito ne parla a Claretta. ‘Oggi abbiamo trattato la questione degli ebrei. Certamente sua Santità solleverà delle proteste, perché non riconosceremo i matrimoni misti. Se la Chiesa vorrà farne, faccia pure’ 16 novembre 1938. Nuovo sfogo contro Pio XI. ‘Ah no! Qui il Vaticano vuole la rottura. Ed io romperò, se continuano così. Troncherò ogni rapporto, torno indietro, distruggo il patto. Sono dei miserabili ipocriti. Ho proibito i matrimoni misti, e il papa mi chiede di far sposare un italiano con una negra…’ ”.
Per la storia: il Mussolini socialista, prima di divenire il duce, spiegava un giorno sì ed uno no che la Chiesa era contro la scienza: scrisse infiniti articoli su Galilei e Giordano Bruno, e si dilettò nel confermare il materialismo di Marx alla luce di Darwin in un articolo intitolato “Centenario darwiniano”. Mussolini si riteneva molto scientifico, molto “avanti” diremmo oggi. Infatti volle che il Manifesto della Razza del 1938 avesse il crisma della “scienza”: fu firmato non dai “pipistrelli” che hanno paura della scienza, dalle “pallide ombre del Medioevo”, come il giovane Benito chiamava i sacerdoti, ma da dieci scienziati-scientisti, tra i più “in” dell’epoca: antropologi, medici e zoologi. (Il Foglio, 28/1/2010)