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Il Trentino del 6 gennaio, in un articolo di Andrea Selva, spiega, trionfalmente, che l’ “effetto pillola non c’è”: “Se qualcuno pensava che la pillola Ru486 avrebbe portato ad affrontare l’aborto con più leggerezza, grazie alla tecnica meno invasiva (niente intervento chirurgico), si sbagliava di grosso: aborti in calo negli ultimi quattro anni al S.Chiara, soprattutto quelli con la pillola. Il dato è stato fornito dall’assessore Ugo Rossi”.
Un dato si può leggere in tanti modi. Il giornalista ideologico lo legge come vuole, per tirare acqua al suo mulino, e spiega: siccome il ricorso alla ru 486 è diminuito, la Ru 486 non cambia niente, a differenza di quanto spiega quel cattivaccio retrogrado di Pino Morandini. Peccato che se leggesse meglio la sua stessa intervista il giornalista medio potrebbe capire di più. Lui stesso ha domandato al prof Arisi: “Però la pratica medica diminuisce più di quella chirurgica. Come lo spiega?” E Arisi: “Posso tranquillamente dire che la presa di posizione del ministero (che aveva richiamato le strutture sanitarie all’obbligo del ricovero ospedaliero in ogni caso, ndr) ha avuto effetti sensibili sui numeri del 2009”.
DAL CHE SI DEDUCE, ben diversamente da quanto fa il Selva:
1 che LE DONNE NON RICORRONO ALLA RU 486 forse perché NE CONOSCONO I RISCHI (cioè non la considerano affatto “meno invasiva”);
2 oppure che le donne non ricorrono in gran numero alla ru 486, secondo Arisi, perchè c’è IL RICOVERO OBBLIGATORIO, SECONDO LA LEGGE 194. Evidentemente, potendo scegliere tra chirurgico con ricovero e la pillola, anch'essa con ricovero, non scelgono la pillola (forse perchè non pensano CHE IL CHIRURGICO SIA PEGGIO, più invasivo, DEL FARMACOLOGICO, anzi!)
Quindi l’effetto banalizzazione indotto dal Ru 486 non ci può essere, sinchè la Ru 486 è somministrata sotto sorveglianza medica, in ospedale, e richiede ricovero più lungo dell’aborto chirurgico (si è mai chiesto, il Selva, perché più lungo?). Anzi: a parità di condizioni, cioè con obbligo di ricovero ospedaliero sino ad espulsione, le donne che abortiscono ritengono più veloce e meno pesante l’aborto chirurgico! Come effettivamente è.
L’effetto banalizzazione, invece, ci sarà quando la Ru 486 diverrà libera, in farmacia, o quando verrà somministrata senza obbligo di seguire tutto il processo, sino all’espulsione, in ospedale. Quando cioè l’aborto sarà privatizzato e le ragazze di 17 anni, come Holly Patterson, in America, potranno abortire senza dire nulla ai genitori, e magari lasciarci la pelle (come H. Patterson, appunto). Questo è quello che i pro life hanno sempre detto, e quindi non si capisce perché il giornalista medio metta loro in bocca altro…ed esulti perché la realtà smentirebbe chissà chi (“Se qualcuno…si sbagliava di grosso…”).
I pro life, va ribadito, sono contro l’aborto tout court, temono la banalizzazione ulteriore di quel dramma, nel caso di liberalizzazione della pillola abortiva, e sottolineano la pericolosità della Ru 486 per la donna! Questa è la loro posizione, e non è corretto inventarsene altre.
In secondo luogo il giornalista spiega che la tecnica farmacologia è “meno invasiva”, lo dà come certezza acquisita, e titola l’articolo “Meno pericolosa dell’aspirina”! Su quali studi si basa per dire che è meno invasiva? Crede veramente il giornalista, con Arisi, cui non fa alcuna obiezione, che il "pesticida umano" sia meno pericoloso dell’aspirina? Crede davvero che uccidere un embrione sino al 49esimo giorno, cioè completamente formato, sia senza conseguenze per la donna che ingerisce il veleno?
Non sa che negli Usa l’Agenzia per i farmaci ha dovuto rilevare svariati casi di donne morte per ru 486? Non sa che sempre negli Usa la Ru 486 è contrassegnata da una fascia nera che significa pericolo di morte? Che in tutto il mondo vi sono movimenti di femministe che lottano contro la Ru 486, pur essendo favorevoli all’aborto? Ha mai letto il bugiardino di una aspirina paragonandolo con quello della Ru 486, dove si parla di necessaria vicinanza ad un centro ospedaliero, di pericolo di emorragia e di casi mortali?
Ha mai letto le dichiarazioni del presidente italiano dell’Aifa (l'agenzia del farmaco che ha permesso l'introduzione della Ru 486), quando ha dichiarato: “Da ginecologo dico che quello farmacologico può comportare un percorso più tortuoso, psicologicamente difficile da sopportare” (Corriere, 9 agosto, 2009)
In conclusione: il fatto che il ricorso alla Ru 486 diminuisce, laddove il primario dell'ospedale ha fatto di tutto per pubblicizzarlo, con l'aiuto di Trentino e Adige, arrivando persino a dire che è più pericolosa l'aspirina,conforta il ragionamento di chi ritiene l'aborto farmacologico peggiore, per le donne, oppure quello di chi spiega che invece è la tecnica migliore, meno invasiva e più desiderata dalle donne? Al Trentino ed Arisi l'ardua risposta...