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Benedetto XVI, dinnanzi al tema sempre più dibattuto dell’ambientalismo, ha deciso di dedicarvi la prossima Giornata mondiale della pace, per meglio specificare la posizione cattolica sull’argomento. Il papa ha anzitutto ricordato che nel Genesi il creato è affidato all’uomo, affinché lo domini e lo custodisca.
L’uomo infatti, è “custode e amministratore responsabile del creato”. Ricordare questo è molto utile oggi, in un’epoca in cui manca la consapevolezza, come scriveva il grande biochimico Erwin Chargaff, nel suo “Mistero impenetrabile” (appena riedito da Lindau), che per la “prima volta nella storia del mondo uno stolto si trova nelle condizioni di poter contaminare irrimediabilmente la biosfera”.
Mentre infatti qualcuno si ostina a lanciare allarmi ingiustificati sull’apocalisse climatica prossima ventura, e si dibatte così, quantomeno, sull’opinabile, nel chiuso dei loro laboratori, nuovi Prometeo e nuovi Mengele lavorano indisturbati alla “creazione” di terrificanti batteriuncula, i cui effetti sull’ecosistema sono del tutto sconosciuti, e alla produzione seriale di poveri homunculi prigionieri dell’azoto liquido e di una provetta di vetro.
Con un totale disprezzo del mistero del creato- parola assai più bella e sacra dell’insulso termine “ambiente”- che porta con sé il rischio che le scienze naturali, come ammonisce sempre Chargaff, finiscano per servire all’opera gnostica di snaturamento della natura e di disumanizzazione dell’uomo.
Il papa ha poi ricordato che l’ecologismo contemporaneo si accompagna oggi, molto spesso, ad una divinizzazione della natura che sfocia in un “nuovo panteismo con accenti neopagani che fanno derivare dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, la salvezza per l’uomo”, e che in nome della difesa dell’ambiente finisce per considerare l’uomo il cancro del pianeta. Queste considerazioni ci permettono di analizzare due caratteristiche di buona parte dell’ecologismo contemporaneo: anzitutto la condanna del cristianesimo, accusato non di essere nemico della scienza, come fanno altre ideologie, ma al contrario di essere il pensiero che la ha partorita.
Per molti guru ambientalisti al pensiero biblico sono preferibili le religioni animiste, che annullando l’uomo nella natura, impediscono la nascita in lui dell’ubris scientifica e tecnologica. La concezione antropocentrica cristiana, notano costoro, gli ha dato consapevolezza della sua dignità spirituale, della sua possibilità di agire sulla natura e di dominarla. Questa concezione è sicuramente vera, benché parziale: in effetti, è innegabile che laddove l’uomo è terrorizzato dal fulmine, dal terremoti e dai vulcani, dove anche gli astri possiedono un’anima e diventano i veri artefici del nostro destino, la scienza e la tecnica non sorgono, se non episodicamente. Se non piove, al più si invocherà qualche divinità, facendo una qualche specie di danza, oppure, come avveniva presso gli aztechi o gli antichi germani, le si sacrificherà qualche essere animale o umano! Se qualcuno è malato, si farà come accade molto spesso ancora oggi nei paesi animisti: lo si lascerà morire, per non contrastare il Fato, o addirittura lo si respingerà con fastidio, ritenendolo colpevole di qualche offesa a qualcuna delle infinite e assai suscettibili forze naturali. Ma se è vero che la visione antropocentrica svela all’uomo la sua grandezza, è altrettanto certo che nel pensiero biblico il creato è affidato all’uomo come un dono, di cui egli è responsabile, perché in ultima analisi “al Signore, Dio tuo, appartengono i cieli e i cieli dei cieli, la terra e tutto quanto essa contiene” (Deuteronomio, 10,14).
La seconda caratteristica di magna pars dell’ecologismo è l’idea che proprio l’uomo, in quanto creatore della scienza e della tecnica, sia il cancro del pianeta: un “numero uscito alla roulette”, come voleva Monod, che diventa immediatamente “un refuso sfuggito al controllo della selezione naturale”, nell’ottica di quel nume del pensiero pannelliano che fu Aurelio Peccei. Analoga visione fu espressa molto bene dal principe Filippo di Edimburgo quando spiegò che si sarebbe voluto reincarnare nel virus dell’aids per sterminare un po’ di persone in eccesso; oppure dai radicali, allorché costoro auspicano il “rientro dolce” della popolazione mondiale da sei a due miliardi, arrivando addirittura, come fece Marco Panella, a “comprendere” i sistemi cinesi di pianificazione familiare obbligatoria con annessi aborti e sterilizzazioni forzate.
L’idea dell’uomo cancro del pianeta è quella che permette agli ambientalisti pagani di trovare accordi con i più accesi sostenitori della tecnocrazia e dello scientismo: l’ambiente umano, dall’utero materno alla famiglia naturale, sono infatti un bersaglio comune, e non pochi “verdi” plaudono all’Ru 486, come raro esempio di chimica “buona”, di artificiosità utile al bene comune.
Esemplare di questa alleanza che ha come nemico acerrimo l’uomo, unica creatura a immagine e somiglianza di Dio, è, tra le tante, l’associazione denominata “Movimento per l’estinzione umana volontaria” (Vhemt). I membri di codesta aggregazione, nelle scuole, in internet, sui giornali, definiscono l’uomo un “parassita avido e amorale su un pianeta che era in buona salute”, e invitano tutti a non procreare, per non offendere oltre “Madre Natura”, o, con un antico nome pagano, non causale, Gaia. Perché essa possa star bene, insomma, “è necessaria la nostra scomparsa”. Si comprende, alla luce di questo modo, di ragionare, il significato di un versetto biblico: “Chi odia Me, dice la Sapienza, ama la morte”. (Il Foglio, 24/12/2009)
Nella foto il nuovo logo di Sinistra e libertà, la sinistra radicale di Vendola, da poco unitasi ad alcuni pezzi del vecchio partito dei Verdi.
Postilla: un amico, che è stato un pezzo grosso dei radicali, mi disse una volta che quando si sposò fu guardato molto male; quando ebbe un figlio, fu per lui la fine delle amicizie all'interno della dirigenza del partito. Matrimonio e figlio aprirono gli occhi a quell'amico, sulla bellezza della vita coniugale e sulla bruttezza della sterilità fisica e spirituale del radicalismo. Mi viene in mente questo aneddoto leggendo un articolo del solito radicale anti-famiglia, Marco Cappato, sul quotidiano ambientalista "Terra", in cui il nemico è sempre quello degli antichi catari: l'uomo.
Nella preparazione del Vertice sul clima è stato finora rimosso il fattore che più di tutti ha contribuito, nell’ultimo secolo, ad aumentare il consumo delle risorse ambientali: la crescita della popolazione mondiale. Nonostante il tasso di fecondità sia in calo in molte parti del pianeta, si prevede che la popolazione mondiale supererà i 9 miliardi di abitanti entro il 2050. Questo dato, combinato alla crescita dei consumi nei Paesi in via di sviluppo, indica che il boom demografico continuerà nei prossimi decenni a determinare l’impronta ecologica della specie umana sulla Terra.
In quei Paesi è quasi inesistente la concreta affermazione del diritto alla salute riproduttiva e all’informazione sessuale, della contraccezione e della pianificazione familiare, servizi che potrebbero contribuire a contenere la popolazione mondiale sotto gli 8 miliardi, con un impatto enorme su risorse scarse come aria, acqua e suolo. Per diminuire i rischi di fallimento del Vertice, i cosiddetti “Grandi” della Terra dovrebbero superare i veti ideologici del fondamentalismo clericale e natalista - del quale il nostro governo è totalmente succube - e accogliere l’invito del Fondo Onu sulla Popolazione e lo sviluppo a promuovere i diritti della donna, la sua emancipazione e l’affermazione della sua piena libertà e responsabilità in materia sessuale e riproduttiva come priorità della comunità internazionale.
Bisogna subito invertire la tendenza di questi ultimi anni, che ha visto addirittura diminuire la spesa da parte dei Paesi donatori per la pianificazione familiare. Le nuove tecnologie e la penetrazione dei mezzi di comunicazione di massa nei Paesi in via di sviluppo rappresentano un’occasione unica per informare l’opinione pubblica mondiale sulle conseguenze della bomba demografica. Tenendo fermo il rifiuto delle pratiche illiberali e violente di controllo delle nascite “alla cinese” (frase che dopo le sparate dell'altro Marco, Pannella, occorreva d'obbligo, ndr), dobbiamo mettere in pratica quella strategia di “rientro dolce” - cioè basato sull’informazione, il diritto e la libertà - della popolazione mondiale, come scelta vitale per il futuro del pianeta. (Terra, 8/12/2009).
Qui invece il vecchio pezzo di Pannella elogiativo, seppure in modo subdolo, delle politiche cinesi:
Caro Grillo,