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Profezie di un matematico ateo
Di Francesco Agnoli - 16/11/2009 - Scienza - 1835 visite - 0 commenti

Su Repubblica di qualche tempo fa Piergiorgio Odifreddi ha dedicato una pagina ad un vecchio libro del matematico Bertrand Russell, “Matrimonio e morale”, per esaltare la sua visione molto “aperta” della vita affettiva.

Per Oddifreddi Russell è un libero pensatore, che ha osato sfidare i tabù della morale cattolica, proponendo la pluralità dei rapporti affettivi come naturale, “biologica”, contrapposta all’innaturalità della fedeltà monogamica.

Russell insomma non fu precisamente quello che si dice un uomo pio: la sua avversione al pensiero cristiano, filosofico e morale, era infatti nota a tutti, al punto che oggi è un po' considerato il padre dell'ateologia contemporanea. Un santo, insomma, per quelli dell'UAAR. Eppure è interessante, anche per un cattolico, rileggere un testo, del 1931, che precede di un anno il più celebre “Brave new world” di Aldous Huxley: “La visione scientifica del mondo” (Laterza).

In quest’opera Russell immagina la società scientifica del futuro. Per il celebre matematico “la scienza, al suo inizio, si deve a uomini che amavano il mondo” e che “s’accorsero della bellezza delle stelle e del mare, dei venti e delle montagne. Siccome li amavano, i loro pensieri si fermarono su di essi, e cercarono di capirli più intimamente che non permettesse una semplice contemplazione superficiale”.

Col tempo, però, le cose mutarono: “Ma passo a passo, come si è sviluppata la scienza, l’impulso dell’amore, che l’originò, è stato ostacolato sempre più, mentre l’impulso del potere, che dal principio era un semplice seguace di campo, gradualmente ha usurpato il comando, a causa del suo impensato successo. Colui che amava la natura è stato deluso, il tiranno della natura è stato ricompensato…Quando d’altro canto la scienza si considera come una tecnica per la trasformazione di noi stessi e di quanto ci sta attorno, vediamo che ci dà un potere del tutto indipendente dalla sua validità metafisica…Così solo in quanto noi rinunciamo al mondo come amanti, possiamo conquistarlo da tecnici…Non appena si comprende l’insuccesso della scienza considerata come metafisica, il potere conferito dalla scienza come tecnica si otterrà solo da qualcosa di analogo alla adorazione di Satana, cioè dalla rinuncia dell’amore”.

Queste riflessioni, di quasi ottant’anni fa, di un celebre matematico e polemista antireligioso, ci dicono tutta la differenza di spessore tra un pensatore che riflette sulla realtà, di ieri, e un “matematico impertinente”, che fa di professione il conta-storie, di oggi.

La scienza, è bello ripeterlo, nasce dall’amore: è stupor mundi, come avrebbe detto Platone, contemplazione attraverso le creature della bellezza del Creatore, come dirà San Francesco. E’, inoltre, manifestazione evidente dell’antropocentrismo cristiano: solo l’uomo indaga e conosce, ricerca e fruga nei cieli e nelle viscere della terra. Il mondo è stato creato per lui, perché se ne serva, lo utilizzi, lo studi, come si fa con un dono: cioè con rispetto, gratitudine, pudore. Ma questo amore, continua Russell, ha lasciato col tempo il posto alla brama di potere: la scienza, attraverso la tecnica, può divenire magia, manipolazione, predominio arrogante.

Tra i fabbricanti di homunculi del Cinquecento e gli stregoni che lavorano intorno agli embrioni umani, di questi anni, non vi è nessuna differenza, eccetto qualche conoscenza e qualche utensile in più. Lo spirito è lo stesso. Parola di uno scienziato agnostico, che analizza anche quello che potrebbe succedere se la scienza volesse insediarsi nel campo della riproduzione. Dalla medicina che salva i bambini si passerebbe a quella che li elimina e li produce.

Sotto un "governo mondiale scientifico", profetizza Russell, l'atto d'amore sarà disgiunto da quello procreativo, e "si considererà l'ingravidamento artificiale più sicuro e meno imbarazzante, poiché non richiederà il contatto tra il padre e la madre del futuro bambino". Di conseguenza "il sentimento della paternità" sparirà "completamente": "un uomo e una donna che mostrassero una devozione ardente l'uno per l'altro sarebbero considerati dai moralisti alla stregua di quelli che oggi non sono sposati".

Ancora: "La Chiesa sanzionava certe specie d'amore e condannava delle altre, mentre l'ascetico moderno è più completo, condanna ogni specie d'amore alla stessa stregua, come semplice pazzia e perdita di tempo". "L'amore tra gli sterilizzati -infine- non avrà restrizioni di legge o di pubblica opinione, ma sarà casuale e temporaneo, e non comprenderà nessuno dei sentimenti più profondi e nessun affetto serio".

 
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