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Integralista
Di Lorenzo Bertocchi - 22/12/2009 - Cultura e societą - 1792 visite - 0 commenti

Penso che pochi sappiano che cos’è l’Avvento, anche perchè ormai pochi sanno che cos’è il Natale, o meglio tutti sanno che si festeggia, ma non precisamente che cosa.

Particolarmente nel mondo occidentale le feste vengono vissute e valutate solo con un approccio di tipo estetico ed emozionale, altro non c’è. Le preoccupazioni sono rivolte ai regali, cenoni, ricchi premi e cotillon, vacanze caraibiche e shopping compulsivo.

Al di là dei numeri o delle statistiche direi che questa considerazione è un dato di fatto, siamo invasi da Babbi Natale improbabilmente appesi ai balconi, Centri Commerciali aperti anche la notte, luminarie con stelle e stelline che spesso deturpano le città, giostrine nelle piazze, improvvisate piste per il pattinaggio sul ghiaccio, panettoni 3X2. Le notizie sul Natale al TG sono copiaincollate dalle edizioni degli anni passati e così fan tutti: giornali, riviste, radio (tranne Radio Maria che copia-incolla per la natura della notizia, ma rinnova sempre), siti, blog, ecc.…

Sinceramente anche le predicuzze del tipo “il Natale non è da confondere con il consumismo” mi lasciano sempre un po’ con l’amaro in bocca, anche perchè rappresentano spesso il lato B dello stesso disco, cioè sono entrate anche loro nel teatrino del Natale “politicamente corretto”, ma non incidono più. Tante volte c’è quel gusto un po’ snob di richiamare al vero senso, quella vanità sottile che fa sentire un po’ migliore e anche quello che sto scrivendo forse è espressione di quella ricercatezza originale del voler dir qualcosa a tutti i costi. 

C’è insomma un grande frullatore in cui buttiamo dentro tutto, anche il Natale e le prediche sul vero senso del Natale, un frullatore che tritura tutto ciò che vi passa in mezzo, lascia solo brandelli, pezzetti sempre più piccoli di Verità, confusi, macinati, dilaniati, diluiti, innocui.

Ormai intorno ai resti frantumati di parole come carità, verità, perdono, libertà, teologia, liturgia, laicità, ci si accanisce come belve affamate, ognuna alla ricerca di un significato perduto, ognuna con la sua personale opinione, ognuna pronta a sbranare l’altra che si avvicina al mesto banchetto. Si procede a colpi di convegni, studi, seminari, settimane bibliche, festival, giornate diocesane, pubblicazioni per giovani, per fidanzati, per famiglie, per donne, vecchi e bambini.

Poi però restano questi Babbi Natale arrampicati sui tetti, sui davanzali, sui camini, sulle insegne del supermercato, appesi alle finestre, negli oratori, sui giornali, sulle riviste, on-line. A forza di frullare restano loro a simbolo di una festa che si sgancia continuamente dal suo significato, simbolo della menzogna che a forza di esser ripetuta si traveste da verità.

Perchè, nonostante tutto l’affannarsi, continuiamo a perderci, a cercare il senso dove non c’è? Senza dubbio c’è un mistero che ci supera, c’è una battaglia fra verità e menzogna che senza quel Bambino nato in una grotta difficilmente potremmo spiegare compiutamente.

L’inganno più grande e più sottile, rispetto alla possibilità di affacciarsi su quella mangiatoia e di contemplarla alla ricerca della Verità, è la logica della “pacca sulla spalla” per cui “comunque vada sarà un successo”, logica diabolica che permea tutto quel “modus vivendi” che respiriamo quotidianamente. C’è l’inganno della menzogna che si traveste da verità, il lupo vestito da agnello. Questa logica è entrata strisciando anche nelle sacrestie, negli oratori, in molti movimenti ecclesiali, seminari, gruppi di preghiera, consigli pastorali, si è insediata provocando quel pressappochismo superficiale che si esprime in una frase sparata come il prezzemolo: Non esageriamo, non siamo integralisti.  Vogliamo organizzare una S.Messa in riparazione ad un’offesa arrecata alla Vergine Maria in seguito ad una mostra blasfema? Noooo, è eccessivo, roba da Medioevo. Si vuole celebrare una S.Messa con il rito in latino? Nooo, quella è roba per deboli in preda ad una psicologia da “pizzi e merletti”. Vogliamo recitare il Rosario in famiglia? Nooo, l’impegno quotidiano è già preghiera, non preoccuparti. La Confessione per il perdono? Nooo, stai sereno è semplicemente un dialogo. E via discorrendo. Tutti  a dire di non preoccuparsi, ma se Dio si è fatto carne questo fatto non può essere ridotto ad un opinione o a un sentimento svincolato da ogni responsabilità personale, altrimenti possiamo davvero considerarla una favoletta sostituibile con quella di Babbo Natale. Insomma, comunque vada non è detto che sia un successo e questo è duro da accettare.

Proposta: per chi ancora si interroga su quel Bambino, nato da Maria Vergine, festeggi pure perché effettivamente c’è da festeggiare, ma lo faccia sopratutto pregando, meditando, spegnendo la televisione, mollando il social network, non appendendo Babbo Natale da nessuna parte, costruendo un bel Presepe, insegnando ai bambini che cosa è l’Epifania, passando la domenica fuori dai centri commerciali e dentro una Chiesa.

Dopo si potrà anche dire che a Natale siamo tutti più buoni.

Oddio, non sarò troppo integralista?

(tratto da www.paratisemper.blogspot.com )

 

 

 

 

 
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