David & Victoria, coppia da business
David Beckham chi? Ah sì, Beckham, il testimonial della Gillette. Ma certo, il marito di Victoria Adams. Il calciatore? È vero, in estate è apparso nella Nazionale inglese, nel senso che qualcuno è sicuro d’averlo intravisto in campo. Sarà. Ogni tanto gioca, pare, nel Real Madrid. Gioca? Vorrebbe giocare, perché Capitan Mascella, in arte Fabio Capello allenatore delle merengues, lo lascia volentieri in panchina, anzi lo relega in tribuna. David Beckham: a giugno lascia la Spagna e vola con tutta la famigliola – la moglie Victoria e i tre figli: Brooklyn, Romeo e Cruz – a Los Angeles. Dove potrà con maggior agio fare il modello, il testimonial, forse perfino l’attore e, nei week end, giocare a calcio. Non nella squadretta di amici, ma da professionista nel Los Angels Galaxy, dove nei prossimi cinque anni guadagnerà, secondo le diverse stime apparse ieri sui giornali, una cifra compresa tra i 180 e i 250 milioni di euro. Nel Real ne percepiva appena 27 all’anno, quindi è un affare. Siamo tutti contenti per lui, meno per il calcio, che perde definitivamente un potenziale campione. Campione… È difficile dire se alla gloria David Beckham sia approdato più per le magie del piedino destro o la vezzosità del nasino, e le fattezze da modello, icona buona per gli appetiti di lei e pure, in taluni casi, di lui. La natura possiede un senso dell’umorismo non privo di crudeltà. Pensate se avesse regalato il fisico glamour di David Beckham a un nostrano Bruno Conti. O, analogamente, se avesse donato a Victoria Adams la voce di Mina. In California nessuno metterà sotto accusa David e Victoria per le scarse doti di fiato. Una cosa sola conterà: che il prodotto “Beckhams” sia vendibile più e meglio che in Europa. Perché questo e non altro sono i “Beckhams”, per elezione o dannazione: un prodotto, nient’altro che un prodotto. Da vendere e comprare. Una ben rodata macchina per soldi che a Los Angeles potrebbe rinfrescare i suoi fasti ingrigiti. Qui in Europa, infatti, Victoria poteva anche non più cantare (si fa per dire), nessuno le avrebbe rimproverato il silenzio dell’ugola; ma David qualche punizione pennellata, qualche lancio sapiente, qualche discesa sulla fascia gli venivano chiesti, sia pur con parsimonia. E Capello temiamo se ne infischi di quale sia la cola preferita di David, lui pretende di vederlo sudare e perfino spettinarsi in campo. Go to Usa, dunque. Nella California dell’altra coppia-prodotto, Brad Pitt e Angelina Jolie, dell’altro nasino carino Leo Di Caprio, di tanti belli in batteria che servono a far vendere creme e gioielli, automobili e telefonini, bibite e scarpette. Che in tutto ciò ci sia tanta prosa e niente poesia, è assodato. Beckham dal Real Madris al Los Angeles Galaxy: qualcuno avverte un tumulto nel cuore? No. Siamo soltanto incuriositi dalle cifre, dai pacchettoni di dollaroni, dalla nuova villetta da 15 milioni. L’uomo prodotto entrerà in una nuova fase produttiva. E chissà come ci si sente ad essere tutto un brand. La premiata ditta “Beckhams” è davvero un’icona, il simbolo di una società in cui vali per quel che rendi; e il talento vale poco se non hai il nasino giusto per promuovere la bibitona. Chissà se chi è baciato da tanta generosa sorte riesce a rimanere un essere umano, dotato di cuore e autoironia. Noi glielo auguriamo. E da calciopati cronici ci prepariamo rassegnati alle dimenticabili partite del Galaxy, che i gentili sponsor non mancheranno di infliggerci. //
(Da Avvenire, 13 gennaio 2007).
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