P. Tomas Tyn – domenicano di cui è aperta la causa di beatificazione - certamente non mortificava la ragione, ma diceva che ...
“spesso i semplici con fede meno esplicita, ma più affettuosa, guadagnano più meriti dei dotti che con freddezza di cuore allontanano l’intelletto troppo compiaciuto di sé dalla sottomissione alla Rivelazione”. Nell’omelia dell’Epifania 2009 Benedetto XVI sembra chiarire ciò che affermava P. Tomas: “Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono? (…) Alla fine, quello che manca è l'umiltà autentica”.
Nella storia della Chiesa i “semplici” hanno sempre manifestato questo loro fede “affettuosa” con particolari forme di religiosità popolare conosciute come devozioni: il Santo Rosario, la Via Crucis, l’Angelus, varie forme di adorazione al santissimo Sacramento, il pellegrinaggio, le novene, i fioretti, ecc.. Tuttavia – come specifica il Direttorio su pietà popolare e liturgia della Chiesa Cattolica - i “dotti” appoggiano una pratica religiosa illuminata dall’intelligenza e dal sapere e avversano la pietà popolare che, ai loro occhi, è nutrita da superstizione e da fanatismo. E comunque il Kithc non fa Chic.
Per sgomberare il campo da equivoci diciamo subito che la superstizione travestita da fede non piace a nessuno, ma anche la superbia travestita da dotta dissertazione è un rischio altrettanto grave.
Nel mondo culturale cattolico a volte si respira un’aria un po’ snob, direi salottiera, c’è un certo gusto di compiacenza rispetto alla propria visione intellettuale della fede e questo accade sia di qua che di là, sia in ambito per così dire tradizionalista, che in ambito modernista (chiedo perdono per le etichette sempre antipatiche). Così la devozione popolare è frequentemente attaccata “da destra e da sinistra”, nei convegni, nelle riviste, on-line, con una certa presa di distanza perché a pochi piace essere confusi con la “vecchietta che recita il rosario”.
Curiosamente però un libro di preghiere e devozioni vende e ha venduto centinaia di migliaia di copie, l’unico libro che per tiratura tiene testa ai vari Augias, Mancuso, Odifreddi e compagnia (anche clericale) cantante. Sì, perché non mi risulta che i libri cattolici di risposta a questi signori – per quanto ben fatti - abbiano sempre tirature e diffusione paragonabili. Vogliamo poi parlare delle tiratura della stampa quotidiana cattolica rispetto a quella laica? Non c’è gara, invece, questo libro lo ritrovi dove non ti aspetti, sta lì con la sua copertina che è tutta un programma e non fa l’occhiolino a nessuna moda editoriale, eppure tante persone testimoniano di averlo utilizzato come strumento di preghiera o di averlo acquistato durante un pellegrinaggio turistico e ritrovarselo poi come un vero e proprio mezzo di conversione.
“Pregate, pregate, pregate” è il suo titolo, molto meno banale di quanto possa apparire, molto più denso di altri titoli roboanti, ma un po’ asfittici. In copertina l’immagine della “Madonna di Medjugorie” e qui scatta l’altro tasto dolente, perché di fronte al fenomeno della apparizioni croate ci si divide con molta facilità. Al di là di tutto la Chiesa si è riservata di indagare ancora e non c’è nessuna risposta che si possa ritenere definitiva, restano però i fatti e vorrei qui riportare una considerazione di un Vescovo – Mons. Pavao Hnilica -: “Medjugorje è chiamato il “Confessionale del mondo”(…) Cosa accade nella Confessione? Il Sacerdote libera il peccatore dal diavolo. Certo, Satana è capace di molte cose, ma di una certamente no: è possibile che satana spinga la gente a confessarsi, proprio per liberarsi di lui?” (dal Mensile Cattolico Tedesco PUR pubblicata nel Dicembre 2004). Tanta gente semplice, non esperta di filosofia o di teologia, proprio attraverso la devozione – un rosario, una novena – si ritrova su quella via dell’umiltà che conduce alla consapevolezza di essere bisognosi di perdono. Ecco spiegato il successo di questo libro, ecco perché i signori che attaccano il cattolicesimo contro la devozione non hanno altro argomento che denigrarla con sprezzo.
D’altra parte per il rapporto speciale che vi è tra devozione e Liturgia va notato che la pietà popolare prende sempre di più la forma della superstizione quanto più si “attenua la coscienza di alcuni valori essenziali della Liturgia stessa”. Il già citato Direttorio su pietà popolare e liturgia individua tra le cause di questa attenuazione “la debole consapevolezza o la diminuzione del senso della Pasqua e del posto centrale che essa occupa nella storia della salvezza, della quale la Liturgia cristiana è l'attualizzazione”. Inoltre si rimanda ad una “non conoscenza del linguaggio proprio della Liturgia - la lingua, i segni, i simboli e i gesti rituali…- , per cui ai fedeli sfugge in gran parte il significato della celebrazione.”
“Pregate, pregate, pregate” (anche per il recupero di una sana Liturgia).
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