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26 novembre, ore 20.30: Accanimento terapeutico e abbandono terapeutico, testamento biologico ed eutanasia.
Relatori: Massimo Pandolfi, caporedattore de Il Resto del Carlino, autore di vari libri sull’argomento;
Giuliano Guzzo, esperto in bioetica
L'inocntro si terrà nella sede di Vita Trentina, piano II, via San Giovanni Bosco 5, a Trento.
Dal blog di Pandolfi (ultimo post):
Sabato 21 novembre ho tenuto un incontro all'ospedale Riuniti di Ancona. Il titolo era: La vita in gioco, Eluana e noi (lo stesso titolo del mio ultimo libro).
Insieme al sottoscritto c'erano altri relatori. Alcuni di loro la pensavano in modo diverso dal sottoscritto e io dico per fortuna che è andata così, perchè a volte si corre il rischio, da una parte o dall'altra, di raccontarci cose di cui siamo già convinti senza quindi creare un vero dibattito e di conseguenza una vera e propria riflessione e fapertura mentale.
Ho ascoltato diversi interventi assai interessanti, Proprio nel finale del convegno ha ripreso la parola il dottor Carlo De Martinis (uno dei relatori: è un esperto medico internista) che ha portato sul tavolo nuovi argomenti. Non c'è stato tempo di replicare e allora lo faccio adesso, su questo blog. Io poco prima di quell'intervento avevo insistito sul fatto che Eluana Englaro non era una malata terminale nè tantomeno una malata, ma semplicemente una disabile, una gravissima disabile e che quindi non necessitava di nessuna terapia, di nessuna medicina, per contrastrare un'inesistente malattia. De Martinis mi ha corretto. Prima con un'infelice battuta ('giocava tutte le mattine a tennis Eluana, glielo garantisco'), poi sottolinenando: 'Non si dice più disabile, il termine corretto è diversamente abile'. E poi ha aggiunto, presasapoco: 'Voi non sapete quanto costano pazienti simili allo Stato, alle Ausl'. E ha dato anche dei numeri. 'E visto che le finanze non sono infinite, con quei soldi si potrebbero aiutare, si potrebbero curare, si potrebbero guarire persone che hanno problemi meno gravi'.
Di fronte a queste paorle (che vi confesso, mi hanno un po' choccato) ho pensato due cose, ci ho meditato sopra e ora ve le espongo.
La prima: smettiamola di pulirci la coscienza usando dei termini politicamente corretti. Diversamente abile anzichè disabile. Basta buonismi, per piacere. Chiamiamo pure le cose con i loro nomi naturali. Sapete che vi dico? Che Eluana era una ragazza non solo disabile, ma handicappata, anche un po' storpia; non confondiamoci con le parole. Nessuno però deve azzardarsi a togliere di dosso ad Eluana, e alle persone come lei, tutta la sua-loro unicità, irripetibilità, umanità. Eluana una una persona viva, ecco cos'era! Non mi interessa nulla definirla diversamente abile anzichè storpia _ in onore delle forme _ se poi le togliamo la polpa, la 'carne', la sua umanità.
E sui conti economici fatti da De Martinis, mi sembrava di leggere un libro che mi sono divorato un paio d'anni fa. S'intitola 'La morte opportuna'. In certi casi, viene raccontato in quel libro, è appunto opportuno morire; se poi c'è un po' di volontà da parte del potenziale morto, beh, spianiamogli davanti un tappeto rosso.
E' terribile, a mio avviso, quello che ha detto De Martinis. E' terribile perchè nel momento in cui l'uomo, un uomo (sia esso medico, giornalista, politico o non so cosa) si arroga il diritto di selezionare, non so proprio dove andremo a finire. O meglio: lo so benissimo, purtroppo. Mi rendo conto che non c'è modo di curare e stare al fianco di tutti: mi rendo conto che in certi momenti un medico deve fare una scelta, nel senso che se c'è la possibilità di poter salvare solo una persona. Cosa si fa a quel punto? Non lo so io dico che mi fido del medico di turno, della sua scienza e coscienza, del suo rapporto con il paziente e con i familiari del paziente. Ciò che non accetto, e non potrò mai accettare, è che ci sia una fredda legge di Stato che compila una sorta di 'lista di attesa', una sorta di lista di 'dignità della vita'. Vale di più l'imprenditore del povero disoccupato (e quindi lo salvo per primo). Vale di più il sano rispetto allo storpio (come sopra). Valgo di più io rispetto ad Eluana: eh, no, io non valgo affatto di più di Eluana.