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Consiglio d'Europa contro la libertą di coscienza?
Di Lorenzo Schoepflin - 27/11/2009 - Aborto - 1192 visite - 0 commenti

Il Consiglio d'Europa potrebbe trovarsi presto a discutere misure restrittive per l'obiezione di coscienza per i medici, soprattutto in merito all'aborto.

Leggete qui di seguito cosa propone Carina Hagg, rappresentante svedese che, mentre in Assemblea si discuteva di aborto, redarguì i colleghi che sollevavano perplessità sulla necessità di diffusione massiccia dell'aborto dicendo: "Qui siamo in un emiciclo parlamentare e non in una chiesa". Come se la natura del feto dipenda da dove si tengono le discussioni su di essa.

Di seguito il mio articolo da Avvenire del 26-11-2009

La mozione numero 11757 dal titolo “L’accesso delle donne alle legittime cure mediche: il problema dell’uso non regolamentato dell’obiezione di coscienza” torna d’attualità all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove potrebbe approdare il prossimo maggio. Proposta dalla prima firmataria, la svedese Carina Hagg del gruppo socialista, la mozione reca la data del 14 ottobre 2008 ma da poco è stata ridiscussa dalla Commissione pari opportunità con l’intento di tramutarla poi in una vera e propria risoluzione da adottare in sede assembleare. Nella mozione, che pur riconosce il diritto di obiezione di coscienza di singoli individui chiamati a fornire determinate prestazioni mediche, si fa esplicito riferimento alla cosiddetta “salute riproduttiva”.

E’ proprio questo linguaggio ad allarmare il mondo prolife, poiché tale dicitura riguarda gli aspetti legati ad aborto, pillola del giorno dopo e fecondazione assistita. Il testo richiama anche alla necessità di un equilibrio tra l’obiezione di coscienza e il diritto alle cure mediche della paziente e denuncia le discriminazioni nei confronti delle donne povere e residenti in zone rurali, che sarebbero frutto di un mancato controllo da parte degli Stati membri sul personale sanitario. Ma è forse la conclusione della mozione a destare maggiori preoccupazioni: all’ultimo punto, infatti, la Hagg e gli altri venti firmatari chiedono che sia impedito a cliniche e ospedali di esercitare l’obiezione di coscienza in quanto strutture sanitarie, riservando quindi il diritto solo al personale che ne faccia richiesta. Carina Hagg non è nuova a questo tipo di iniziative: durante un dibattito sull’accesso all’aborto legale e sicuro in Europa, si disse orgogliosa di aver proposto di introdurre in Svezia la possibilità di abortire per donne provenienti da Paesi con leggi restrittive in tema di aborto. Intanto il Centro europeo per la legge e la giustizia (Eclj), un’organizzazione no profit per i diritti umani, sta preparando un memorandum richiesto da alcuni membri dell’Assemblea parlamentare proprio per difendere il diritto all’obiezione di coscienza. Il testo dell’Eclj sarà esaminato nelle prossime settimane.

 
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